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After Life, il vangelo laico di Ricky Gervais – Recensione della Serie TV

'After Life' racconta la vita di Tony dopo la morte della moglie Lisa, quando nulla sembre poterlo aiutare a rendere più sopportabile il proprio dolore

Di Gaspare Palmieri

Pubblicato il 18 Feb. 2022

After life è la storia di un uomo di nome Tony che perde l’amata moglie Lisa e rimane a vivere da solo con l’adorabile cane Brady che, come spesso ricorda il protagonista, lo salva più volte dal suicidio.

 

Attenzione! L’articolo può contenere spoiler!

Ho appreso della serie After life ideata e interpretata dal geniale Ricky Gervais solo poche settimane fa dal post di un amico e collega che invitava a guardarlo perché tra le altre cose ‘racconta della fatica di esistere, racconta di noi’. Mi ha incuriosito l’intensità del post del mio amico in un momento sicuramente pesante e difficile per tutti, così come mi è tornato alla mente l’indimenticabile sarcasmo delle prime puntate di The office di Ricky Gervais, che vidi in Inghilterra tanti anni fa, caratterizzato da un tipo di ironia per certi versi unica (per chi se l’è perso è una sorta di documentario su un goffo capoufficio narcisista e politically scorrect, che incappa in una situazione imbarazzante dopo l’altra).

Nella migliore tradizione della bulimia da serie che ti prende di brutto, ho divorato le tre stagioni in pochi giorni, terminando la terza con un po’ di dispiacere perché è l’ultima, ma pensando che meglio di così non si poteva fare e che non avrei corso il rischio di annoiarmi con una saga infinita.

After life è la storia di un uomo di nome Tony che perde l’amata moglie Lisa e rimane a vivere da solo con l’adorabile cane Brady che, come spesso ricorda il protagonista, lo salva più volte dal suicidio.

Tony e Lisa sono una coppia dalla complicità che fa davvero invidia, che emerge dai numerosissimi video girati negli anni di convivenza, che il protagonista guarda dal proprio laptop sul letto o sul divano bevendo birra o vino ogni volta che si trova a casa da solo. Tony lavora come giornalista in un piccolo giornale locale, il Tambury Gazzette, specializzato in notizie strambe e spesso inutili di persone comuni. La serie è ambientata in una cittadina inglese e la prima cosa che colpisce è che ci sia sempre il sole, in tutte le puntate, una trovata geniale che ti spiazza e ti porta in una dimensione quasi irreale. L’altro elemento che ho trovato potentissimo è la colonna sonora costituita per la maggior parte da canzoni eterne, di quelle che non ti stanchi mai di ascoltare, che sono state scritte quaranta anni fa ma potrebbero essere uscite la settimana scorsa (anzi purtroppo musica così non ne esce tanta di questi tempi). Rocket man di Elton John, Satellite of love di Lou Reed, Into my arms di Nick Cave, You got a friend nella versione di James Taylor (il brano è di Carole King), Not dark yet di Bob Dylan, solo per citare alcuni dei più famosi. Spesso alcuni di questi brani vengono proposti con l’introduzione allungata, in modo tale che si riconosce la canzone, ma c’è un effetto di dilatazione temporale e ulteriore sospensione, come per la luce perenne di prima.

Tony nelle prime puntate della serie è alle prese con una insistente ideazione suicidiaria. La sua vita ha perso di senso senza Lisa, è pieno di rabbia che sfoga verso i colleghi, gli amici e persino gli estranei. Tony è intelligente, sarcastico, disilluso, ateo e disperato. Oltre che nella presenza silenziosa del proprio cane cerca continuamente conforto nell’alcol. Anche i personaggi che lo circondano sono persone problematiche o per lo più infelici a partire dal direttore del giornale (che è pure suo cognato) e gli altri improbabili colleghi.

Tony cerca aiuto senza successo da un terapeuta davvero improbabile (qui Gervais è stato piuttosto impietoso verso la categoria) che rappresenta un perfetto esempio di mascolinità tossica, con clamorose violazioni del setting e della deontologia professionale. Non ne esce meglio l’istruttore di meditazione che viene prontamente mandato a quel paese dall’insofferente Tony (che soffre anche di una sorta di misofonia) al primo incontro di gruppo perché tira su col naso e biascica la tisana ayurvedica, tra un’istruzione di rilassamento e l’altra. Forse una delle scene più divertenti della serie, che avrò riguardato almeno cinque volte.

Sembra che nulla possa aiutare il protagonista a rendere più sopportabile il proprio dolore ma per fortuna due figure femminili sembrano portare un po’ di speranza. Una è Anna, una vedova saggia e gentile che Tony incontra sulla panchina del cimitero dove entrambi si recano quotidianamente a parlare coi rispettivi coniugi defunti. È Anna la vera terapeuta per Tony, con lei riesce ad aprirsi, si sente ascoltato e un po’ alla volta riesce a trasformare la propria rabbia (che all’inizio in qualche modo è stata funzionale e utile, forse salvandolo dal suicidio) in qualcosa di più utile per sé e per le altre persone, facendosi convincere a tornare a vivere.

Le chiacchierate sulla panchina sono di beneficio per entrambi e ovviamente arrivano a toccare temi religiosi e spirituali, fino al tema degli angeli che per Anna ‘indossano divise da infermiera e lavorano sodo per pagare l’affitto, alcuni lavorano per enti benefici, altri hanno quattro zampe e abbaiano. Tu sei il mio angelo, Tony’.

Il tema del ‘dopo vita’ pare molto sentito da Gervais, affrontato precedentemente in modo inconsueto e divertente anche nel film The invention of lying. Sembra che il messaggio che ci voglia trasmettere è che per una persona atea che non riesce a credere in future ricompense o realizzazioni, tanto valga cercare di trattare sé stesso e gli altri il meglio possibile per la durata della permanenza terrena, proprio per rendere questa permanenza a tempo determinato più sopportabile. Un messaggio laico e di buon senso che è difficile non condividere.

C’è un momento in cui la professione di giornalista lo porta ad entrare in contatto con bambini che stanno lottando contro la stessa malattia contro cui ha lottato la moglie e lì succede qualcosa di importante. Per la prima volta succede qualcosa di inaspettato: il Tony razionale inizia un po’ a traballare e il contatto con il dolore di qualcun altro ha una sorta di effetto catartico. Con la risposta a una domanda inaspettata, Tony rinuncia alla solita ostentazione della propria verità e dalla sua bocca esce una piccola bugia per sollevare il morale di un’altra persona in difficoltà.

È un passo importante per discostarsi dalla rigidità di una visione a senso unico che lo porta piano piano ad aprirsi maggiormente verso l’esterno, a guardare anche fuori di sé, iniziando a sentirsi parte di una comune umanità che cerca di sopravvivere ad ogni tipo di dolore. Forse è ancora presto per arrivare ad accettare una perdita così importante, ma è come se Tony quanto meno smettesse di essere solo il proprio dolore.

Tony continua a parlare con tutti dell’insostituibilità di Lisa, ma puntata dopo puntata scopre il potere della gentilezza e dell’altruismo, diventando il punto di riferimento per tanti ‘beautiful loosers’, per dirla alla Leonard Cohen, che ne apprezzano l’autenticità e la schiettezza. Non perde mai una certa dose di sarcasmo, non diventa mai melenso o buonista, ma si riapre un po’ alla volta alla vita e alle possibilità che offre di non isolarsi nel proprio dolore. Tony diventa la persona con cui prendere un caffè per confidare le proprie frustrazioni al lavoro, favorisce il fidanzamento tra il postino e una amica prostituta e l’incontro della stessa Anna con un altro vedovo solo.

L’altra figura femminile importante è l’infermiera Emma che assiste il padre affetto da demenza (che morirà alla fine della seconda serie). Tony è attratto da questa donna, dalla profonda umanità che mostra nell’accudire le persone anziane, ma non riesce andare oltre un sentimento di amicizia perché la presenza e il ricordo di Lisa sono ancora troppo forti nella sue mente. Anche questo delicato rapporto è raccontato senza retorica, senza uno scontato lieto fine.

Ricky Gervais ci regala con questa serie un piccolo miracolo di poesia e umanità, in grado di trasmetterci soprattutto la speranza, un bene davvero preziosissimo in questo periodo, di cui tutti abbiamo bisogno.

Do not stand at my grave and weep,
I am not there, I do not sleep.
I am a thousand winds that blow;
I am the diamond glints on the snow.
I am the sunlight on ripened grain;
I am the gentle autumn’s rain.
When you awaken in the morning’s hush,
I am the swift uplifting rush
Of quiet birds in circled flight.
I am the soft star that shines at night.
Do not stand at my grave and cry.
I am not there; I did not die.

 

AFTER LIFE – Guarda il trailer:

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