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Il trauma cranico encefalico (TCE): dal trauma alla riabilitazione

I deficit a seguito di Trauma Cranio Encefalico hanno effetti negativi su capacità relazionali, ritorno all’attività lavorativa e qualità di vita

Di Silvia Ietto

Pubblicato il 10 Dic. 2021

Dopo un Trauma Cranio Encefalico di qualsiasi entità possono persistere vari deficit cognitivi e neuropsichiatrici.

 

Il Trauma Cranio Encefalico (TCE) “interrompe la normale funzione del cervello. Questa funzione può influire negativamente sulla qualità della vita di una persona con sintomi cognitivi, comportamentali, emotivi e fisici che limitano il funzionamento interpersonale, sociale e professionale” (M. Pervez et al., 2018).

Sequele Post-Traumatiche del Trauma Cranico Encefalico

Dopo un Trauma Cranio Encefalico di qualsiasi entità possono persistere vari deficit cognitivi e neuropsichiatrici. Questi possono essere di varia natura, ma generalmente sono classificati in due categorie (che non sono rigidamente distinte e separate): alterazioni delle funzioni cognitive ed alterazioni del comportamento e della personalità. I deficit cognitivi e comportamentali dopo un Trauma Cranio Encefalico hanno effetti disabilitanti molto preoccupanti perché, oltre ad impedire la riabilitazione del paziente, gli creano notevoli difficoltà in ambito familiare, sociale e lavorativo.

Diversi domini cognitivi sono prevedibilmente compromessi, comprese le funzioni esecutive frontali (problem solving, set shifting, controllo degli impulsi, autocontrollo), attenzione, memoria e apprendimento a breve termine, velocità di elaborazione delle informazioni e funzioni della parola e del linguaggio (Ewing-Cobbs L. et al., 2002; Weintraub S. et al., 1981).

La personalità di un paziente traumatizzato può subire notevoli cambiamenti con conseguente ansia, depressione, irritabilità, intolleranza all’ambiente circostante, frustrazione, improvvisi cambi d’umore e perdita d’interesse per ciò che lo circonda. Tutto ciò comporta uno stato d’isolamento sociale e l’impossibilità di rientrare nel proprio ambiente lavorativo. I sopravvissuti e la famiglia/caregiver descrivono spesso le alterazioni nella regolazione emotiva e comportamentale come “cambiamenti di personalità”.

Valutazione del Trauma Cranico Encefalico

I deficit che insorgono in seguito a Trauma Cranio Encefalico, quali difficoltà attentive, mnestiche, esecutive, di consapevolezza e di controllo comportamentale, hanno un effetto negativo nelle capacità relazionali, nel ritorno all’attività lavorativa e nella qualità di vita (Santopietro et al., 2015). È importante in questa fase che il paziente venga inserito all’interno di un progetto riabilitativo che coinvolga diversi professionisti che, lavorando in èquipe, accolgano le difficoltà della persona programmando un percorso riabilitativo personalizzato (Valorio P. et al., 2016). La riabilitazione cognitiva comprende una serie di terapie fisiche, occupazionali e logopediche, terapie individuali e di gruppo che mirano a valorizzare le abilità emotive, sociali e funzionali del soggetto traumatizzato.

Trattamento e riabilitazione del Trauma Cranico Encefalico

Attualmente, non esiste un trattamento valido per tutti nella pratica clinica quotidiana per i pazienti post Trauma Cranio Encefalico, data l’eterogeneità delle lesioni cerebrali.

Nella fase di riabilitazione post trauma il paziente ha bisogno di essere supportato psicologicamente per affrontare i cambiamenti inevitabili che derivano dalla sua nuova condizione. A seconda della gravità della lesione, il team medico fornisce al paziente una terapia per accompagnarlo nella fase di riabilitazione, che spesso comprende terapia occupazionale, clinica, neuropsicologica e fisica. L’autrice Ponsford J. (2012) sostiene che in questa fase lo psicologo deve predisporre un intervento che miri ad identificare le difficoltà o i punti di forza del paziente e su quella base fornire una terapia per aiutarlo a superare i deficit comportamentali e/o interpersonali sopraggiunti dopo il trauma, aiutandolo ad adattarsi alla sua nuova condizione e sostenendo non solo il paziente con Trauma Cranio Encefalico, ma l’intero nucleo familiare, in particolar modo il caregiver che lo assiste costantemente. Al caregiver viene richiesta l’organizzazione e la cura del paziente traumatizzato, viene informato sull’esito della valutazione e sul programma di riabilitazione da attuare. Le persone con lesioni cerebrali traggono vantaggio dal ricevere un feedback e consigli sulla natura delle loro difficoltà psicologiche. Una spiegazione dettagliata della natura delle difficoltà post trauma e una guida sulla probabile estensione del recupero, può aiutare il paziente traumatizzato ad acquisire una prospettiva più realistica. La consulenza psicologica può anche aiutare a valutare le opzioni di reimpiego e a tornare nell’attività sociale e nel tempo libero. La famiglia dovrebbe essere inclusa nel modo più completo possibile in tale consulenza. Spesso i familiari chiedono consigli sulla gestione cognitiva e/o comportamentale e può assumere il ruolo di co-terapeuta per rafforzare le strategie di trattamento a casa. Per quanto riguarda la psicoterapia individuale, alcuni pazienti, comprensibilmente, si sentono devastati dagli effetti della loro lesione cerebrale. Dove le persone soffrono di depressione marcata o ansia, terapia psicologica o trattamento psichiatrico possono aiutarli ad attraversare la difficile fase. Tuttavia, non sono solo le persone che sono gravemente angosciate che traggono beneficio dalla psicoterapia. Nella confusione del presente e dell’incertezza del futuro, i pazienti spesso si aggrappano al passato a seguito della loro lesione cerebrale. Alcuni tentano di andare avanti come prima, incapaci di accettare le modifiche che si sono verificate, e possono continuare a giudicare sé stessi in base agli standard pre-infortunio che non possono più incontrarsi. La psicoterapia può aiutare le persone a rivalutare la loro nuova situazione. Con il supporto e la guida, spesso i pazienti traumatizzati possono essere aiutati ad andare avanti per esplorare il loro nuovo sé e cercare una nuova direzione e scopo per le loro vite.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • EWING-COBBS L, BARNES M.; Linguistic outcomes following traumatic brain injury in children; Semin Pediatr Neurol.; 2002.
  • PERVEZ M., KITAGAWA R. S., CHANG T. R.; Definition of traumatic brain injury, Neurosurgery, Trauma Orthopedics, Neuroimaging, Psychology, and Psychiatry in Mild Traumatic Brain Injury; Neuroimaging Clinics of North America; 2018.
  • PONSFORD J.; Understanding and managing traumatic brain injury; InPsych; 2012.
  • SANTOPIETRO J., YEOMANS J. A., NIEMEIER J. P., WHITE J. K., COUGHLIN C. M.; Traumatic Brain Injury and Behavioral Healt The State of Treatment and Policy; North Carolina medical journal; 2015.
  • VALORIO P., MANFREDI V., BASSANO A., CACCIABUE L., STERPONE R., MONTOBBIO G.; Valutazione e trattamento dei disturbi emotivo-comportamentali in seguito a Trauma Cranico Encefalico: analisi della letteratura e interventi psicologici; Working Paper of Public Health; 2016.
  • WEINTRAUB S, MESULAM MM, KRAMER L.; Disturbances in prosody. A right-hemisphere contribution to language; Arch Neurol.; 1981.
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