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Disturbo da uso di sostanze nella disabilità intellettiva e nel funzionamento intellettivo borderline

Persone con disabilità intellettiva lieve o funzionamento intellettivo borderline sono una categoria a rischio per problematiche legate all'uso di sostanze

Di Arianna Belloli

Pubblicato il 28 Ott. 2021

Il disturbo da uso di sostanze nella disabilità intellettiva lieve e nel funzionamento intellettivo borderline costituisce una condizione complessa e talvolta cronica.

 

Gli individui con disabilità intellettiva lieve (Mild Intellectual Disability, MID; quoziente intellettivo nel range 50-70) o con funzionamento intellettivo borderline (Borderline Intellectual Functioning, BIF; quoziente intellettivo nel range 70-85) sono riconosciuti, su scala mondiale, come una categoria a rischio per problematiche connesse al consumo di sostanze stupefacenti o addirittura per l’esordio di un disturbo da uso di sostanze conclamato (Lakhan et al., 2019). Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) definisce il disturbo da uso di sostanze come una condizione invalidante, caratterizzata da pattern pervasivi e ricorrenti, che può implicare significative menomazioni nel funzionamento quotidiano, incluso il mancato rispetto delle responsabilità in ambito professionale e relazionale (APA, 2013).

L’uso problematico di sostanze e il disturbo da uso di sostanze conclamato possono essere associati a deficit di natura neuropsicologica (es. controllo esecutivo), emotiva-comportamentale (es. disregolazione nella gestione degli impulsi e delle attivazioni emotive) o socio-economica (es. status socio-economico precario); tale associazione è stata riscontrata sia nei casi di disabilità intellettiva lieve, sia in quelli di funzionamento intellettivo borderline (Didden et al., 2020). L’eziologia del disturbo da uso di sostanze è complessa e multifattoriale, molteplici variabili possono spiegare l’aumento del rischio d’esordio, tra cui: deficit nelle abilità di coping e sociali, inibizione compromessa, suscettibilità alla pressione sociale e difficoltà nel comprendere le conseguenze negative dell’abuso di sostanze (van Duijvenbode & VanDerNagel, 2019).

I modelli per spiegare il disturbo da uso di sostanze

Diversi modelli teorici per il disturbo da uso di sostanze sono stati esplorati in individui con disabilità intellettiva lieve e funzionamento intellettivo borderline: uno particolarmente influente è il ‘modello a doppio processo’, secondo cui il disturbo è mantenuto da automatici processi impliciti (es. bias di attenzione e selezione) ed espliciti controllati (es. motivazione, inibizione), oltre ad essere associato alla compromissione dei processi di controllo inibitorio, motivazionale e di ricompensa, con conseguenti carenze nell’elaborazione delle informazioni (Didden et al., 2020).

Il ‘modello motivazionale del consumo di alcol’ è stato recentemente studiato in giovani adulti con disabilità intellettiva lieve e funzionamento intellettivo borderline in contesti residenziali (Schijven et al., 2019). Secondo questo modello, gli individui sono motivati ​​a bere alcolici a causa del rinforzo interno (es. alleviare l’ansia) o del rinforzo esterno (es. l’approvazione dei pari). I motivi alla base del consumo di alcol sono stati misurati da un questionario specifico, il Drinking Motives Questionnaire Revised Short Form (DMQ-R SF; Kuntsche & Kuntsche, 2009), che valuta le seguenti quattro tipologie di motivazione: sociale (confermare le relazioni sociali), conformità (prevenire il rifiuto da parte del gruppo), coping (regolare le emozioni negative) e ‘miglioramento’ (aumento del tono timico). Dai risultati è emerso che tutte le quattro variabili esplorate dal questionario sono connesse al consumo di alcol e droghe (Didden et al., 2020).

Uso di sostanze e dimensioni personologiche

Quattro dimensioni personologiche sono state associate ad un aumento del rischio d’esordio del disturbo da uso di sostanze: (i) attitudine ansiosa, (ii) pensiero negativo, (iii) impulsività e (iiii) ricerca di sensazioni. Il ruolo delle dimensioni della personalità, nel consumo di sostanze stupefacenti, è stato esplorato in giovani adulti con disabilità intellettiva lieve e funzionamento intellettivo borderline in contesti di cura residenziali: è emerso che gli individui con bassi livelli di attitudine ansiosa e alti livelli di pensiero negativo, impulsività e ricerca di sensazioni hanno mostrato un consumo maggiore di alcol. Alti livelli di pensiero negativo e ricerca di sensazioni erano correlati a un uso maggiore di droghe (Didden et al., 2020).

La presa in carico

Il disturbo da uso di sostanze, nella disabilità intellettiva lieve e nel funzionamento intellettivo borderline, costituisce una condizione molto complessa e talvolta cronica, che necessita una presa in carico di natura multidisciplinare (Juberg, Røstad & Søndenaa, 2017). A tal proposito, purtroppo, le strutture specifiche per il trattamento della disabilità intellettiva spesso non possiedono le competenze e gli strumenti adeguati per poter affrontare un eventuale disturbo da uso di sostanze nella popolazione clinica in cura. Allo stesso tempo, i centri specifici per le dipendenze, invece, non sono spesso adatti per soddisfare le esigenze specifiche dei pazienti con disabilità intellettiva lieve e funzionamento intellettivo borderline implicando frequenti drop-out e scarse risposte al trattamento (VanDerNagel et al., 2018). In conclusione di tale estratto è possibile affermare, dunque, che risulta necessaria una maggiore sinergia tra il trattamento delle dipendenze e della disabilità intellettiva, al fine di fornire servizi integrati e specifici per le esigenze del singolo caso; sia in un’ottica preventiva, che riabilitativa (Didden et al., 2020).

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