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Il ritiro sociale negli adolescenti (2019) a cura di Matteo Lancini – Recensione del libro

Il libro Il ritiro sociale negli adolescenti ci porta ad approfondire la dipendenza da Internet e il ritiro sociale e cosa possiamo fare per prevenirli

Di Chiara Cilardo

Pubblicato il 09 Lug. 2021

Il libro Il ritiro sociale negli adolescenti ci propone una lettura in chiave psicodinamica dell’utilizzo in età adolescenziale della rete, suggerendoci come riconoscere ed affrontare sintomi di malessere o disagio.

 

Grazie alla loro esperienza di oltre un decennio in ricerca, formazione e clinica in ambito adolescenziale, gli autori ci forniscono una prospettiva sui più recenti – noti e meno noti – fenomeni cui vanno incontro i giovani in rete: cyberbullismo, sexting, gaming, relazioni virtuali, cybersuicidio e ritiro sociale. Senza però mettere da parte gli usi adattivi di Internet e le funzioni e i bisogni cui può rispondere efficacemente, ci propongono approfondimenti e spunti per intercettare eventuali criticità e ci suggeriscono possibili linee di intervento.

Lancini e colleghi affiancano il lavoro di ricerca a quello clinico presso l’Istituto Minotauro di Milano, dove hanno sviluppato modelli di intervento, in parte esposti in questo libro, in particolare, linee guida per il trattamento di ragazzi che manifestano un ritiro sociale.

La solitudine di una generazione iperconnessa

Con questa frase gli autori ci invitano ad una prima riflessione. Siamo sicuri che essere perennemente connessi voglia dire essere veramente con gli altri?

Social network, chat, servizi di streaming, videogiochi e tanti altri: gli ambienti virtuali sono tantissimi ed in tutti si può avere un proprio spazio personale così come la condivisione di esperienze. Pensiamo per esempio ad Amazon Party che consente di vedere una serie tv o un film insieme ad altri nello stesso momento, ognuno dalla propria casa.

Siamo veramente con loro o siamo soli con qualcun altro?

La parola iperconnessione porta alla mente anche la quantità. Ragionare solo contando il numero di ore online poteva aver senso fino a qualche anno fa, quando un parametro quantitativo – il numero di ore appunto – era già un buon indizio per definire patologico l’uso di Internet.

Adesso che essere connessi è parte integrante delle nostre vite e – soprattutto a seguito della pandemia – il processo di digitalizzazione ha subito una notevole accelerazione, la questione è definitivamente passata dal quanto al come, dalla quantità alla qualità.

Come siamo online? E, soprattutto, come sono online gli adolescenti? Che funzione hanno le esperienze virtuali per loro? Come sostengono la realizzazione dei compiti di sviluppo? Che significato hanno?

Adolescenti in rete, non solo ritiro sociale

Da circa quindici anni, con attività di formazione, ricerca e pratica clinica, l’équipe dell’Istituto Minotauro si interessa di adolescenti, Internet e dell’impatto che le nuove tecnologie possono avere sullo sviluppo.

Il libro di Lancini e del gruppo di lavoro fa tesoro di questa esperienza e ci porta attraverso quattro sezioni ad approfondire la definizione clinica di disturbo da dipendenza da Internet, a conoscere i principali ambienti virtuali, le caratteristiche e le particolarità del ritiro sociale e, infine, ci porta a riflettere su cosa possiamo fare per prevenire ed agire in queste circostanze.

La prima parte si apre con la descrizione più recente dell’Internet addiction disorder in modo da chiarire al lettore cosa a livello nosografico distingue l’utilizzo patologico da quello che non lo è; a seguire, gli autori illustrano una carrellata dei principali ambienti della vita virtuale, dai videogiochi ai social network. Il testo è ricco di dati aggiornati con le più recenti statistiche riguardo tutti i fenomeni trattati.

La seconda sezione del libro approfondisce il significato evolutivo della sovraesposizione digitale per lo sviluppo identitario, con particolare attenzione a fenomeni quali sexting, cyberbullismo e selfie death.

Il ritiro sociale occupa la terza parte del libro. Qui viene presentato il modello di inquadramento e trattamento del ritiro sociale in adolescenza, corroborato da casi clinici come esemplificazione della pratica clinica.

Infine, l’ultima parte chiude il libro con spunti di riflessione sulla responsabilità delle figure adulte nel riconoscere e prendere in carico situazioni di solitudini iperconnesse: l’invito è quello di essere più consapevoli di come l’educazione e la formazione dei più piccoli passi anche dagli adulti a loro più vicini, in famiglia come a scuola, adulti che fungono da modelli di identificazione anche per quanto riguarda l’utilizzo dei mezzi digitali.

D’altra parte, come non si può attribuire solo agli adulti di riferimento la funzione educativa, così non si può delegare solo ad Internet ed alle tecnologie la formazione: si tratta di molteplici elementi che concorrono insieme nel co-creare il contesto emotivo ed educativo.

In questa sezione sono riportati anche alcuni interventi realizzati dal gruppo di lavoro dell’Istituto Minotauro negli ultimi anni e vengono mostrate alcune esperienze in ambito scolastico.

Una responsabilità condivisa

Non si tratta quindi di demonizzare un singolo agente o attività; l’obiettivo è incrementare la consapevolezza delle nuove opportunità che offre la tecnologia, individuare e valorizzare le risorse, ridurre i rischi per aiutare i più giovani nell’uso adattivo degli ambienti virtuali.

Cambiano le epoche e i mezzi a disposizione ma non mutano i compiti evolutivi che ogni adolescente si trova a dover affrontare: sta agli adulti accompagnarli nel percorso di crescita. Spetta alle figure adulte di riferimento guidare i giovani nel processo di rielaborazione delle esperienze virtuali, individuare segnali di crisi o dipendenza, dare un senso coerente ai loro vissuti.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Lancini, M. (2019). Il ritiro sociale negli adolescenti. La solitudine di una generazione iperconnessa. Raffaello Cortina Editore.
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