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La sertralina è una strategia farmacologica efficace per la disregolazione emotiva?

A seguito del trattamento farmacologico con sertralina, i pazienti sembrano riportare minore disregolazione, con livelli inferiori di rabbia e aggressività

Di Arianna Belloli

Pubblicato il 16 Set. 2021

Un ampio filone di ricerca ha permesso di concludere che le disfunzioni a carico della trasmissione serotoninergica sono generalmente associate alla disregolazione emotiva e/o comportamentale (Coccaro et al., 2015; Manchia et al., 2017).

 

L’ipotesi serotoninergica è, però, integrata in un modello esplicativo più ampio per spiegare la propensione alla disregolazione, il quale considera l’importanza di tale sistema neurotrasmettitoriale, ma anche le sue interazioni con altri sistemi neurobiologici (es. vasopressina, ossitocina, adrenalina, noradrenalina ecc.), fattori ormonali, fattori contestuali (status socio-economico, qualità di vita ecc.) e risorse individuali, come empatia, resilienza e problem solving (Romero-Martínez et al., 2019). Pertanto, le sostanze che aiutano a regolare il sistema serotoninergico potrebbero offrire un’interessante opportunità per favorire e massimizzare il controllo emotivo e comportamentale. A questo proposito, è stato suggerito che gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) potrebbero ridurre la tendenza alla disregolazione (Bouvy & Liem, 2012), con una tempistica media di circa otto settimane di trattamento continuo.

Sebbene gli SSRI presentino un meccanismo d’azione relativamente comune, è noto che questa famiglia di psicofarmaci differisce in diversi aspetti, come l’efficacia e la tollerabilità; motivo che rafforza l’importanza di analizzare ciascuno di questi antidepressivi separatamente. Ad esempio, la fluoxetina è uno degli SSRI più noti, ma la sertralina è generalmente meglio tollerata e i suoi effetti tendono a presentarsi anticipatamente e con minor effetti collaterali rispetto alla fluoxetina. Sorprendentemente è stato dimostrato che, a seguito del trattamento farmacologico con sertralina, i pazienti hanno riportato livelli di rabbia e aggressività inferiori rispetto a quelli che hanno ricevuto fluoxetina, rafforzando la necessità di focalizzare l’attenzione in modo specifico sulla sertralina (Cipriani et al., 2018). L’aumento della disponibilità di serotonina per un periodo di tempo prolungato comporta numerosi cambiamenti cerebrali adattativi, implicando, dunque, una maggiore trasmissione serotoninergica. Infine, va notato che, rispetto ad altri SSRI, la sertralina non presenta effetti sedativi, a causa dell’assenza di affinità per i recettori H1 muscarinici e istaminici cerebrali (Mnie-Filali et al., 2013).

Da una cospicua revisione della letteratura, è emersa l’unanimità nel concludere che un’ampia percentuale di pazienti con elevata disregolazione ha risposto in modo soddisfacente al trattamento con sertralina, con significativo decremento di rabbia e irritabilità dopo diverse settimane di trattamento (circa 2 settimane). Risulta, tuttavia, necessario aumentare le dosi dopo mesi di trattamento, per evitare di esaurirne gli effetti. I risultati emersi confermano l’ipotesi che la sertralina sia una strategia farmacologica efficace per la disregolazione emotiva e/o comportamentale in un ampio spettro della psicopatologia e non soltanto nei disturbi depressivi (disturbo depressivo maggiore, disturbo depressivo persistente, ecc.), come ad esempio: disturbi dello spettro autistico, disturbi di personalità (in particolar modo disturbo borderline di personalità), disturbo da stress post-traumatico e molte altre categorie diagnostiche (Romero-Martínez et al., 2019).

Ha senso immaginare che i miglioramenti dei livelli di rabbia possano essere spiegati dalla remissione delle fasi depressive o dagli effetti sedativi degli SSRI, ma in realtà svariati studi hanno dimostrato che la stabilizzazione timica spiega solo una piccola percentuale del cambiamento nei livelli di rabbia (Fann, Uomoto & Katon, 2000). Sono emersi risultati positivi anche in merito all’efficacia del farmaco sulla criminalità: è stata registrata non soltanto una diminuzione dell’aggressività, ma anche dell’impulsività. Pertanto, risulta eticamente e metodologicamente doveroso condurre ricerche in circostanze controllate, al fine di verificare se il trattamento è efficace o meno e facilitare il reinserimento di una popolazione ‘violenta’ (Romero-Martínez et al., 2019). Oltre a questa categoria di popolazione specifica, più in generale è emerso che la sertralina presenta risultati proficui nel controllo di rabbia e irritabilità in un’ampia percentuale di bambini e adulti caratterizzati da ricorsivi episodi di disregolazione, acuzie d’ira e agitazione psico-motoria. Un dosaggio ridotto (25-50 mg/die circa) per l’età evolutiva e uno maggiore per la popolazione adulta (da 100 a 150 mg/die circa) sono risultati appropriati ai fini dei risultati attesi, pur sempre considerando le peculiarità di ciascun paziente. Per quanto riguarda la variabile ‘genere’, non sono emerse differenze significative in merito alla sensibilità agli effetti benefici o collaterali del farmaco.

In conclusione, la revisione sistematica della letteratura in oggetto dimostra l’importanza di considerare la sertralina come uno psicofarmaco efficace al fine di ridurre la disregolazione emotiva e/o comportamentale in un’ampia popolazione (Romero-Martínez et al., 2019). Ad ogni modo, sebbene la somministrazione di SSRI sembri essere una strategia farmacologica funzionale per ridurre l’attivazione rabbiosa, risulta sempre opportuno considerare l’integrazione di una psicoterapia come coadiuvante, al fine di massimizzare l’efficacia del trattamento e la sua durata a lungo termine.

 

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