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Lorenzo tra le nuvole. Educazione, scuola e adolescenza – Intervista con l’autore Marco Pontis

"Lorenzo tra le nuvole" racconta la storia di un adolescente nel 2021, è stato scritto col desiderio di sensibilizzare alla valorizzazione di tutte le differenze

Di Ilaria Cosimetti

Pubblicato il 07 Giu. 2021

Aggiornato il 16 Giu. 2021 14:54

“Lorenzo tra le nuvole” è stato scritto con il desiderio di sensibilizzare i docenti, i genitori e tutta la comunità educante sul tema della conoscenza, del rispetto e della valorizzazione di tutte le differenze al fine di prevenire episodi di bullismo, cyberbullismo, violenza e discriminazione di ogni genere. 

 

 Intervistatrice (I): “Lorenzo tra le nuvole” offre una visione critica sulla società contemporanea che sembra essersi disimpegnata dal ruolo educativo nei confronti delle nuove generazioni. Chi è Lorenzo e perché è proprio lui ad accompagnarci in questa riflessione?

Marco Pontis (MP): Lorenzo è un adolescente intrappolato nel 2021 e, come tante altre ragazze e ragazzi della sua età, da inizio Pandemia ad oggi, sta vivendo la sua adolescenza rinchiuso in casa, o quasi, di fronte allo schermo di un computer, di uno smartphone o della tv, talvolta raggomitolato in posizioni improbabili durante la frequenza di interminabili ed estenuanti lezioni in Didattica a Distanza (DAD) o Didattica Digitale Integrata (DDI). Incontra ormai raramente solo alcuni fra i pochi amici che frequentava spesso in precedenza, generalmente la sera e non pratica più sport. Lorenzo ultimamente si sente profondamente solo, forse troppo solo, ma non ha il coraggio di dirlo a nessuno. Si è iscritto a diversi gruppi di discussione online e segue assiduamente diversi youtuber che si occupano di giochi per la Play, musica aborigena o fisica quantistica, ma tutto ciò non riesce a lenire nemmeno un poco la sua inaspettata sofferenza anzi, a volte, sembra addirittura accrescerla. Per buona parte del suo tempo ha spesso il capo chino su un quaderno o su un libro e, naturalmente, sul suo iPhone, da cui non si separa mai. Talvolta resta quasi ipnotizzato di fonte al suo piccolo schermo luminoso, sporadicamente sembra quasi inebriato dal grondare di like che rinforzano, apparentemente, la sua fragile autostima, e non smette di “scrollarlo” ossessivamente in attesa che arrivi qualche nuova notifica su Instagram, Whatsapp, TikTok, Telegram, Facebook, Messenger o in qualche altra App che, per rispetto o semplicemente per delicatezza, è meglio qui non rivelare. Non si sa mai, – anche i muri hanno orecchi in questa piccola città – dice lui stesso. Chi meglio di lui può accompagnarci in questa riflessione?

I: Per diversi giorni “Lorenzo tra le nuvole”, uscito appena un mese fa, è stato al primo posto tra i Bestseller Amazon in Racconti e in soli cinque giorni (Amazon consente di rendere l’e-book disponibile gratuitamente da uno a cinque giorni massimo) in cui lei ha deciso di rendere l’e-book gratuitamente scaricabile, è stato scaricato da oltre 700 lettori. 

Numerose le recensioni positive degli esperti in ambito pedagogico e psicologico, prof. D. Ianes ad esempio scrive:  «La Spoon River della Dichiarazione dei Diritti Umani e delle molte vittime dei pregiudizi e delle crudeltà sociali: con amore feroce Marco ce li fa trovare sulla collina, morti ma così vivi…». Si aspettava un successo del genere? 

MP: Assolutamente no, dopo aver reso disponibile l’e-book gratuitamente sono andato a dormire, la mattina successiva ho notato con vera sorpresa che in poche ore oltre 100 persone avevano già scaricato o letto il libro (che è e sarà sempre disponibile gratuitamente su Kindle Unlimited).

Sono davvero grato per i tanti e bellissimi pensieri che le ragazze e i ragazzi, i genitori, i docenti e gli amici mi stanno inviando via social e sulla pagina Amazon del testo. Il vero successo per me è avere la meravigliosa possibilità di comprendere le emozioni e le riflessioni che Lorenzo sta suscitando nei diversi lettori, alcune davvero toccanti e preziose . Questa è un’autentica meraviglia, così come lo è l’operato concreto di tanti giovani e meno giovani che si stanno unendo per difendere l’ambiente, i diritti degli animali e di tutte le donne e gli uomini del pianeta, superando pregiudizi e barriere di ogni tipo. Poter vedere con i miei occhi oggi così tante persone, anche giovanissime, che sono già in cammino o si stanno mettendo in moto per cercare di migliorare questa società attraverso piccole azioni quotidiane, forme di collaborazione in rete, unione fra individui, famiglie, popoli, culture, modalità di funzionamento neurodiverse, neurodivergenti, atipiche o laterali, mi riempiono il cuore di gioia e mi fanno credere ancor più che i nostri ragazzi possono farcela, nonostante le loro molteplici difficoltà e fragilità, poiché hanno delle risorse e delle potenzialità magnifiche e straordinarie, sta a noi educatori aiutarli a scoprirle, conoscerle, esplorarle e valorizzarle. E se non ora, quando?

I: “Lorenzo tra le nuvole” il 3 aprile scorso ha iniziato un viaggio in tutta la penisola e ha già raggiunto tante scuole, associazioni, famiglie, insegnanti, studenti universitari. Questo tour simbolico e gratuito è partito da Bologna e, ad oggi, oltre all’Emilia Romagna, ha raggiunto la Calabria, la Sicilia e a breve sarà in Veneto e in Sardegna, può dirci qualcosa di più su questo progetto? 

MP: Il viaggio di Lorenzo in tutte le regioni d’Italia ha proprio lo scopo di sensibilizzare i docenti, i genitori e tutta la comunità educante sul tema della conoscenza, del rispetto e della valorizzazione di tutte le differenze al fine di prevenire episodi di bullismo, cyberbullismo, violenza e discriminazione di ogni genere.

Siamo partiti con un primo webinar gratuito e aperto a tutti con Marco Francioni e gli amici dell’Associazione Bambini e Genitori di Bologna per poi essere il giorno successivo a Petrosino in Sicilia presso L’Istituto Comprensivo «Gesualdo Nosengo» Scuola Polo per l’Inclusione per la provincia di Trapani per discutere di bisogni educativi speciali, didattica inclusiva e prevenzione del bullismo-cyberbullismo.

Siamo poi tornati in Emilia, a Rimini, per discutere di questi temi con i genitori dell’associazione Linkaut e volati il giorno successivo a Crotone, in Calabria, per dialogare con Teresa Manes, un’autrice e una donna straordinaria (tra le sue più recenti pubblicazioni: Andrea oltre il pantalone rosa, Graus Editore, Punto e a capo. La vita dopo il suicidio di mio figlio, Erickson Edizioni e Un’alba nuova, Graus Edizioni) e presentare ufficialmente al pubblico «Lorenzo tra le nuvole». Qualche minuto dopo ho raggiunto gli studenti del Corso di Specializzazione per il Sostegno didattico dell’Università di Catania con la prof.ssa Paolina Mulé, direttrice del corso, e il prof. Giovanni Savia, docente di Pedagogia e Didattica Inclusiva e autore del bellissimo testo Universal Design for Learning. La Progettazione Universale per l’Apprendimento per una didattica inclusiva, Edizioni Erickson.

Mercoledì 21 aprile siamo volati invece in Sardegna per parlare di Bisogni Educativi Speciali in tempi di Pandemia, insieme a Monia Satta, pedagogista e presidente di Akròasis APS per dare il via a un interessante ciclo di seminari gratuiti e aperti a tutti, organizzati dall’Assessorato alle Politiche Sociali e dall’Ufficio Politiche Familiari del Comune di Alghero, per supportare la comunità educante in questo lungo periodo di crisi dovuta all’emergenza sanitaria ancora in corso.

Prossimamente saremo inoltre in diretta con Davide Ferraro, referente arte, spettacolo e cultura dell’Associazione Arcigay Vicenza sulla pagina Instagram WHY NOT che ha l’obiettivo di diffondere la cultura LGBT attraverso le parole, le emozioni e i racconti di tanti ragazzi e ragazze, scrittori, scienziati, registi, divulgatori scientifici, cantanti e non solo.

Se condividete i valori di Lorenzo (e ancor più se non li condividete ancora), di equità, giustizia, fratellanza universale, cooperazione internazionale, valorizzazione di tutte le differenze umane e rispetto dei diritti di tutti, unitevi alla nostra carovana! Più siamo «diversi» e più le nostre differenze arricchiranno l’intero gruppo!

I: Parlando di educazione non si può non guardare alla scuola con preoccupazioneLorenzo si chiede:

«perché la maggior parte dei docenti (non tutti per fortuna perché alcuni di loro sono dei veri supereroi che salvano quotidianamente tantissime vite) considera i suoi allievi degli automi che, varcata la soglia dell’aula, devono resettare tutto ciò che è successo sino a un attimo prima nelle loro case, nelle loro famiglie, nella vita reale, dissociandosi dal loro carico per dedicarsi ad apprendere diligentemente l’italiano, la storia o la fisica?»

Lei che è un educatore di grande esperienza e che conosce la realtà scolastica dall’interno può darci delle risposte a questa domanda?

MP: Problema chiaramente complesso e multisfaccettato che, come tutti i problemi complicati, merita una risposta articolata che non sarà certamente esaustiva: in primo luogo è un problema che ha a che fare con le modalità di reclutamento dei docenti. E’ oggi impensabile poter insegnare ai bambini/ragazzi in via di formazione conoscendo, pur approfonditamente, solo la propria disciplina di insegnamento, senza avere delle competenze specifiche e forti di Didattica, Didattica inclusiva, Pedagogia generale, Pedagogia speciale, Psicologia dell’Educazione, ecc. Attraverso il racconto di alcune intime esperienze personali, Lorenzo cercherà anche di farci comprendere il perché. Spesso, nessuno ha insegnato ai docenti nemmeno “come” insegnare agli alunni i principi, i contenuti e gli strumenti relativi alla propria disciplina e alcuni di loro semplicemente “improvvisano”, ignorano e talvolta si trincerano dietro fantomatiche necessità, come quella di portare avanti il famigerato “Programma Ministeriale” che chiaramente non esiste più da tempo. Vorrei però sottolineare che già oggi, nella scuola italiana, esistono tantissimi insegnanti umani, preparati, in continua formazione, competenti, professionali e preziosi che ogni giorno svolgono un lavoro meraviglioso per e con i loro alunni, salvando spesso anche tantissime vite nell’indifferenza totale di molti altri loro colleghi.

 La formazione (iniziale, continua e permanente) dei docenti curricolari e di quelli specializzati per il sostegno dovrebbe oggi essere comune e condivisa con tutte le altri importanti figure professionali (pedagogisti, psicologi, educatori, assistenti all’autonomia e alla comunicazione) che si prendono cura dell’alunno anche in contesti extrascolastici. Una formazione teorico-pratica, multidisciplinare, che sia in grado di fornire loro competenze specifiche, immediatamente spendibili nella didattica quotidiana, per riuscire a predisporre delle lezioni accessibili e inclusive per tutti (alunni con disabilità, con disturbi specifici di apprendimento o con altri bisogni educativi speciali anche soltanto temporanei) secondo i prIncipi dell’Universal Design for Learning (UDL), rappresentando dunque le diverse informazioni in svariati formati (che consentono la massima adattabilità allo studente), garantendo percorsi multipli e differenti possibilità di espressione, fornendo a ciascun alunno modalità diversificate e molteplici mezzi di coinvolgimento (interattività, collaborazione in gruppo, tutoring, auto-apprendimento) per innalzare la motivazione intrinseca ad apprendere e favorire il collegamento delle nuove conoscenze/abilità/competenze con quelle pregresse.

I: E sull’educazione sessuale oggi nelle scuole cosa possiamo dire? 

Purtroppo quasi non esiste ancora. È oggi davvero urgente predisporre e realizzare percorsi di educazione alle emozioni ed al lavoro cooperativo, di sensibilizzazione e formazione alla conoscenza, al rispetto ed alla valorizzazione di tutte le diversità individuali, dedicati non solo agli alunni ma anche ai loro genitori, familiari ed educatori in genere. Non possiamo più aspettare. Tanti ragazzi e ragazze come Lorenzo non possono più aspettare.

La prima volta che Lorenzo ha visto un video porno aveva circa 8 anni e mezzo, glielo mostrò Michele, il suo compagno di banco, tutto tronfio, che da allora non riesce più a farne a meno e ne divora almeno una decina/ventina al giorno. A volte, li sogna pure. Da marzo scorso in poi Michele si è chiuso sempre più, ha cominciato ad avere degli strani attacchi di panico e ora pare stia seguendo una sorta di “cura” a base di benzodiazepine, suggerita da un amico che si intende di queste cose e possibile soltanto grazie al furto periodico di piccole quantità di farmaco dalle tante boccette custodite ordinatamente dentro l’armadietto del bagno dai genitori ignari.

Tutto ciò non sembrerà affatto strano o inconsueto a coloro che si occupano di educazione sul campo, lavorano quotidianamente insieme ai ragazzi e lottano, da anni, ogni giorno affinché anche, e soprattutto, a scuola tutti gli alunni possano fruire di percorsi significativi di educazione al corpo, alla cura di sé, al benessere globale, all’affettività e alla sessualità, oggi ancora praticamente assenti! Questi indispensabili percorsi devono essere multidisciplinari e possono anche essere concordati e condivisi in gruppo (genitori, familiari, insegnanti, operatori sanitari) per favorire sia nei ragazzi che nei loro educatori una maggior conoscenza, rispetto e valorizzazione di tutte le differenze individuali (bio-psico-sociali), legate ad aspetti biologici, culturali, economici, religiosi o più semplicemente alle emozioni, agli stati d’animo e ai sentimenti umani. Solo investendo fortemente in simili percorsi educativi-formativi di qualità, sarà possibile realizzare, nel corso dei prossimi anni, una concreta ed efficace prevenzione del bullismo-cyberbullismo-revengeporn, razzismo violenze o discriminazioni di qualsiasi genere, fenomeni in spaventosa e continua crescita.

I: Il libro è anche un grande richiamo alla responsabilità individuale spesso soffocata dall’omologazione e dall’adesione critica che gli adulti pretendono dai giovani nei confronti di norme e valori che loro, per primi, spesso non comprendono fino in fondo o addirittura non rispettano.

In che modo noi “grandi” possiamo riappropriarci di un ruolo educativo efficace? 

MP: I nostri adolescenti oggi navigano a vista, catapultati inesorabilmente in una realtà digitale quotidiana che fornisce certo importanti opportunità ma presenta altrettanti limiti e alcuni pericolosi rischi. In un mare di difficoltà emotive, relazionali ed economiche impreviste e “mai sperimentate prima”  cercano disperatamente di trovare un loro spazio, una loro identità e una progressiva (e sempre maggiore) autonomia. Hanno dunque, oggi più che mai, estremo bisogno di punti di riferimento educativi onesti, leali, competenti e sensibili che siano per loro degli esempi e dei punti di riferimento significativi, in famiglia, a scuola e nelle comunità. Possiamo essere efficaci solo se siamo credibili, sinceri e forniamo loro degli esempi positivi e concreti, attraverso il nostro comportamento, non solo a parole.

I ragazzi hanno bisogno di genitori, familiari, docenti ed educatori realmente “interessati” alla loro crescita, appassionati, consapevoli dell’unicità di ciascuno di loro, della necessità di personalizzare i percorsi di apprendimento in base ai loro stili cognitivi, relazionali e di apprendimento, ai punti di forza ed alle difficoltà specifiche di ciascuno, capaci di favorire l’apprendimento cooperativo e non la competitività, il lavoro collaborativo, lo sviluppo di abilità meta-cognitive e cognitivo-emotive, indispensabili oggi per affrontare la vita quotidiana e imparare prima di tutti a prendersi cura di sé e a volersi bene. Educatori capaci anche di mettersi costantemente in discussione, di osservare attentamente ciò che sta dietro la maschera di ciascuno ragazzo e insegnare prima di tutto, sin dalla scuola dell’infanzia, che ogni persona ha un immenso potenziale dentro di sé poiché è unica e diversa da tutte le altre al mondo, a prescindere dal rendimento scolastico, dalla popolarità/successo con i pari o dall’aspetto fisico e che si può cambiare e migliorare ogni giorno, superando anche delle difficoltà apparentemente insormontabili, che possiamo darci tempo e imparare a perdonarci, ad amarci sempre di più e a rispettarci davvero, giorno dopo giorno.

Vorrei ringraziare tutti voi, sperando di rincontrarci presto online o dal vivo, con questa bellissima frase di Hannah Arendt:

“L’educazione è il momento che decide se noi amiamo abbastanza il mondo da assumercene la responsabilità e salvarlo così dalla rovina, che è inevitabile senza il rinnovamento, senza l’arrivo di esseri nuovi, di giovani”.

Grazie a te Ilaria e grazie a State of Mind per questa bella opportunità di lavoro in rete per costruire una scuola e una società più equa, giusta e inclusiva per tutti!

 

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