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La psicologia alla base dell’adozione di credenze errate

I processi mentali responsabili dell'adozione di credenze false, derivate da notizie false, sono gli stessi coinvolti nell'adozione di credenze vere

Di Giammaria Trimarco

Pubblicato il 04 Apr. 2022

Aggiornato il 08 Apr. 2022 11:44

Una recente rassegna su Nature Reviews Psychology (Ecker et al, 2022) ci fornisce una mappa con la quale orientarci tra le componenti cognitive, emotive, sociali e provenienti dall’esterno responsabili nell’assumere per vere informazioni false portandoci a formulare delle credenze errate.

 

In un mondo – fisico e virtuale – nel quale la nostra attenzione è costantemente catturata da notizie di ogni sorta, dal pettegolezzo in ufficio fino alla notizia di seconda mano spacciata per certa, si pone il problema, per chi desidera distinguere il vero dal falso, il verosimile dall’improbabile, di sapere a quali elementi prestare attenzione nel consumare e nel condividere notizie e informazioni attraverso i media e altre fonti.

Questa riflessione è valida soprattutto in tempi come quelli attuali, nei quali la distinzione tra buona e cattiva informazione può significare la differenza tra vaccinarsi e non vaccinarsi, con rischio per la salute – forse la vita – propria e altrui.

Perché cercare informazioni e notizie corrette?

La fruizione critica delle informazioni fornite dalle fonti a cui si ha accesso ha, in ogni caso, il pregio di permettere l’accrescimento della propria conoscenza sulle cose del mondo, garantendoci una maggiore autonomia ed efficacia nei processi decisionali. Ma potrebbero esserci anche altre ragioni. Ad esempio ragioni di ordine morale, come accade nel desiderio di conoscere e dire la verità come qualcosa che ha valore in sé; ragioni di ordine etico, come ad esempio desiderare che l’altro sia informato correttamente da quanto gli diciamo, come anche per agire nei suoi confronti con maggiore cognizione di causa; ragioni, infine, di natura esclusivamente epistemologica ed edonica, ovvero cercare di conoscere le ‘cose come stanno’ anche solo per il piacere di conoscere qualcosa di nuovo e soddisfare la propria curiosità.

Purtroppo il nostro sistema cognitivo non sembra, di norma, prestare attenzione alla possibilità che l’informazione di cui fruiamo sia inesatta, incongruente, o francamente falsa e, a causa di processi cognitivi assolutamente normali, rischiamo di assorbire dall’esterno informazioni e notizie false, presumendone però la veridicità.

Quali sono i fattori psicologici e non psicologici responsabili dell’adozione di credenze errate?

Una recente rassegna su Nature Reviews Psychology (Ecker et al, 2022) ci fornisce una mappa con la quale orientarci tra le componenti cognitive, emotive, sociali e provenienti dall’esterno responsabili nell’assumere per vere, e quindi influenti per i nostri pensieri e comportamenti, informazioni false, siano esse diffuse intenzionalmente (e allora si parla di disinformazione) o meno.

Infatti la condivisione di notizie o informazioni false può non dipendere direttamente dalle intenzioni di chi le diffonde. Da una parte, perché sono proprio gli algoritmi dei social che mettono in risalto quei contenuti che più probabilmente potrebbero essere condivisi dagli utenti e, dall’altra, potremmo avere un genuino desiderio di condividere informazioni in cui crediamo, oppure segnalare la nostra appartenenza a una certa comunità di idee, come anche desiderare di avere un qualche tipo di effetto sull’uditorio, ad esempio fomentando l’odio e il risentimento, o autopromuovendo la nostra immagine ai suoi occhi.

E se avessimo l’intenzione di condividere informazioni false, comunque, il costo di ciò per la nostra reputazione (si pensi soprattutto ai social network) potrebbe distoglierci dal farlo.

Nell’articolo viene mostrato chiaramente come processi e dispositivi mentali responsabili dell’adozione di credenze false -derivate da notizie o informazioni false- siano gli stessi coinvolti nell’adozione di credenze vere.

Innanzitutto il punto di vista cognitivo: le reti mnestiche. La memoria non distingue tra verità e menzogna: le strutture e i meccanismi associativi coinvolti sono le stesse strutture e meccanismi per mezzo dei quali si creano credenze accurate. Le memorie, insomma, sono organizzate in reti interconnesse nelle quali le credenze vere e false coesistono e competono per l’attivazione.

Dal punto di vista sociale e affettivo sono poi coinvolti alcuni meccanismi e principi ben noti dagli studi sulla persuasione, come ad esempio: gli effetti della fiducia o della credibilità dell’autore sulla facilità con cui il fruitore accoglierà come veridica la notizia trasmessa; la tendenza a vedere consenso laddove non è presente; la tendenza a non verificare l’attendibilità delle fonti; dare per scontato il proprio punto di vista o giudicare il messaggio in base a partigianeria politica; o ancora, l’impatto negativo di un messaggio che va contro la propria visione del mondo (più difficilmente accettabile); come infine l’effetto degli stati emotivi sulla disponibilità ad accettarla.

Siamo infatti particolarmente sensibili ai segnali e alle suggestioni di carattere emotivo presenti nei messaggi, come sapevano bene già le scuole retoriche del passato. Lo stato emotivo stimolato dalla notizia e provato in quel momento può fungere da informazione aggiuntiva (affect as information; Schwarz & Clore 1988), che viene elaborata successivamente influenzando di conseguenza i pensieri e i comportamenti. Ad esempio un umore triste favorirebbe una posizione critica nei confronti della notizia, riducendo la possibilità di crederci, mentre invece accadrebbe l’inverso per un tono dell’umore gioioso.

Quali strategie di intervento per correggere le credenze errate?

L’articolo descrive infine nel dettaglio quali possono essere le due principali strategie di intervento per la correzione di credenze inaccurate, distinguendole in: strategie di prevenzione (prebunking), allo scopo di aiutare le persone a riconoscere e a resistere alle informazioni false cui potrebbero essere esposte e basata sul fornire avvertimenti nei confronti dell’informazione inesatta in modo da generare resistenza, una vera e propria ‘inoculazione’; e strategie reattive (debunking), con le quali si risponde in modo specifico all’informazione giudicata falsa, esponendola e dimostrandone la falsità per mezzo dei dati. Altre tecniche accessorie includono la verifica delle fonti o la consultazione di risorse esterne per valutare l’informazione (lettura laterale).

Stare molto tempo al computer o allo smartphone ci espone continuamente a informazioni e notizie che per la maggior parte del tempo non verifichiamo né valutiamo criticamente, perché il tempo a disposizione spesso è poco, magari si legge per svagarsi e il desiderio di passare in leggerezza un quarto d’ora di pausa ci distoglie dalla questione se ciò che leggiamo sia, non diciamo vero, ma almeno verosimile e fondato su dati di fatto.

I social network nel corso del tempo si stanno dimostrando come una potentissima cassa di risonanza per qualsivoglia esternazione, pseudonotizia o affermazione controversa, la mente degli utenti sia in grado di proporre. Senza gli strumenti per navigare in quel vasto oceano di ambiguità – se non falsità- epistemica che sono le informazioni disponibili sul web, ci rende vulnerabili alla malafede altrui e impreparati a muoverci nel mondo con uno sguardo ancorato al reale e con la prospettiva di prendere decisioni giuste. Quando la conoscenza che abbiamo delle cose deriva da informazioni incorrette, come potremmo mai prendere una decisione corretta se non per caso?

La rassegna di Nature, disponibile liberamente qui, ci fornisce gli strumenti necessari per comprendere queste dinamiche e educarci, se non a fare nostre credenze almeno verosimili, a sottoporre al vaglio della critica le informazioni che i media e le reti sociali ci rovesciano addosso.

Con la speranza che le verità pseudoscientifiche e informazioni francamente false siano prima o poi qualcosa di cui ridere, anziché verità da adottare a rischio, a volte, della propria vita, come purtroppo siamo abituati a sentire quotidianamente riguardo alle battaglie contro il vaccino ed altre questioni le cui conseguenze hanno un impatto sociale significativo.

 

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