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Dipendenze affettive, idoli e modelli di riferimento(2022)- Recensione

'Dipendenze affettive, idoli e modelli di riferimento' nasce dalla volontà di comprendere alcune dinamiche dell’amare e della dipendenza affettiva

Di Massimo Zedda

Pubblicato il 09 Mag. 2022

Aggiornato il 10 Mag. 2022 09:49

Dipendenze affettive, idoli e modelli di riferimento è composto da quattro capitoli: nel primo viene trattato il concetto di dipendenza affettiva, nel secondo quello di idolo, nel terzo le aspettative all’interno del rapporto con l’idolo, nell’ultimo la sindrome di Peter Pan e la paura di crescere.

 

Sono millenni che l’uomo si interroga su cosa sia l’amore. La tematica è complicata da analizzare e definire in tutte le sue sfaccettature relazionali ed emotive che investono le persone.

Ho percorso la lettura del libro in compagnia di diversi interrogativi; alcuni di essi sono soggettivi e spontanei, altri sono comparsi con la lettura, altri ancora sono proposti dall’autrice. Né è un esempio la questione se esista una ricetta univoca che, ponendo i giusti ingredienti insieme all’arte della lavorazione, sforni il giusto modo di amare. L’autrice interviene chiarendo che non esiste. Anzi, è un errore tipico pensarlo: non esiste una modalità unica di amare.

Semplificando, il modo in cui desideriamo essere amati non corrisponde a quello nel quale anche il nostro partner vorrebbe essere amato. Ecco che l’argomentazione su cosa sia l’amore si complica, arricchendosi.

Come anticipato, il libro nasce dalla volontà di comprendere alcune dinamiche dell’amare e, nello specifico della dipendenza affettiva. Si giunge ad attribuire, attraverso il gioco delle aspettative, la caratteristica di essere per se stessi l’unica possibilità per poter raggiungere la felicità, di essere felici.

Infatti, nella conclusione si legge che l’impegno era di cercare:

[…] una risposta al perché sentiamo il bisogno di riversare il nostro interesse e le nostre attenzioni su di un’altra persona, perché ci aspettiamo di trovare in lei tutto quello di cui sentiamo la necessità, perché finiamo per dipendere da lei e considerarla la nostra unica possibilità per essere felici.

Libro letto con vero piacere.

Oltre alla chiarezza d’esposizione e la qualità dei contributi presenti, sicuramente la piacevolezza della lettura è correlata al mio interesse verso la tematica della dipendenza affettiva; argomento verso il quale da anni ho sviluppato un interesse sempre maggiore che mi ha portato, e mi conduce attualmente, allo studio approfondito del fenomeno stesso.

L’autrice ha scritto Dipendenze affettive, idoli e modelli di riferimento con attenzione accurata al lettore. Esso si troverà immerso nella narrazione. La scrittura fluida e arricchita da argomentazioni fruibili su tematiche importanti lo condurrà verso la scoperta del fenomeno contestualmente alle risposte presentate.

Il testo è composto da quattro capitoli. Nel primo viene trattato il concetto di dipendenza affettiva, nel secondo quello di idolo; il terzo e il quarto sviluppano la riflessione nei confronti delle aspettative all’interno del rapporto con l’idolo, per terminare nell’ultimo capitolo col tema relativo alla sindrome di Peter Pan e alla paura di crescere di alcune persone.

Troviamo un concetto che potrebbe apparire lontano, inizialmente difficile da capire. Velato di stranezza o impossibilità esistenziale, esso mette il lettore di fronte al concetto che per amare veramente è necessario vivere la condizione di autonomia, è fondamentale riuscire a stare da soli.

Successivamente, l’autrice ci guida verso una nuova riflessione. Il costrutto di dipendenza affettiva non è sempre definibile come espressione di patologia. Difatti, esistono diverse tipologie di dipendenza, alcune sane e, ahimè, altre patologiche.

Nello specifico, la dipendenza è sana quando la relazione arricchisce gli individui; sono le amicizie, gli affetti familiari, i rapporti sociali dove le attenzioni e i bisogni sono vicendevolmente riconosciuti e ripagati.

Diversamente, si può definire patologica la dipendenza quando un individuo si lega ad una persona che riveste la qualità di unico centro di interesse. Siamo nella situazione in cui viene a mancare la reciprocità della relazione sana, quando essa è incapace di dare in cambio qualcosa ma si nutre, assorbe l’energia dell’altra persona. È l’unica ragione di vita, ma ci annulla.

Come sottolinea l’autrice:

Il desiderio di amare qualcuno si traduce, come tutti i desideri umani, nel raggiungimento di uno stato di gioia, di soddisfazione, di crescita, il vero amore non può andare contro i nostri interessi e la nostra felicità, non può implicare che una persona si annulli nell’altra, non può causare dipendenza e rinuncia della propria individualità.

Quali sono le caratteristiche della dipendenza affettiva?

Esse vengono riassunte in sei punti: ricerca di equilibrio, perdita di sé, l’altro è perfetto, passione ed egoismo, delusione e transitorietà.

Per spiegare cosa si intende per idolo possiamo immaginare alcune situazioni dell’esperienza quotidiana che molti hanno vissuto. Chi siamo e chi vorremmo essere, la percezione di invidia e ammirazione verso una persona a cui vorremmo assomigliare o vedere qualcuno con occhi sognanti e idealizzarlo come un semidio. Questi sono esempi resi noti dal pensiero dell’autrice per rendere concreta la sensazione di possedere un idolo e, nello stesso tempo, sapere cosa significhi averlo.

Interessante il confronto con la sacralità: l’idolo ci offre un Dio non impossibile da raggiungere.

Esistono così idoli buoni e idoli cattivi. Quali sono le caratteristiche che li contraddistinguono? I primi si allineano alla crescita individuale dell’individuo, aiutano nella costruzione di un sé indipendente. Gli idoli cattivi, al contrario, “[…] sono quelli che ci isolano dalla realtà, sono un rifugio dove si decide di nascondersi, sono quelli che creano un effetto di dipendenza senza renderci veramente autosufficienti.

Per spiegare i rapporti esistenti tra noi e i nostri idoli, l’autrice prende in esame i concetti di imitazione e di identificazione.

In ulteriore analisi, l’idolo assume il ruolo di essere funzionale a qualcos’altro, diventa amato per la rappresentazione che l’individuo si crea di esso invece che per quello che realmente è.

I concetti di essere innamorati e amare assumono lo stesso significato?

No, non sono sinonimi. Tumultuosità dei sentimenti e forte passionalità rientrano nel quadro dell’innamoramento. Può condurre all’amore, può altresì esaurirsi prima di giungere alla meta pensata e vissuta inizialmente.

Proseguendo la lettura del libro, scopriamo che per Annalisa Balestrieri “chi ama sa di amare e chi è amato sa di essere amato”; la priorità principe è la felicità del partner. Situazione in cui non è presente la ricerca del possesso, bensì condizione in cui regna la fiducia e la libertà della realizzazione della persona amata.

A volte l’amore termina, finisce.

Scompaiono le affinità viste nell’incontro iniziale col partner, l’investimento emotivo e relazionale diventa meno, non corrisponde più alle nostre necessità. La persona diventa sempre più una estranea e vengono a mancare i dialoghi.

Di attualità nel contesto in cui viviamo è l’argomento trattato nell’ultimo capitolo: Peter Pan.

La capacità di sognare non è sempre valutata come manifestazione negativa, come espressione della volontà di fuggire dalla realtà, ma al contrario può indicare una prospettiva per arricchire la nostra vita. Affinché non ci sia la fuga dalla realtà, nondimeno l’autrice ricorda l’importanza della consapevolezza di come saper sognare sia una strada di vita, modalità che tuttavia non deve sostituire gli aspetti reali del quotidiano.

La vita va sempre vissuta in prima persona!

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Balestrieri, A. (2022). Dipendenze affettive, idoli e modelli di riferimento. Independently published.
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