expand_lessAPRI WIDGET

Dieta vegetariana e disturbi alimentari: un modo per controllare il peso?

La dieta vegetariana in persone con disturbi alimentari potrebbe essere usata come un modo socialmente accettabile per legittimare l'evitamento del cibo

Di Lorenza Paponetti

Pubblicato il 28 Giu. 2022

Aggiornato il 08 Feb. 2024 14:49

La dieta vegetariana esclude l’uso di alimenti animali mentre la dieta vegana è un’espressione estrema del vegetarianismo, che esclude anche i derivati animali quali ad esempio latte, burro, uova, miele ecc (Appleby & Key, 2016). Queste diete potrebbero essere un modo socialmente accettabile per legittimare l’evitamento di un certo tipo di cibo: esiste dunque un’associazione tra diete vegetariane/vegane e disturbi alimentari?

 

La dieta vegetariana

 Negli ultimi anni, il numero di persone che optano per un’alimentazione vegetariana è sempre più alto; negli Stati Uniti è stato stimato che il 32% degli adolescenti tra gli 8 e i 18 anni dichiara di consumare almeno un pasto vegetariano alla settimana, mentre il 4% di questa fascia di età risulta seguire completamente una dieta vegetariana. Per quanto riguarda gli adulti (>18 anni) negli Stati Uniti, il 3,3% riferisce di essere vegetariano e la metà di loro segue un’alimentazione vegana. Le motivazioni maggiormente riferite in merito alla decisione di seguire diete vegetariane o vegane sono: iniziativa personale, motivi etici e/o fattori sociali (Segovia-Siapco et al., 2019).

Sebbene esista una correlazione tra dieta vegetariana e benefici per la salute, ad esempio per quanto riguarda la diminuzione del rischio di malattie cardiovascolari (Craig & Mangels, 2009; Key et al., 1999), l’eliminazione dei prodotti animali dalla dieta quotidiana potrebbe potenzialmente influenzare la salute, soprattutto quella degli adolescenti il cui sviluppo non è ancora completo. Inoltre esiste un’ampia controversia sugli effetti della dieta vegana sulla salute mentale (Beezhold et al., 2015). Il vegetarianismo è stato sempre più considerato come un modo per controllare il peso, in quanto la dieta si basa su una riduzione dei grassi animali (Bardone-Cone et al., 2012). I disturbi alimentari (anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo alimentare non altrimenti specificato) sono solitamente associati a diete ristrette e sono più comunemente osservati negli adolescenti e nei giovani adulti.

Nei casi di disturbi alimentari, il disturbo stesso porta all’esclusione o alla restrizione di prodotti specifici. Secondo la letteratura disponibile, il 45-54% degli adolescenti e dei giovani adulti affetti da anoressia nervosa segue una qualche forma di dieta vegetariana, soprattutto le donne. Inoltre, in alcuni casi (circa il 6%), i pazienti hanno riferito di essere stati vegetariani diversi anni prima dell’insorgenza del disturbo alimentare (Bardone-Cone et al., 2012).

Alcuni autori hanno suggerito che, quando i soggetti con un disturbo alimentare (sospetto o diagnosticato) seguono una dieta vegetariana, gli operatori sanitari che li seguono dovrebbero preoccuparsi del fatto che questo comportamento possa essere usato come un modo socialmente accettabile per legittimare l’evitamento del cibo e di certi tipi in particolare (Gilbody et al., 1999).

Controversie nella relazione tra dieta vegetariana e disturbi alimentari

I risultati in letteratura sono controversi: una review di Sergentanis e colleghi (2020) ha analizzato l’associazione tra diversi tipi di dieta vegetariana e disturbi alimentari in adolescenti e giovani adulti.

I risultati di alcuni studi inclusi nella review hanno sottolineato la presenza di correlazioni tra il vegetarianismo e i disturbi alimentari, in particolare con l’anoressia nervosa. Soprattutto per gli adolescenti, il vegetarianismo e i comportamenti malsani ed estremi per il controllo del peso sembrano essere molto interconnessi. Le donne, inoltre, sembrano essere più inclini a tali comportamenti. Tuttavia, nella review sono presenti anche studi che non riportano alcuna correlazione tra disturbi alimentari e vegetarianismo.

La prevalenza delle ragioni alla base delle scelte vegetariane varia da uno studio all’altro. In media, la salute/nutrizione (37,5%) è la ragione più comune del vegetarianismo, seguita dal controllo del peso (18,8%) e dall’etica animale (14,6%).

 Per quanto riguarda le potenziali associazioni causali, molte persone con disturbi alimentari e una storia di vegetarianismo riferiscono che l’adozione di una dieta vegetariana ha seguito il loro disturbo. Sembra quindi che, in un paziente con disturbo alimentare e vegetarianismo, vi sia un’alta probabilità che il vegetarianismo possa rappresentare una modalità di restrizione delle abitudini alimentari, come parte della patologia. Non si può comunque escludere il perpetuarsi della patologia in un circolo vizioso in cui la restrizione genera restrizione. In ogni caso, è necessario che futuri studi prospettici facciano luce sull’aspetto della temporalità, corollario per la definizione di eventuali associazioni eziologiche.

Gli individui affetti da disturbi alimentari possono diventare vegetariani come mezzo per controllare il peso, come strategia di evitamento del cibo, ma anche per motivi non legati al peso. In particolare, visto lo stigma dei disturbi alimentari, nella pratica clinica può essere difficile identificare il motivo per cui si segue il vegetarianismo. Per un paziente con un disturbo alimentare, dichiarare di essere vegetariano per motivi legati ai diritti degli animali sembrerebbe socialmente più accettabile e meno scomodo che rivelare esplicitamente la volontà di perdita di peso come motivazione. In questo caso, la distorsione dell’accettabilità sociale indicherebbe che un paziente con disturbo alimentare darebbe apparentemente la priorità ai diritti/etici degli animali, mentre in realtà il comportamento potrebbe essere guidato dal desiderio di dimagrire.

Considerazioni conclusive

In conclusione, questa review evidenzia una potenziale associazione tra vegetarianismo e disturbi alimentari. Alla luce di questa associazione, emerge l’importanza di analizzare e valutare i comportamenti alimentari generali, per valutare la presenza di atteggiamenti estremi di controllo del peso e la cronicizzazione dei disturbi alimentari stessi. Il dibattito sulle diete vegetariane e sugli eventuali effetti sulla salute mentale rimane aperto, mentre la ricerca futura dovrebbe concentrarsi su studi prospettici per far luce sui modelli temporali della relazione tra vegetarianismo e disturbi alimentari.

 

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Appleby, P. N., & Key, T. J. (2016). The long-term health of vegetarians and vegans. Proceedings of the Nutrition Society, 75(3), 287-293.
  • Bardone-Cone, A. M., Fitzsimmons-Craft, E. E., Harney, M. B., Maldonado, C. R., Lawson, M. A., Smith, R., & Robinson, D. P. (2012). The inter-relationships between vegetarianism and eating disorders among females. Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics, 112(8), 1247-1252.
  • Beezhold, B., Radnitz, C., Rinne, A., & DiMatteo, J. (2015). Vegans report less stress and anxiety than omnivores. Nutritional neuroscience, 18(7), 289-296.
  • Craig, W. J., & Mangels, A. R. (2009). Position of the American Dietetic Association: vegetarian diets. Journal of the American dietetic association, 109(7), 1266.
  • Gilbody, S. M., Kirk, S. F., & Hill, A. J. (1999). Vegetarianism in young women: another means of weight control?. International Journal of Eating Disorders, 26(1), 87-90.
  • Key, T. J., Fraser, G. E., Thorogood, M., Appleby, P. N., Beral, V., Reeves, G., ... & McPherson, K. (1999). Mortality in vegetarians and nonvegetarians: detailed findings from a collaborative analysis of 5 prospective studies. The American journal of clinical nutrition, 70(3), 516s-524s.
  • Segovia-Siapco, G., Burkholder-Cooley, N., Haddad Tabrizi, S., & Sabaté, J. (2019). Beyond meat: a comparison of the dietary intakes of vegetarian and non-vegetarian adolescents. Frontiers in nutrition, 86.
  • Sergentanis, T. N., Chelmi, M. E., Liampas, A., Yfanti, C. M., Panagouli, E., Vlachopapadopoulou, E., ... & Tsitsika, A. (2020). Vegetarian Diets and Eating Disorders in Adolescents and Young Adults: A Systematic Review. Children, 8(1), 12.
  • Zuromski, K. L., Witte, T. K., Smith, A. R., Goodwin, N., Bodell, L. P., Bartlett, M., & Siegfried, N. (2015). Increased prevalence of vegetarianism among women with eating pathology. Eating Behaviors, 19, 24-27.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Disturbi dell'alimentazione: meccanismi di mantenimento specifici e esterni
I meccanismi di mantenimento dei disturbi dell’alimentazione

Il nucleo psicopatologico centrale dei disturbi dell’alimentazione sembra essere uno schema di valutazione di sé disfunzionale legato al peso e al corpo

ARTICOLI CORRELATI
Stare a tavola con la propria famiglia: quali sono i possibili benefici?

Le cene e i pranzi in famiglia possono essere un terreno scomodo per molti individui, ma vi possono essere anche degli effetti benefici?

Vorrei, ma non posso. Come resistere alla tentazione degli alimenti poco salutari

L'ACT e il mindful eating possono essere utili per gestire le voglie alimentari verso cibi poco salutari e favorire un rapporto più sano con il cibo

cancel