expand_lessAPRI WIDGET

“Se tu sei grassa allora io sono enorme”: esplorazione del fat talk

Il fat talk è un fenomeno socialmente normativo che incide sui disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e sull’insoddisfazione corporea

Di Sarah Ghezzi

Pubblicato il 10 Giu. 2022

Aggiornato il 08 Feb. 2024 14:49

Il fat talk si riferisce alle normali conversazioni in cui molte donne e ragazze adolescenti si impegnano, caratterizzate da discorsi negativi su cibo, peso o corpo.

 

 Negli ultimi anni le ricerche si sono sempre più interessate al tema della consapevolezza del corpo, con i disturbi ad esso correlati (Feusner, Deshpande e Strober, 2017). Una percezione alterata del proprio corpo è un sintomo frequente nei pazienti con disturbi alimentari, infatti questo sintomo è spesso osservato e descritto nell’anoressia nervosa (AN) e nella bulimia nervosa (BN), ma recentemente anche nel disturbo da alimentazione incontrollata – binge eating disorder (BED) (Feusner, Deshpande e Strober, 2017). Sebbene l’insoddisfazione corporea sia oggetto di ricerche approfondite da decenni, i ricercatori hanno iniziato solo di recente a indagare su un fenomeno noto come fat talk, letteralmente “parlare di grasso”, che sembra contribuire a mantenere o aumentare il malcontento provato verso il proprio corpo (Nichter e Vuckovic, 1994).

Cos’è il fat talk

Il fat talking è un fenomeno sociale, per definizione uno scambio diadico o di gruppo (cioè non semplicemente un dialogo interiore privato e negativo) e si può ragionevolmente presumere che sia legato alla cultura (ovvero si verifica maggiormente nelle culture che idealizzano i corpi sottili). Generalmente, è limitato a un particolare gruppo demografico, ovvero la popolazione femminile. Il fat talk si riferisce ora in modo più ampio alle normali conversazioni in cui molte donne e ragazze adolescenti si impegnano, caratterizzate da discorsi negativi su cibo, peso o corpo. Sia donne che uomini vedono questo tipo di conversazione come un dialogo normativo nel mondo femminile e si aspettano, persino, che la risposta di una donna che si ritrova in una conversazione legata al peso sarà una di tipo auto-denigrante (Feusner, Deshpande e Strober, 2017). Queste “chiacchiere” però, sebbene normative, non sono innocue. Infatti il fat talking è positivamente correlato a punteggi elevati di patologia alimentare (Clarke, Murnen e Smolak, 2010) e la frequenza del fat talk ha differenziato un campione di studentesse universitarie in due gruppi distinti: soggetti con disturbi alimentari e soggetti senza (Ousley, Cordero e White, 2008). Non sorprende, quindi, che le donne che mostrano più angoscia per i loro corpi si impegnino più frequentemente in questa pratica (Ousley, Cordero e White, 2008). Il fat talk è quindi una forma di auto-degradazione in quanto colei/colui che la pratica in genere critica il proprio peso corporeo, l’alimentazione o la forma fisica. Esempi comuni di fat talk includono affermazioni come “sono così grassa” o “le mie cosce sembrano enormi con questi jeans” (Nichter, 2000). Gli argomenti comunemente associati ai discorsi sul grasso includono l’auto-confronto con le abitudini alimentari e esercizi ideali, le paure di diventare sovrappeso, il confronto tra le proprie abitudini alimentari e di esercizio con quelle degli altri, la valutazione dell’apparenza degli altri, i sostituti dei pasti e le strategie di costruzione muscolare (Ousley, Cordero e White, 2008).

Il lavoro originale di Nichter e Vuvkovic (1994) sul fat talking era principalmente etnografico e si concentrava sulle ragazze delle scuole medie e superiori. Successivamente Nichter (2000) ha ipotizzato che il fat talking possa essere visto come una richiesta di affermazione e di rassicurazione sul fatto di non essere grassi, come una richiesta di sostegno sociale da parte dei coetanei. I fat talks possono essere visti come una manifestazione comportamentale della vergogna del proprio corpo e dell’ansia per il modo in cui il proprio corpo non è all’altezza dell’ideale della società. Si sostiene dunque che commenti autocritici sul proprio corpo o peso possono effettivamente servire a placare la colpa o la vergogna, come se non avere un corpo perfetto possa essere qualcosa da riconoscere in modo che le altre persone siano meno dure nelle loro potenziali critiche (Ousley, Cordero e White, 2008).

Fat talk e confronto sociale

Alcuni ricercatori, come per esempio Corning e Gondoli (2012), indicano come fattore centrale del fat talking il confronto sociale. Il confronto sociale è il processo di utilizzo delle informazioni sugli altri per trarre conclusioni sul sé (Festinger, 1954). Nonostante sia comunque un processo che più o meno tutti attuano (perlopiù inconsciamente), alcune persone sono molto più inclini a operarlo (Corning e Gondoli, 2012). Le persone che si confrontano molto con gli altri in genere sono più insicure di se stesse e quindi hanno una bassa autostima e più ansia sociale, nevroticismo e sensibilità ai comportamenti delle altre persone (Corning e Gondoli, 2012). Inoltre, soggetti con sintomi di disturbo alimentare hanno una maggiore tendenza a utilizzare il confronto sociale rispetto ai loro coetanei (Corning e Gondoli, 2012). Il confronto sociale in questo senso viene indicato come parte integrante del processo di fat talking, in quanto esso è intrinsecamente un’affermazione sulla propria forma corporea percepita rispetto ad altri reali o immaginari. In effetti, nella maggior parte dei casi, quando i soggetti si impegnano in fat talk, lo fanno letteralmente scambiandosi dichiarazioni comparative. Uno scambio tipico di fat talking veicolato dal confronto sociale potrebbe essere il seguente: Soggetto 1: “Le mie braccia sono così grasse e flaccide: non importa quello che faccio, sono così imbarazzanti.” Soggetto 2: “Almeno puoi indossare un normale costume da bagno in piscina. Devo indossare pantaloncini lunghi per coprire le mie cosce enormi”. In una conversazione di questo tipo si possono dedurre altri sottotemi di comparazione sociale, dove il primo soggetto, attraverso le sue parole, fa intendere che le sue braccia siano “peggiori” di quelle degli altri, mentre il secondo sposta il focus su un’altra parte del corpo sottolineandone l’inadeguatezza.

 I ricercatori che si occupano dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione stanno recentemente ponendo grande attenzione alle conseguenze generate dal fat talk sulla soddisfazione del corpo. Tale preoccupazione è giustificata perché l’insoddisfazione del corpo è stata dimostrata predittiva di patologie di carattere nutrizionale e alimentare (Stice e Shaw, 2002). Gli studi di correlazione, fino ad oggi effettuati, sull’associazione tra fat talking e immagine corporea problematica hanno mostrato relazioni significative e positive tra queste variabili. In particolare è stato dimostrato che il fat talk è correlato a una maggiore vergogna e preoccupazione per il proprio corpo e a una peggiore stima del proprio aspetto fisico (Clarke et al., 2010). La maggior parte della ricerca esistente sul fat talk si è concentrata sull’analisi di questo fenomeno in gruppi di pari; tuttavia, questa linea di ricerca è stata recentemente ampliata per includere anche i contesti familiari, coerentemente con gli studi a sostegno dell’importanza della famiglia nella prima infanzia nell’influenzare l’immagine corporea successiva (Rodgers, 2012). In uno studio qualitativo che ha coinvolto 27 individui (26 donne e un uomo) negli Stati Uniti, di età compresa tra 17 e 64 anni, prevalentemente caucasici, si è scoperto che il fat talk, in particolare tra i membri della famiglia, è un potenziale fattore di rischio per un’alimentazione disordinata (Rodgers, 2012). I discorsi su corpo, alimentazione ed esercizio fisico nell’ambiente familiare erano correlati all’insorgenza di disturbi alimentari. Alcuni partecipanti hanno indicato che sentivano di essere diventati più critici nei confronti del proprio corpo a causa del fat talk di altri membri della famiglia. Non è raro che i genitori si impegnino in fat talking quando sono con i loro figli; ascoltando i genitori che sottolineano l’importanza dell’apparenza e di avere un tipo di corpo magro, i figli possono sviluppare insoddisfazione corporea e alimentazione disordinata (Rodgers, 2012).

Come intervenire sul fat talk

Sebbene il fat talk sia stato identificato come un fattore importante nello sviluppo dei disturbi alimentari, pochissimi interventi hanno cercato di trattare specificamente il fenomeno. Un programma che include un focus sulla riduzione della frequenza del fat talk è il Body Project (Becker e Stice, 2017). Il Body Project è un intervento di gruppo, targato per ragazze delle scuole superiori e donne in età universitaria, che fornisce una opportunità di confronto e psicoeducazione su temi quali ideali di bellezza irrealistici, corpo e alimentazione. Lo scopo principale delle attività proposte dal programma è sviluppare un’immagine corporea sana e rinforzare l’autostima. Il Body Project è uno dei programmi più ampiamente studiati, supportati e progettati per affrontare le norme socio-culturali disadattive (come appunto il fat talking) e l’insoddisfazione corporea (Becker e Stice, 2017). Il Body Project comprende molteplici attività che mettono in discussione il fat talk e identificano le conseguenze negative del coinvolgimento in questa pratica creando dissonanza, aiutando i partecipanti a ridurre la frequenza con cui si impegnano in fat talk. Un’attività di esempio inclusa nel Body Project sono i giochi di ruolo in cui i partecipanti si esercitano su come potrebbero mettere in discussione o rispondere alle affermazioni di fat talk di altre persone. La ricerca futura potrebbe includere un’analisi delle componenti e variabili per identificare le attività specifiche nel Body Project, che guidano la riduzione della frequenza del fat talk. Queste attività specifiche potrebbero quindi essere utilizzate come un breve intervento per ridurne la frequenza tra individui e gruppi.

Conclusione

L’insoddisfazione corporea sta emergendo come una preoccupazione centrale per la salute pubblica a causa del suo ruolo nello sviluppo dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Stice, 2002), così come la sua associazione con una serie di altri esiti negativi, tra cui umore basso, bassa autostima, eccesso/diminuzione di esercizio fisico, obesità e pratiche malsane di controllo del peso. Una comprensione dei percorsi eziologici che guidano l’insoddisfazione del corpo è essenziale per lo sviluppo di interventi preventivi teoricamente ed empiricamente supportati. L’insoddisfazione corporea è tipicamente concettualizzata come derivante da pressioni socioculturali che promuovono la magrezza da una serie di fonti, come mass media, membri della famiglia e coetanei (Stice e Shaw, 2002). Elemento di questa pressione socioculturale, che ha ricevuto un’attenzione crescente, il fat talk è un fenomeno trasversale per tutte le culture, i generi e le fasce di età, nonostante sia più comune osservarlo nelle ragazze caucasiche adolescenti e giovani adulte. Sebbene sia socialmente accettato, il fat talk non è privo di rischi e conseguenze per la salute psicofisica sia di chi lo mette in atto sia di chi partecipa anche soltanto attraverso l’ascolto. Infatti il fat talk è associato fortemente all’insoddisfazione corporea con conseguenze psicologiche numerose, come sintomi o patologie della nutrizione e dell’alimentazione, diminuzione dell’autostima e aumento dell’ansia sociale (Stice, 2002). Sebbene la maggior parte della ricerca esistente sul fat talk si sia concentrata sull’analisi di questo fenomeno in gruppi di pari, questa linea di ricerca è stata recentemente ampliata per includere anche i contesti familiari. Numerose ricerche hanno infatti identificato il contesto familiare, in cui i discorsi negativi sono incentrati sul corpo, sulla dieta e sull’attività fisica, come un fattore importante nel rischio di sviluppo di disturbi dell’immagine corporea e di un’alimentazione disordinata tra bambini, adolescenti e giovani adulti (Rodgers, 2012). Questi discorsi nell’ambiente familiare, dunque, possono essere particolarmente dannosi e meritano un’attenzione speciale. A causa della natura diffusa di questo stile di conversazione all’interno dell’ambiente familiare e dell’importante ruolo dei caregiver nell’impatto sull’immagine corporea e sui comportamenti alimentari (Rodgers, 2012), affrontare questo tema potrebbe aiutare nel portare consapevolezza nel riconoscimento di questa espressione disadattativa di immagine corporea, al fine di stimolare la prevenzione anche all’interno di questo specifico contesto. Scoprire le cause profonde del fat talk, comprendere perché è diventato così pervasivo e socialmente accettabile e indagare su cosa si possa fare per contrastare questa norma sociale malsana è importante dal punto di vista scientifico, etico e clinico. Se vista alla luce della sua associazione con noti fattori di rischio per lo sviluppo di disturbi alimentari, la natura normativa e reciproca del fat talk è particolarmente allarmante. In quanto tale, è importante ricercare il motivo per cui le persone si impegnano in tali discorsi e cosa si può fare per diminuirli.

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Barwick, A., Bazzini, D., Martz, D., Rocheleau, C., & Curtin, L. (2012). Testing the norm to fat talk for women of varying size: What's weight got to do with it?. Body Image, 9(1), 176-179.
  • Becker, C. B., & Stice, E. (2017). From efficacy to effectiveness to broad implementation: Evolution of the Body Project. Journal of consulting and clinical psychology, 85(8), 767.
  • Clarke, P. M., Murnen, S. K., & Smolak, L. (2010). Development and psychometric evaluation of a quantitative measure of “fat talk”. Body image, 7(1), 1-7.
  • Corning, A. F., & Gondoli, D. M. (2012). Who is most likely to fat talk? A social comparison perspective. Body Image, 9(4), 528-531.
  • Festinger, L. (1954). A theory of social comparison processes. Human relations, 7(2), 117-140.
  • Feusner, J., Deshpande, R., & Strober, M. (2017). A translational neuroscience approach to body image disturbance and its remediation in anorexia nervosa. International Journal of Eating Disorders, 50(9), 1014-1017.
  • Nichter, M. (2000). Fat talk. Cambridge: Harvard University Press
  • Nichter, M., & Vuckovic, N. (1994). Fat talk. Many mirrors: Body image and social relations, 109, 132.
  • Ousley, L., Cordero, E. D., & White, S. (2008). Eating disorders and body image of undergraduate men. Journal of American College Health, 56(6), 617-622.
  • Rodgers, R. (2012). Body image: Familial influences. In Encyclopedia of body image and human appearance (pp. 219-225). Academic Press.
  • Stice, E., & Shaw, H. E. (2002). Role of body dissatisfaction in the onset and maintenance of eating pathology: A synthesis of research findings. Journal of psychosomatic research, 53(5), 985-993.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Diet Talk e Body Talk come fattori di rischio per i Disturbi dell’Alimentazione
“Parla come mangi” non di come mangi. Effetti di diet talk e body talk

I termini Diet Talk e Body Talk indicano la tendenza a fare riferimento, in modo frequente nelle conversazioni, alla dieta, al peso e alla forma del corpo

ARTICOLI CORRELATI
Disturbo Evitante Restrittivo dell’Assunzione di Cibo (ARFID) e Disturbi dell’Immagine Corporea: quali connessioni?

Vi è una comorbidità o shift tra ARFID e disturbi dell’alimentazione con eccessiva valutazione di peso, forma del corpo e alimentazione?

Fondi ai Disturbi alimentari: sì o no? Il mancato rinnovo del fondo, le proteste di chi soffre e la risposta del Ministero della Salute

I disturbi alimentari sono tra i disturbi mentali con il più alto tasso di mortalità. Quali misure sono state adottate dal governo?

cancel