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È possibile ridurre l’auto-stigma e la vergogna che affliggono le donne tossicodipendenti?

Nella tossicodipendenza una donna deve affrontare ripercussioni sociali e stigmi che rischiano di interferire con la ricerca di aiuto e con il trattamento

Di Dominique De Filippis

Pubblicato il 20 Set. 2021

Uno studio preso in esame ha perseguito l’obbiettivo di sviluppare un programma educativo per ridurre l’auto-stigma e la vergogna tra le donne affette da una tossicodipendenza.

 

L’abuso di sostanze è un problema rilevante all’interno della società che determina innumerevoli ripercussioni negative sulla vita, gravando anche sulle spese pubbliche nazionali. La dipendenza colpisce diversi processi cerebrali, compresi quelli coinvolti nella ricompensa e nella motivazione, nell’apprendimento, nella memoria e nella regolazione del comportamento inibitorio. A seconda del rapporto tra corredo genetico, età di esposizione alle droghe ed altri fattori ambientali, alcune persone risultano essere più vulnerabili di altre a divenire dipendenti.

L’abuso di sostanze è stato a lungo considerato come un problema prettamente maschile ma, in realtà, non è così. Come alcolista o tossicodipendente, una donna deve affrontare ripercussioni sociali e stigmi pericolosi. Talvolta sono le stesse famiglie che si rifiutano di offrire il proprio sostegno e ciò determina un’angoscia emotiva e psicologica per le donne che ne sono affette. Molti di questi stigmi conducono le donne ad abitudini pericolose, ad attività sessuali non sicure e minano la loro stima, nonché la loro identità (Sharon, 2017). Inoltre le donne che abusano di sostanze affrontano una varietà di sfide che differiscono per estensione e natura rispetto a quelle affrontate dagli uomini (Joshi & Rathore, 2017).

Lo stigma è un meccanismo psicologico in cui la persona è socialmente sanzionata e svalutata a causa di una presunta caratteristica. L’auto-stigma, invece, implica un processo di auto-svalutazione messo in atto dal soggetto, che finisce con il far proprio il pensiero che la società ha nei suoi confronti (Tatjana, Dusan & Evite, 2016).

Senso di colpa, vergogna, bassa autostima e scarsa autoefficacia sono correlati ad alti livelli di auto-stigma (Picco et al., 2017). Talvolta esso può minare l’aderenza alle linee guida per il trattamento e ridurre la ricerca di aiuto.

L’aumento dei sentimenti di vergogna incrementa drammaticamente la sensibilità ai comportamenti di dipendenza, in particolare l’abuso di droghe (Rahim & Patton, 2014).

Un recente campo di studi sta dimostrando come le principali risorse utilizzabili per ridurre lo stigma e la vergogna associati alla dipendenza, siano l’educazione e la consapevolezza. Per le persone con dipendenza, è importante rendersi conto che l’abuso di sostanze è una malattia e non un fallimento personale che, come tale, è possibile curarlo. Per chi abusa di sostanze, è davvero importante ricevere un trattamento e non lasciare che la paura di essere stigmatizzati impedisca loro di cercare sostegno (Luoma et al., 2016).

La psicoeducazione o la psicoeducazione combinata alla ristrutturazione cognitiva risultano essere le strategie d’intervento di maggior successo per ridurre l’auto-stigma (Mittal et al., 2014).

Naturalmente, gli interventi educativi sviluppati si differenziano tra loro. Per esempio, vi è chi ha incoraggiato i partecipanti a condividere esperienze personali ed esplorare strategie comportamentali o, ancora, sono stati progettati interventi che miravano ad educare i partecipanti ad accettare l’esperienza del disturbo, a ridurre al minimo i comportamenti auto-stigmatizzanti, a promuovere l’ottimismo e a raggiungere obiettivi di vita positivi. Ulteriormente, un approccio prettamente medico è stato utilizzato affinché i partecipanti fossero edotti sulla loro condizione, sui sintomi dell’abuso, sulla gestione delle crisi e dello stress e sulle loro capacità assertive (Mittal et al, 2014).

Uno studio preso in esame ha perseguito l’obbiettivo di sviluppare un programma educativo per ridurre l’auto-stigma e la vergogna tra le donne affette da una tossicodipendenza. I ricercatori si sono proposti, in prima battuta, di valutare la conoscenza delle donne riguardo alla riduzione dell’auto-stigma e della vergogna, valutare la loro sensazione di vergogna e, di conseguenza progettare e implementare un programma educativo per ridurre tale sensazione e il processo di auto-svalutazione.

Gli autori hanno ipotizzato che, al termine del programma educativo, si sarebbe assistito ad un considerevole miglioramento degli aspetti sopracitati e i risultati hanno confermato le aspettative.

Difatti, a seguito dell’intervento, i livelli di auto-stigma e vergogna delle 30 donne partecipanti, si erano notevolmente ridotti. Questi risultati possono essere dovuti all’aumento della consapevolezza del campione, nonché al fatto che le sessioni del programma hanno fornito alle donne informazioni tipiche sull’abuso di sostanze, sull’auto-stigma e sulla vergogna, come le cause della dipendenza, le tipologie di stigma e le strategie utilizzabili per ridurre quest’ultimo.

Inoltre, è stato possibile ridurre i sentimenti di vergogna, grazie ai meccanismi di ristrutturazione cognitiva, che hanno consentito alle donne di imparare a modificare i pensieri automatici negativi e di sostituirli con pensieri adattivi.

Lo studio ha dunque dimostrato come questo protocollo possa essere una strategia di intervento efficace per ridurre la vergogna interiorizzata ed aiutare gli individui a decifrare la differenza tra “sto provando vergogna ora” e il “devo vergognarmi di me stesso”.

Gli autori hanno sottolineato come sia necessario implementare il programma sviluppato su una scala più ampia, al fine di poter confermare i suoi effetti positivi e il suo miglioramento.

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