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La possibilità di reinserimento degli autori di crimini a sfondo settario – Abstract congresso SIC Ottobre 2021, Milano

Tra gli anni 90 e 2000 la cronaca nera italiana è stata scossa da crimini a sfondo settario, ma quali sono le possibilità di reinserimento dei colpevoli?

Di Edoardo Maria Tognoni

Pubblicato il 27 Ott. 2021

Crimini a sfondo settario: che cosa sono le sette? Il termine, in latino secta, deriva dalla radice del verbo sector che vuol dire: seguire, andare dietro; potremmo ricondurlo anche al verbo seco che significa: tagliare, separare.

 

 L’obiettivo di questo mio intervento è quello di fornire un contributo per analizzare e comprendere, per quanto lo spazio concessomi mi permetterà, la possibilità di reinserimento degli autori di crimini a sfondo settario. Per dare una spiegazione esaustiva di questo fenomeno è bene capire che cosa sono le sette. Il termine, in latino secta, deriva dalla radice del verbo sector che vuol dire: seguire, andare dietro; potremmo ricondurlo anche al verbo seco che significa: tagliare, separare. Nella prima ipotesi, la setta può essere inquadrata come un gruppo di seguaci di una persona, di un gruppo di esse o anche di una particolare dottrina; nel secondo caso, come un gruppo che si potrebbe essere separato da un’aggregazione maggioritaria.

Le sette sono organizzazioni di stampo religioso che costruiscono la propria dottrina basandosi sugli insegnamenti di una o più religioni ufficiali, ma se ne separano e si oppongono a queste attraverso l’affermazione di nuovi principi.

Il focus del problema sarà incentrato sul satanismo acido; si tratta di un mondo fai da te, con una conoscenza, spesso acquisita sulle bancarelle dei libri usati o sui siti internet dedicati ma di stampo commerciale. È un fenomeno settario clandestino, che spesso rimane “fluido” poiché i gruppi si aggregano e si separano con estrema facilità. Non c’è organizzazione nella struttura. I gruppi variano da un numero di dieci ad un massimo di quindici ragazzi, tra i 14 e i 25 anni di età. È importante ricordare che a questi piccoli gruppi aderiscono soprattutto adolescenti con problematiche principalmente collegate al nucleo familiare; è molto facile che un adolescente che abbia gravi problemi familiari o conflitti con se stesso possa trovare nel contesto settario una nuova idea di conforto e famiglia. Il reclutamento dei giovani ragazzi avviene in maniera mirata attraverso il “flirty fishing”, una pratica di avvicinamento elementare messa in atto dai soggetti già inseriti e che si sanno già muovere all’interno della setta; il gruppo può mettere in atto dei processi di indottrinamento molto rozzi per aumentare la permanenza del nuovo entrato. La persona modifica il proprio stato psicofisico attraverso l’uso smodato di droghe sintetiche, proprio per questo tale gruppo viene definito “acido”; oltre a eventuali comportamenti orgiastici da parte di tutto il gruppo.

Sotto il punto di vista penale i crimini commessi dalle cosiddette sette sataniche giovanili sono specifici, reati a basso profilo; si parla infatti di dissacrazione di tombe, danneggiamenti di luoghi sacri, furti all’interno di chiese, soprattutto di ostie e oggetti ornamentali che verranno poi utilizzati durante le “messe nere”; in casi molto particolari, per fortuna rari, si possono palesare anche omicidi rituali, uccisione di animali, stupri e/o istigazione al suicidio.

In moltissimi casi, i neofiti hanno a disposizione pochi contenuti, quasi sempre, di bassa “qualità”; nonostante ciò, nella tipologia acida, hanno la possibilità di creare un linguaggio comune che li avvicina nell’esecuzione di eccessi e devianze mediante il consumo di droghe e una sessualità spesso fuori controllo.

I demoni, di cui tanto si parla e dietro cui ci si nasconde, risiedono fra questi ragazzi e vengono amplificati dalle loro fragilità psicologiche e dalle droghe ad ampio spettro. Il meccanismo disfunzionale potrebbe essere messo in moto dal fenomeno di aggregazione innescato dalla condivisione degli stessi gusti musicali (Hard metal o Death metal). Infatti, nei giovani di età compresa tra i dieci e i vent’anni, uno dei più importanti fattori culturali con effetti di condizionamento è rappresentato dalla musica. Occorre, assolutamente, sottolineare che per quanto il genere musicale possa essere trasgressivo, non è da considerare prodromico e necessario rispetto alla potenziale commissione di reati nell’ambiente del satanismo giovanile.

I crimini a sfondo settario in Italia

Nella cronaca nera del nostro paese emerge, per violenza e crudeltà, una vicenda che si svolge a cavallo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000. Stiamo parlando delle Bestie di Satana, presunta setta satanica che ha preso vita nella provincia di Varese, in un momento di difficoltà sociale davvero profondo. Sarebbe importante capire se questo gruppo di giovani ribelli e oltraggiosi verso la vita sia stato davvero una setta o meno; il primo a parlarne in questi termini e a definirla tale è stato Andrea Volpe; ciò avviene nella prima confessione che lui rese nel Maggio 2004. Da lì in poi lo si è dato per acquisito.

Nel gruppo, ove non emerge la dose di fanatismo tipica di altre realtà settarie, a posteriori c’è stata anche confusione sulla designazione dei leader. Il gruppo non esprimeva neanche una forte impronta religiosa poiché, alcuni di loro, non credevano alle messe nere ed ai vari riti che si sarebbero potuti praticare. Tale aggregazione non si è dimostrata totalizzante: ognuno viveva la sua vita ed aveva proprie occupazioni indipendenti.

I soggetti possono essere catalogati all’interno del cosiddetto Satanismo Acido. Erano ragazzi annoiati, confusi, ribelli contro le principali “istituzioni” sociali: la famiglia, la scuola e la chiesa.

Manifestavano bisogni di evasione dalla “noia” di una provincia che in quegli anni offriva ben poco in termini di stimoli coinvolgenti e motivanti, orientandosi in alternativa verso una vita fatta di eccessi ed emozioni forti. Il tutto è stato caratterizzato da fatti di micro criminalità.

L’uso eccessivo di sostanze psicotrope portava con sé una dose massiccia di allucinazioni, vita disregolata e un comportamento disfunzionale e disadattivo. In tutta la vicenda possiamo osservare le famiglie adottare strategie poco adatte per contenere e modulare gli agiti dei figli nella loro crescita e nelle loro fasi di transizione.

Il leader viene indicato in tale Paolo Leoni, secondo il parere della maggioranza degli “adepti”, forse a causa del carattere forte e di una personalità “importante”. Mentre il Volpe ha sempre additato Nicola Sapone come vera guida del gruppo e Mario Maccione ha fatto vari nomi in momenti diversi.

In questo tipo di contesto, spesso, non servono minacce o paura; può bastare un timore reverenziale consolidato, per giustificarsi il proprio restare, o anche la voglia di non perdere il senso di appartenenza ad un gruppo vitale per il proprio essere, “perso” in una fase della vita di transizione o quando si cercano punti fermi a cui fare riferimento. Questo è necessario per affermare che, in un caso come questo, possiamo escludere un eventuale “lavaggio del cervello”; ricordiamo che l’Art. 603 del codice penale è stato derubricato (reato di plagio) dalla Corte Costituzionale con sentenza n.96 9/4/1981.

Hanno fornito dati confusi sui libri su cui si sarebbero documentati come presunti satanisti; oltretutto, alcuni non erano interessati all’occultismo come specifico fenomeno. Sono stati compiuti rituali molto confusi e approssimativi. Vengono fornite spiegazioni infantili che caratterizzano un livello di immaturità generale e/o mancanza di consapevolezza, soprattutto per quanto riguarda i moventi degli omicidi e la loro stessa esecuzione.

Un modo per sentirsi vivi era la ricerca di una vita parallela e l’interesse per un mix di esoterismo, spiritismo e occulto. C’era una forte dose di de-individualizzazione; nessuno ha più senso da solo. Venivano compiute prove di coraggio, molto pericolose, che apparivano normali, di quella normalità finta che tutto mescola e tutto confonde.

Vi erano forti componenti sessuali, ludiche e anche psicopatologiche. Tutto è iniziato per gioco con le “sedute spiritiche” presiedute da Mario Maccione; poi sono arrivate le droghe mischiate ad una sessualità promiscua e selvaggia, senza limiti. Annotiamo la presenza di psicopatologia pregressa in Eros Monterosso con Disturbo Borderline di Personalità, diagnosticato in seguito alle visite per la leva militare; oltre a lui, Pietro Guerrieri, il 3 e 10 aprile 1999, ha avuto due ricoveri in psichiatria a Monza. Scompenso psicotico per abuso continuato di droghe. Sono state elaborate delle ipotesi di tratti borderline di Andrea Volpe. Guerrieri: grande fragilità personologica, vizio parziale di mente.

L’associazione a delinquere non è mai stata riconosciuta al gruppo per l’estemporaneità delle decisioni omicide, improvvise e senza progettazione, con molta distanza tra l’una e l’altra. Non c’era un programma criminoso da seguire e, nonostante si ritenesse ci fossero figure carismatiche come Sapone, Leoni e Volpe, il resto dei ruoli tra i membri era intercambiabile. Se quel gruppo sia stato una setta o meno, probabilmente, può essere solo una valutazione giuridica.

Crimini a sfondo settario: dopo la condanna

Ad oggi, quasi tutti i componenti del gruppo sono in stato di libertà. Elisabetta Ballarin è cresciuta ed è diventata una donna. È stata correa nel brutale omicidio di Mariangela Pezzotta insieme ad Andrea Volpe, da cui era stata iniziata alla droga ed alla tossicodipendenza.

Dopo l’arresto e l’inizio del processo, è iniziata la ripresa alla vita, dopo anni di confusione, ribellione e oblio sintetico causato dalle sostanze psicoattive. In carcere ha potuto lavorare su se stessa, libera dagli stimoli e dalle persone negative di cui si era circondata per troppo tempo prima dei tragici fatti di Golasecca e Somma Lombardo in cui hanno perso la vita Fabio Tollis, Chiara Marino e la Pezzotta. Possiamo ipotizzare che, all’epoca delle “Bestie di Satana”, punto di aggregazione per un disagio sociale sempre più accentuato nella provincia di Varese alla fine del secolo scorso, la stessa non avesse le risorse personali e familiari per comprendere il disvalore dell’ambiente in cui era inserita e di conseguenza allontanarsi da esso.

Poc’anzi abbiamo usato la parola ribellione; ribellarsi ad un sistema famiglia percepito come troppo distante da sé, non rassicurante e che non operava come una base sicura nei momenti di difficoltà della Ballarin.

La droga come anestetico per il male di vivere, contro le paure di un’adolescente ancora troppo inesperta e sprovveduta per fronteggiare da sola le asperità della vita.

L’ipotesi del Satanismo Acido costituisce un punto di partenza per analizzare la voglia di evadere dai confini di una realtà avvertita come estranea; è andata alla ricerca di un’alterità che potesse dare spazio, in maniera eccessiva e disregolata, alle sue frustrazioni e ai suoi bisogni di rivalsa ed indipendenza a dispetto di una realtà composta da adulti che, molto probabilmente, non l’hanno considerata e tenuta da parte in un’età particolarmente sensibile.

Come emerge dalla perizia del Dott. Picozzi, non si erano create relazioni di dipendenza con gli altri componenti, soprattutto con Andrea Volpe; ipotizziamo che la suddetta abbia attuato delle strategie di coping e ipercompensazione di tipo maladattivo nei confronti di un mondo troppo grande e vuoto per lei.

Fortunatamente ha avuto modo di incontrare Silvio Pezzotta, padre di Mariangela, secondo il principio di giustizia riparativa. Quest’uomo è riuscito a ricucire uno strappo dolorosissimo con una degli assassini di sua figlia. Tutto ciò ha permesso di far progredire in avanti Elisabetta per continuare sulla sua strada di persona nuova, memore di tutto il percorso fatto in carcere. In questi anni ha potuto acquisire delle risorse, delle strategie di coping nonché un senso di self-efficacy per far fronte a nuove situazioni negative che potrebbero presentarsi nuovamente, probabilmente non della stessa valenza negativa dei tragici fatti di cui siamo a conoscenza.

Siamo entrati dentro uno dei casi più atroci di quest’ultimo spaccato di secolo, che ci lascia dentro una forte angoscia e disagio; nonostante ciò, ed a dispetto dei culti settari più estremisti come la cosiddetta mafia nigeriana, nel tema da noi trattato potremmo ipotizzare una maggiore possibilità di reinserimento.

Questa affermazione la possiamo sostenere sottolineando l’efficacia della generatività creata dall’esperienza della giustizia riparativa e dei contesti applicativi, di studio e lavorativi collegati allo stato carcerario.

Abbiamo valutato l’importanza della componente psicopatologica in un caso in particolare, quello di Eros Monterosso. Il suo stato di malattia, aggravato dalle condotte di dipendenza, può essere contenuto e modulato attraverso un adeguato percorso di cura psicofarmacologico e di terapia.

Elisabetta Ballarin si è laureata: “Posso ritrovare una data di inizio, era il quinto anniversario della morte di Mariangela. Si stava svolgendo la messa nella sezione del carcere e lì mi sono avvicinata alla fede. Mia madre e Silvio Pezzotta mi hanno impedito di restare ferma di fronte alla tragedia, mi hanno spinta a perdonarmi”.

Cosa resterebbe al carnefice senza questo percorso di riabilitazione? Solo la vittima. Legati per sempre, in ogni tempo, in ogni spazio; in momenti di distrazione e svago. Anche quando avrà una smorfia dura, guardando in faccia la cruda verità: la vita che gli è passata davanti troppo velocemente.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza -Vol. VII- N.1- Gennaio- Aprile 2013
  • Fiori M., “Il fenomeno delle “sette” ed il “satanismo criminoso”, GNOSIS, N4, 2005
  • Buonaiuto A., Galeazzi G (2020). Gli artigiani del diavolo: come le sette e i santoni manipolano l’occidente. Ed. Rubbettino
  • Sanvitale F., Palmegiani A (2021). Bestie di Satana: Storie di omicidi e demoni. Armando Editore, Roma
  • Cantelmi T., Cacace C (2007). Il libro nero del satanismo: abusi, rituali e crimini. Ed. San Paolo, Milano
  • Cantelmi T., La Selva P., Paluzzi S. (2004). Psicologia e tecnologia in dialogo. San Paolo, Cinisello Balsamo
  • Moroni G. (2019) Le Bestie di Satana: Delitti e castigo. Ed. Mursia, Milano
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