In psicologia, l’insight è la capacità di riconoscere (insight psichico) e di accettare la propria malattia mentale (insight emotivo) (Thirioux et al., 2020).
La mancanza di insight, cioè l’essere inconsapevoli della propria condizione psicologica, si riscontra in modo frequente in condizioni psichiatriche (Thirioux et al., 2020) come schizofrenia (Medalia e Thysen, 2008), disturbi da uso di sostanze o comportamenti dipendenti (Goldstein et al., 2009; Moeller & Goldstein, 2014) e disturbo ossessivo-compulsivo (Foa et al., 1995). Tale inconsapevolezza si osserva anche in disturbi neurologici come trauma cranico (Prigatano et al., 2005), ictus (Jehkonen et al., 2006; Orfei et al., 2007) e morbo di Alzheimer (Antoine et al., 2004). I pazienti non sono in grado di etichettare i propri eventi mentali come anormali e non identificano le conseguenze della malattia, tantomeno acconsentono alle cure o ai trattamenti (David, 1990; Markova & Berrios, 1995; Amador et al., 1991; Bedford et al., 2012). L’insight può essere sviluppato grazie all’adozione di una prospettiva obiettiva sulle proprie esperienze soggettive (Thirioux et al., 2020; Lewis, 1934; David, 1990; Langdon & Ward, 2009), facendo affidamento su una combinazione tra l’autoriflessione intatta e la capacità cognitiva di cambiare prospettiva. Nello specifico, l’insight richiede l’empatia, definita come “la capacità cognitiva di adottare la prospettiva dell’altro che, se intatta, contribuisce alla capacità metacognitiva di riflettere sulla propria salute mentale dal punto di vista dell’altro” (Langdon & Ward, 2009).
Thirioux e colleghi (2020) hanno proposto un modello utile a spiegare questi meccanismi disfunzionali. Hanno postulato che l’associazione tra autoriflessione compromessa e capacità empatica ha un impatto negativo sull’insight. Hanno definito il processo dell’oggettivazione, derivante da processi eterocentrici empatici e cognitivi, come un punto di vista oggettivo su se stessi che permette di riconoscere il proprio disturbo, influendo così sull’insight psichico (Thirioux et al., 2020). Il processo della soggettivazione deriva, invece, da processi affettivi empatici, poiché sperimentare affettivamente il pensiero di un’altra persona su se stessi rafforza l’adesione del sistema emotivo, utile a valutare e a riconoscere il proprio disturbo (Thirioux et al., 2020).
Insight e teoria della mente
La teoria della mente (ToM) è la capacità di riconoscere il pensiero o le emozioni altrui al fine di prevedere un comportamento (Chakrabart & Baron-Cohen, 2013). Gli autori hanno applicato tale modello a diverse condizioni psichiatriche, tenendo in considerazione il limite della ToM in alcuni disturbi come la schizofrenia (Langdon & Ward, 2009). Per l’appunto, durante episodi acuti, i risultati ottenuti mostrano come ci sia un crollo totale delle capacità empatiche in pazienti affetti da schizofrenia, con un conseguente effetto deleterio sull’insight (Thirioux et al., 2020). I pazienti schizofrenici con sintomi negativi non sono in grado di empatizzare spontaneamente con altre persone in quanto ipofunzionanti, cioè deficitari nell’assunzione di prospettive visuo-spaziali eterocentriche, mentre i soggetti schizofrenici con sintomi positivi mostrano un processo di oggettivazione alterato, con un conseguente impatto negativo sull’insight (Thirioux et al., 2020). Per quanto riguarda il disturbo bipolare, i risultati mostrano come i pazienti in fase maniacale hanno un’empatia affettiva maggiore rispetto ai pazienti in fase depressiva (Shamay-Tsoory et al., 2009; Cusi et al., 2010; Bodnar & Rybakowski, 2017). È stato ipotizzato come questo effetto possa dipendere dalle eccessive reazioni affettive empatiche dovute ai disturbi legati all’inibizione delle emozioni e alla persistenza di emozioni positive (Gruber, 2011, Thirioux et al., 2020). Infine, i risultati mostrano come i soggetti con un disturbo ossessivo compulsivo (OCD) con basso insight abbiano un processo di oggettivazione intatto e un processo empatico affettivo alterato, mentre i soggetti OCD senza insight hanno grandi difficoltà a disimpegnarsi da se stessi a causa dell’ipofunzionalità, cioè dall’utilizzo di una prospettiva visuo-spaziale eterocentrica (Thirioux et al., 2020).
Insight ed empatia
Per Thirioux e colleghi (2020), l’empatia comporta processi affettivi incarnati mentre la ToM si basa su caratteristiche simulative. Di conseguenza, l’empatia non è solo una simulazione cognitiva dello stato mentale di un’altra persona (Thirioux et al., 2020). Secondo i teorici della simulazione quando un individuo simula un’altra persona usa e proietta mentalmente i propri schemi percettivi, emotivi e cognitivi su qualcun altro (Goldman, 1992; Gordon, 1996; Harris, 1995). Tale proiezione può portare a errori dovuti da parte di pregiudizi egocentrici (Hoffman et al., 2016), mentre quando si empatizza viene inibita la tendenza a proiettare i propri schemi su terze persone (Thirioux et al., 2020). Con l’applicazione del modello su diversi disturbi psicologici, gli autori ipotizzarono che l’effetto negativo tra compromissione della propria autoriflessione e capacità empatiche sull’insight sia uno stato transnosografico, cioè la sintomatologia è insufficiente a individuare una specifica patologia (Thirioux et al., 2020). Hanno previsto anche un limite legato alla modulazione di tale effetto negativo da parte delle differenze endofenotipiche dei soggetti in questione. La raffinazione di tale modello potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie cognitivo comportamentali adatte ad ogni malattia psichiatrica in ciascuna fase clinica, cioè prima insorgenza, episodio acuto, stabilizzazione e remissione, per migliorare la qualità delle cure (Thirioux et al., 2020).