Gli anni dell’università, spesso ricondotti al passaggio dall’adolescenza alla giovane età adulta, comportano un elevato rischio per lo sviluppo di disturbi alimentari e uso di sostanze stupefacenti (Sawyer et al., 2018).
Studi sperimentali infatti dimostrato che i disturbi alimentari insorgono generalmente prima dei 25 anni (ad es., Silén et al., 2020) e, allo stesso modo, il consumo di sostanze, fatta eccezione per la marijuana, si sviluppa generalmente dopo l’inizio dell’università e può continuare fino all’età adulta (Arria et al., 2017). Entrambe le condizioni comportano gravi conseguenze per i giovani: i disturbi alimentari, ad esempio, sono spesso associati a complicazioni di salute fisica (Demmler et al., 2020), a comorbilità psichiatriche (Udo e Grilo, 2019) e a una diminuzione del rendimento scolastico (Eisenberg et al., 2009). Il consumo di droghe è associato a lesioni e overdose non intenzionali, autolesionismo e suicidio, malattie infettive, disturbi cognitivi e diminuzione dei risultati accademici e lavorativi (Hall et al., 2016). In forma grave, entrambi possono portare alla morte (Centers for Disease Control and Prevention, 2018).
Tra gli studenti universitari, le stime di prevalenza dei sintomi di disturbi alimentari sono comprese tra il 9 e il 29% per le donne, tra il 3 e il 16% per gli uomini (Ganson et al., 2020) e circa il 14% per gli studenti transgender (Lipson e Sonneville, 2017). Analogamente, circa il 30% degli adulti in età universitaria (19-28 anni) riferisce di fare uso di sostanze stupefacenti (Schulenberg et al., 2019). Spesso i disturbi alimentari e i disturbi da uso di sostanze si presentano in comorbilità, complicando il trattamento e, spesso, portando a scarsi risultati (Udo e Grilo, 2019).
È stato ipotizzato che l’associazione tra i due risieda in aspetti biologici, psicologici e sociali, tra cui la storia familiare, le caratteristiche di personalità, le difficoltà di regolazione delle emozioni (Gregorowski et al., 2013).
L’associazione tra disturbi alimentari e uso di sostanze tra gli studenti universitari
Uno studio di Ganson e colleghi (2021) è tra i pochi ad aver esplorato le associazioni presenti tra i disturbi alimentari (misurati sia attraverso strumenti di screening che attraverso diagnosi auto-riferite) e il consumo specifico di droghe in un campione ampio e diversificato di studenti universitari.
Complessivamente, i risultati hanno mostrato che i partecipanti con disturbi alimentari avevano maggiori probabilità di fare uso di droghe. In particolare, tra le sostanze più utilizzate era presente la marijuana. L’uso della marijuana non desta particolare stupore data la facile reperibilità e l’uso ormai comune di questa sostanza. Infatti, nonostante essa sia classificata come sostanza illegale, l’uso di marijuana a fini ricreativi e medici è legale in molti Paesi negli Stati Uniti. Dal 2014 al 2019 il consumo di marijuana è aumentato costantemente tra i giovani adulti, con oltre un quarto (26,7%) che ne ha riferito l’uso nel 2019 (Schulenberg et al., 2019). Tuttavia, l’utilizzo di marijuana da parte di persone con disturbi alimentari incuriosisce visti i comuni effetti collaterali dell’aumento dell’appetito. Saranno necessarie ulteriori ricerche per esplorare la relazione tra sintomi di disturbi alimentari (ad esempio, abbuffate) e uso di marijuana.
È stata inoltre riscontrata una forte associazione tra disturbi alimentari e uso di oppioidi, di benzodiazepine ed ecstasy: le probabilità di farne uso tra persone con disturbi alimentari è oltre due volte maggiore rispetto a persone senza disturbi alimentari.
Anche la cocaina e le metanfetamine si sono rivelate particolarmente utilizzate in questo campione; in particolare, coloro che sono risultati positivi allo screening per i disturbi alimentari avevano una probabilità quasi quattro volte maggiore di consumare tali sostanze. Alla base dell’utilizzo di queste sostanze potrebbe esserci la ben dimostrata e tipicamente precipitosa perdita di peso associata all’uso di queste due sostanze dati i loro effetti collaterali di soppressione dell’appetito (Bruening et al., 2018). Visti gli esiti di perdita di peso associati all’uso di specifiche droghe (ad esempio, stimolanti, cocaina, metanfetamine), la ricerca futura dovrebbe indagare l’uso di sostanze stupefacenti tra i soggetti con disturbi alimentari nelle diverse categorie di BMI (Body Mass Index [Indice di massa corporea]).
L’impulsività come punto in comune tra i disturbi alimentari e l’uso di sostanze
L’associazione tra disturbi alimentari e consumo di sostanze stupefacenti può essere spiegata a livello teorico e biologico. Ad esempio, è stato proposto che gli individui che soffrono di disturbi alimentari, in particolare di bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata, e quelli che fanno uso di sostanze condividono il tratto comune dell’impulsività (Dawe e Loxton, 2004). Allo stesso modo, le difficoltà di regolazione delle emozioni sono comuni tra le persone che soffrono di disturbi alimentari e fanno uso di sostanze, questi comportamenti possono essere utilizzati come meccanismi di coping (Aldao et al., 2010).
Esistono anche fattori di rischio genetici che sono associati sia ai disturbi alimentari sia all’uso di sostanze (Munn-Chernoff et al., 2020). Pertanto, è probabile che esistano fattori multipli che collegano i disturbi alimentari e il consumo di sostanze stupefacenti. Tuttavia, ciò che potrebbe essere meno chiaro è la direzione di questa relazione. Ad esempio, è possibile che i comportamenti alimentari disfunzionali insorgano per primi e portino solo in seguito all’uso di droghe. In questo caso, l’uso di droghe può essere un mezzo per regolare ulteriormente le emozioni o per sostenere i comportamenti disfunzionali nell’alimentazione (per esempio, sopprimere l’appetito). Allo stesso modo, è possibile che l’uso di droghe avvenga prima e che il ricorso ad alcuni comportamenti (per esempio, abbuffate e purghe) avvenga successivamente a causa della mancanza di controllo dell’impulsività.
Saranno necessarie ricerche longitudinali per comprendere meglio la natura della relazione esistente tra disturbi alimentari e uso di sostanze. È importante che nella pratica clinica i professionisti effettuino valutazioni approfondite per i giovani che si presentano in strutture sanitarie per comportamenti alimentari disfunzionali o per uso di droghe, per garantire l’identificazione e il trattamento adeguati del problema. Inoltre, la prevenzione nei confronti dei disturbi alimentari dovrebbe essere accompagnata da contenuti relativi all’uso di sostanze, poiché se si cerca di prevenire uno solo di questi problemi si rischia di non affrontare la natura co-occorrente di questi comportamenti potenzialmente ad alto rischio.