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Definire il vuoto: quali sono le caratteristiche e le declinazioni della sensazione di vuoto nei disturbi psicologici?

È importante considerare le relazioni tra la sensazione di vuoto ed altri stati affettivi: quali sono le evidenze e le caratteristiche di tale legame?

Di Eleonora Galletti

Pubblicato il 22 Set. 2021

Aggiornato il 23 Set. 2021 11:33

D’Agostino e colleghi (2020) attraverso una revisione hanno definito la sensazione di vuoto come uno stato emotivo complesso e negativo, vissuto in modi diversi in base alle peculiarità di ciascun individuo.

 

La sensazione di vuoto è molto diffusa nella popolazione clinica. Ad esempio, nella quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), questa condizione è stata inclusa come criterio diagnostico per il disturbo borderline di personalità (BPD) (American Psychiatric Association, APA, 2013). Contemporaneamente, studi scientifici hanno dimostrato come la sensazione cronica di vuoto sia sperimentata dal 26%-34% dei pazienti con disturbi mentali diversi dal BPD (Klonsky, 2008). Questo fenomeno è infatti frequente anche nelle persone con disturbo narcisistico di personalità, (Elsner et al., 2018; Kernberg, 1975; Svrakic, 1985) schizofrenia (Stanghellini, 2009; Zandersend & Parnas, 2019), e depressione (Rhodes et al., 2019; Westen et al., 1992); inoltre, la sensazione di vuoto è stata associata a comportamenti autolesionistici e suicidi (Klonsky, 2008; Blasco-Fontecilla et al., 2013).

D’Agostino e colleghi, nella loro revisione incentrata su 72 recenti articoli sull’argomento, hanno definito la sensazione di vuoto come uno stato emotivo complesso e negativo, vissuto in modi diversi in base alle peculiarità di ciascun individuo (D’Agostino et al., 2020). Gli autori hanno sottolineato come questa sensazione includa una componente fisica, una componente di solitudine o disconnessione sociale, e una componente di profondo senso di insoddisfazione personale, o mancanza di obiettivi. La sensazione di vuoto è inoltre risultata strettamente correlata ad altri stati emotivi, come disforia, noia, solitudine e apatia, ed è stato evidenziato come, in una certa misura, sia sovrapposta ad essi. A differenza di alcuni stati emotivi correlati, questo fenomeno non è caratterizzato da una chiara tendenza alla naturale risoluzione, fattore che può aiutare a spiegare la sua persistenza nel tempo (D’Agostino et al., 2020).

La durata e le modalità di mantenimento di questa condizione svolgono un ruolo chiave nella sua declinazione nei differenti disturbi. Rimane però incerto se i sentimenti di vuoto cronici e acuti si riferiscano allo stesso stato affettivo e se abbiano un impatto simile sul soggetto che li sperimenta. Solitamente, si presume che la sensazione cronica di vuoto sia maggiormente caratteristica dei disturbi di personalità, e in particolare del cluster che racchiude disturbi caratterizzati da drammaticità ed eccentricità, come il disturbo borderline, mentre è più probabile che si incontri una sensazione di vuoto acuta o intermittente in soggetti con disturbi dell’umore, come la depressione (D’Agostino et al., 2020).

È altresì importante considerare le relazioni tra la sensazione di vuoto ed altri stati affettivi: quali evidenze riportate dalla letteratura sono importanti per determinare le caratteristiche di tale legame? Quali interrogativi è importante porre alla comunità scientifica per conoscere in maniera approfondita la manifestazione della sensazione di vuoto?

La revisione di D’Agostino e collaboratori ha indagato su somiglianze e differenze tra sensazione di vuoto e disforia, noia, solitudine ed apatia. Una linea di indagine per identificare una risposta accurata potrebbe essere quella di accertare in che modo questi stati si manifestino e se le loro relazioni siano mediate da alcuni altri fattori. Gli autori della revisione, ad esempio, hanno posto un interrogativo al quale potrebbero rispondere future ricerche, quale: la relazione tra la sensazione di vuoto e la disforia nel BPD è mediata dalla diffusione dell’identità, sintomo che caratterizza i soggetti che non hanno un’identità ben definita? Del resto, sarebbe importante indagare sui modi in cui il sentimento di vuoto interagisce con altri stati affettivi nel contesto delle altre forme specifiche di psicopatologia. Ad esempio, resta da accertare in che modo specifico la sensazione di vuoto sia correlata alla disforia nel BPD, ma soprattutto se questa interazione sia unicamente relativa a questa tipologia di disturbo (D’Agostino et al., 2020).

Gli esperti hanno inoltre asserito che dalla letteratura è possibile dedurre che i sentimenti di vuoto e solitudine possono essere associati in modo univoco nella depressione, essendo inoltre correlati allo stesso senso di indegnità e di isolamento di fondo. Queste sensazioni hanno la tendenza a “risolvere” se stesse, ovvero ad apparire e svanire in breve tempo autonomamente, ma non è ancora chiaro se anche la sensazione di vuoto possa diminuire o dissolversi con le stesse modalità (D’Agostino et al., 2020).

Per ciò che concerne l’apatia, o il torpore, essi possono condividere con la sensazione di vuoto un effetto di “ottundimento” ed un temporaneo evitamento difensivo del dolore, che può verificarsi nei contesti di depressione, lutto, esperienze traumatiche, stati dissociativi o schizofrenia (D’Agostino et al., 2020).

In conclusione, gli autori dello studio sottolineano la necessità di affinare la concettualizzazione multidimensionale della sensazione di vuoto e di comprenderne meglio le manifestazioni e le relazioni con le altre emozioni all’interno delle varie forme di psicopatologia. Ciò potrebbe permettere di creare nuove modalità di terapia per trattare questa sintomatologia pervasiva e potenzialmente pericolosa per la popolazione clinica.

 

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