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Il ruolo della dieta mediterranea nella salute mentale e sui sintomi depressivi

Un recente studio ha indagato l’impatto della dieta mediterranea sul miglioramento di salute mentale e qualità della vita in soggetti con depressione

Di Sara Magliocca

Pubblicato il 28 Set. 2021

La depressione è uno dei disturbi mentali che provoca maggiore disabilità in termini di anni di vita persi, costituendo un grave onere in tutto il mondo con tremendi esiti personali, psicosociali e finanziari (Vos et al., 2015).

 

La depressione è anche un fattore di rischio rilevante per l’insorgenza di malattie cardiovascolari, (Rudisch & Nemeroff, 2003), ed entrambe le patologie condividono un rischio biologico sottostante costituito da infiammazione (Dowlati et al., 2010), bassi livelli di acidi grassi omega-3 (Frasure-Smith et al., 2004; Sinn & Howe, 2008) e dieta povera.

Comunemente, individui che soffrono di una psicopatologia tendono ad avere una dieta più scarsa ed una minore comprensione del ruolo che riveste lo stile di vita sulla salute e sul benessere mentale (Parletta, Aljeesh, et al., 2016).

La dieta mediterranea, protettiva verso l’insorgenza di patologie cardiovascolari (Nordmann et al., 2011) ed associata ad un minor rischio di depressione (Psaltopoulou et al., 2013), è caratterizzata da un elevato apporto di alimenti vegetali (verdura, frutta, legumi, noci, semi, olive, cereali integrali), olio extra vergine di oliva come principale grasso, moderato apporto di pesce, basso consumo di dolciumi, carni rosse e alimenti elaborati (Bach-Faig et al., 2011).

Cambiare i comportamenti dietetici ormai consolidati nella popolazione è una sfida, soprattutto per alcuni fattori secondari, come una dipendenza da cibi ad alto contenuto di grassi e zuccheri (Johnson & Kenny, 2010). Inoltre le società occidentalizzate promuovono il consumo di cibo d’asporto e ultra-elaborato che, non solo provoca conseguenze disastrose sulla salute, ma influisce sulla possibilità per le persone di trarre benefici dall’intero processo di produzione e consumazione del pasto in contesto conviviale. Con l’incremento delle malattie fisiche e croniche, tornare alle origini promuovendo abilità culinarie e pasti in famiglia, potrebbe essere un approccio potente ai fini preventivi.

Promuovere una dieta mediterranea non apporta unicamente benefici alla salute, ma essendo altamente appetibile, è sostenibile, contribuendo ad uno stile di vita sano nel tempo (Bach-Faig et al., 2011).

Parletta et al. (2019), hanno indagato l’impatto della dieta mediterranea sul miglioramento della salute mentale e qualità della vita in un campione di 152 adulti che soffrivano di sintomi depressivi. Poiché gli individui affetti da psicopatologia tendono ad avere livelli particolarmente bassi di acidi grassi polinsaturi omega-3 (Parletta, Zarnowiecki, et al., 2016), la dieta è stata integrata con olio di pesce.

Gli individui sono stati randomizzati in due gruppi per 3 mesi: uno che seguiva il regime mediterraneo con laboratori di cucina, interventi di educazione nutrizionale ed integrazione con olio di pesce; l’altro, ovvero il gruppo di controllo, che frequentava gruppi sociali, durante i quali venivano forniti cibi meno salutari.

Alla baseline, 3 e 6 mesi dopo sono stati valutati: gli stati emotivi negativi di depressione, ansia e stress (Depression Anxiety Stress Scale), la qualità della vita (Assessment of Quality of Life), le emozioni positive e negative (Positive and Negative Affect Scale), il livello di aderenza alla dieta mediterranea (Mediterranean diet questionnaire), la varietà del consumo di frutta e verdura ed il livello di acidi grassi omega-3.

In tre mesi, i soggetti del gruppo sperimentale avevano incrementato l’assunzione di verdura (inclusa maggiore varietà), frutta, cereali integrali, noci, legumi, riducendo l’assunzione di snack industriali e carne/pollo, migliorando complessivamente la qualità della dieta per 6 mesi.

Sebbene per 6 mesi la salute mentale era migliorata sia nel gruppo sperimentale che di controllo, coloro che avevano aderito alla dieta mediterranea riportavano miglioramenti significativamente maggiori nei sintomi depressivi e nella qualità della vita correlata alla salute mentale. L’entità del beneficio è stata piuttosto ampia: il 60% delle persone ha riportato una riduzione della gravità della depressione, il 72% di ansia e il 69% di stress percepito. Questi esiti sono in stretta associazione al miglioramento dietetico, in particolare grazie alla varietà di verdura e frutta, l’assunzione di legumi e noci, e più globalmente all’aderenza alla dieta mediterranea con un consumo ridotto di snack, cibo da asporto e carne.

Il miglioramento della salute mentale emerso in entrambi i campioni è in parte attribuibile alla componente di coinvolgimento sociale, ovvero l’esposizione a laboratori collettivi e grazie alla dinamica di aiuto reciproco che si era instaurata. Infatti, il supporto tra pari nel gruppo è efficace nel trattamento della depressione similmente alla psicoterapia (Pfeiffer et al., 2011).

Facilitatore del cambiamento di abitudini dietetiche è stata la fornitura di cibo gratuito, che ha ridotto al minimo le resistenze, ma al contempo impostato valori predefiniti e desiderabili (Loewenstein et al., 2007).

Oltre alla definizione degli obiettivi, l’esposizione continua aumentava la familiarità verso cibi considerati più sani, e quindi il loro gradimento e preferenza (Cooke, 2007).

Anche l’apprendimento delle abilità culinarie di base e delle ricette aveva sostenuto il cambiamento, potenzialmente mantenibile nel lungo termine, incentivando scelte alimentari più sane (Larson et al., 2006).

Nell’indagine non era emersa alcuna correlazione significativa tra l’aumento di omega-3 e il miglioramento dei sintomi depressivi. Probabilmente, ottimizzare l’intera dieta apporta benefici di gran lunga maggiori nella salute mentale rispetto a qualsiasi nutriente impiegato da solo (Parletta et al., 2013).

Il miglioramento della salute mentale legato alla dieta rimanda a meccanismi biologici sottostanti, che sono stati ampiamente descritti. I nutrienti (vitamine, minerali, grassi polinsaturi e amminoacidi), oltre a supportare una vasta quantità di funzioni biologiche (come sintesi dei neurotrasmettitori, segnalazione cellulare, mantenimento della guaina mielinica, metabolismo del glucosio e dei lipidi, funzione mitocondriale e prevenzione dell’ossidazione), sono essenziali per la struttura cerebrale ed il funzionamento sano della mente (Kaplan et al., 2007, 2015).

Inoltre, alla base di una cattiva salute fisica ci sono fattori correlati all’alimentazione come infiammazione, intolleranza al glucosio, alterazioni del flusso sanguigno e stress ossidativo, che influiscono sul benessere mentale (Kaplan et al., 2015; Parletta et al., 2013; Sinn & Howe, 2008).

Nonostante siano necessari ulteriori studi per valutare la sostenibilità a lungo termine dei cambiamenti dietetici e nella riduzione dei sintomi depressivi, questa indagine ha messo in luce l’importante ruolo della dieta nel mantenimento della salute mentale.

 

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