Una recente review, pubblicata nella rivista Journal Frontiers in Psychiatry, di Zaccari V., D’arienzo M.C., Caiazzo T., Magno A., Amico G. e Mancini F., 2021, dal titolo: Narrative Review of COVID-19 Impact on Obsessive-Compulsive Disorder in Child, Adolescent and Adult Clinical Populations, analizza e sintetizza gli effetti della pandemia da COVID-19 nei pazienti affetti da Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC), attraverso un’analisi della letteratura relativa ai contributi empirici pubblicati durante il periodo di emergenza da COVID-19.
Ad oggi, in letteratura è documentato come la pandemia da COVID-19 e la conseguente quarantena, abbiano avuto un impatto significativo non solo sulla salute fisica, ma anche su quella psicologica.
Diversi studi infatti, hanno documentato come l’emergenza da COVID-19 abbia generato disagio psicologico nella popolazione generale (Cullen et al., 2020; Giallonardo et al,2020; Luo et al., 2020; Qiu et al., 2020; Serafini et al., 2020; Sugaya et al., 2020; Xiong et al., 2020; Yamamoto et al., 2020), nella popolazione clinica adulta (Hao et al., 2020; Vindegaard & Benros, 2020) così come in bambini e adolescenti (Clemens et al., 2020; Gindt et al., 2020; Golberstein, Wen & Miller, 2020; Lee, 2020; Liu, 2020), causando un peggioramento di diversi quadri clinici e un aumento delle difficoltà psicologiche. Alla luce di questi dati, che documentano l’impatto sulla salute mentale, è apparso importante analizzare in modo dettagliato l’impatto pandemico sul DOC, un quadro clinico, in alcuni casi, caratterizzato da stati mentali inclini al timore e alla probabilità di contaminazione o dalla percezione di una maggiore responsabilità nel contagiarsi o contagiare gli altri che richiamano la necessità di neutralizzare una minaccia o rischio di contaminazione esperito attraverso comportamenti compulsivi, protettivi, questi ultimi molto attenzionati nel periodo di emergenza da COVID-19 al fine di proteggersi da un possibile contagio.
La letteratura, infatti, documenta come alcuni sintomi Ossessivo-Compulsivi (OC) abbiano subito un’influenza a causa della situazione attuale, sia nella popolazione clinica adulta che in età evolutiva. Tuttavia, dall’analisi della letteratura fino a Gennaio 2021 non era disponibile un lavoro di revisione della letteratura che analizzasse in modo puntale l’impatto del COVID-19 nel DOC. A tal riguardo, l’obiettivo principale del lavoro di Zaccari et al. (2021) è stato quello di passare in rassegna gli studi empirici che hanno affrontato tale topic con lo scopo di analizzare e verificare l’impatto del COVID-19 sulla sintomatologia OC sia in termini di peggioramento clinico che di miglioramento in campioni clinici con diagnosi di DOC di adulti, adolescenti e bambini mettendo in luce anche le limitazioni.
La ricerca in letteratura è stata condotta utilizzando i principali database scientifici: PsycINFO, PsycARTICLES, MEDLINE, Scopus, Web of Science, PubMed e Google Scholar. Questa revisione ha analizzato tutti gli studi pubblicati da Gennaio 2020 a Gennaio 2021, concentrandosi sulle popolazioni cliniche di bambini, adolescenti e adulti con DOC. È stato esaminato un pool di articoli, da quali sono stati selezionati 14 studi ovvero gli studi che rispettavano tutti i criteri di eleggibilità.
Effetti del COVID-19 sui bambini, adolescenti e adulti con DOC
Dall’esame effettuato sui 14 studi, 8 studi su campioni adulti con DOC hanno messo in evidenza un peggioramento dei sintomi OC in termini di gravità mentre 2 studi hanno documentato un impatto minimo del COVID-19. Solo 1 studio, nel campione di adulti, ha rilevato un peggioramento bensì un lieve miglioramento dei sintomi OC (Pan et al. 2020). Dall’analisi di 3 studi selezionati per l’età evolutiva solo 2 hanno mostrato un peggioramento dei sintomi OC anche in presenza di un trattamento in corso (Tanir et al., 2020)
In particolare, negli adulti, è stato rilevato un peggioramento clinico dei sintomi OC (Storch et al., 2021; Benatti et al., 2020; Kuckertz et al., 2020), un aumento delle ossessioni di contaminazione e compulsioni di lavaggio (Matsunaga et al. ., 2020; Jelinek et al., 2021; Prestia et al., 2020), un aumento dei comportamenti di evitamento (Jelinek et al., 2020) e una maggiore richiesta di emergenza o consultazione psichiatrica durante il lockdown rispetto all’anno precedente (Capuzzi et al., 2020). Due studi (Plunkett et al., 2020; Chakraborty e Karmakar, 2020) hanno riscontrato una minima esacerbazione della sintomatologia OC.
Relativamente all’età evolutiva, due studi che riguardano bambini e adolescenti, documentano un peggioramento del DOC (Nissen, et al., 2020) e un aumento significativo della frequenza delle ossessioni da contaminazione, delle compulsioni di pulizia e/o lavaggio durante la pandemia, anche in presenza di un trattamento psicologico o CBT in atto (Tanir et al., 2020). Di contro, nel terzo studio incluso che riguardava l’età evolutiva (Schwartz-Lifshitz, et al., 2021), in un campione in trattamento, non è stata rilevata alcuna esacerbazione dei sintomi OC durante la prima ondata di COVID -19.
Tipologia dei sintomi ossessivo-compulsivi
Gran parte della letteratura analizzata si è focalizzata sui sintomi OC in generale senza analizzare in modo puntuale le differenze tra i sottotipi (contaminazione/lavaggio; controllo; simmetria e ordine; pensieri proibiti). Dei 14 studi esaminati, 10 di essi si sono occupati dei sottotipi di DOC (7 in pazienti adulti e 3 riguardanti bambini ed adolescenti); ad ogni modo 4 studi non hanno analizzato la relazione tra domini OCD e COVID-19 (Storch et al., 2021; Capuzzi et al., 2019; Plunkett et al., 2020; Pan et al., 2021). Alcuni autori (Jelinek et al. 2021; Matsunaga et al., 2020) hanno riscontrato un aumento della gravità dei sintomi OC, in particolare del sottotipo washer. Matsunaga et al. (2020) inoltre, in pazienti con ossessioni di tipo aggressivo, di simmetria e ordine hanno rilevato l’insorgenza di ossessioni anche di contaminazione. Similarmente, Prestia et al. (2020) hanno riportato un peggioramento significativo nella gravità del DOC durante la quarantena, Khosravani et al. (2021) hanno rilevato nello specifico: timori di contaminazione, comportamenti compulsivi di controllo e ricerca di rassicurazioni. Nello studio di Kuckertz et al. (2020) invece, l’impatto in termini di incremento di sintomi e domini specifici resta poco chiaro.
Per quanto concerne bambini e adolescenti, Tanir et al. (2020) hanno evidenziato un incremento della frequenza di ossessioni di contaminazione e compulsioni di lavaggio in un campione di bambini e adolescenti. Al contrario, Nissen et al. (2020) non hanno rilevato alcuna relazione tra COVID-19 e compulsioni di lavaggio, evidenziando, invece, che la presenza di pensieri aggressivi e rituali hanno aumentato il rischio di esperire un peggioramento dei sintomi OC.
Caratteristiche degli studi
Gli studi sottoposti a revisione presentvano tre diversi disegni di ricerca: 8 cross sectional, 5 studi longitudinali e 1 studio preliminare naturalistico. Essi riportavano i risultati dei dati raccolti durante il primo lockdown, da gennaio a Maggio 2020, in diversi paesi. Soltanto due studi hanno riportato i dati raccolti nel periodo di Giugno-Agosto 2020 (Storch, et al., 2020; Khosravani, et al., 2020) mentre lo studio di Capuzzi e colleghi (2020) ha confrontato i risultati i dati del 2019 con quelli raccolti da Gennaio-Maggio 2020. In generale, gli studi analizzati sono stati condotti su campioni con caratteristiche eterogenee. In alcuni, variabili come il sesso, l’età o la presenza di eventuali comorbidità psichiatriche non erano specificate, rendendo ancora più difficile l’interpretazione dei risultati ottenuti. Altri presentavano un ampio range di età (ad esempio, 4 -77 anni; Storch, et al., 2020). Alcuni studi sono stati condotti su un piccolo campione (N = 8; Kuckertz et al., 2020; n= 29; Schwartz- Lifshitz et al., 2021) altri su un campione più ampio (e.g., N =394 Jelinek et al., 2020; N=300 Khosravani et al., 2020).
Misure
Per il campione clinico di adulti, quasi il 60% degli articoli selezionati ha utilizzato la Yale-Brown Obsessive Compulsive Scale (Y-BOCS, Goodman et al., 1989). Diversi studi hanno optato per misure self-report, come l’Obsessive-Compulsive Inventory-Revised (OCI-R; Foa et al., 2002) utilizzato in Jelinek et al. (2021) e Khosravani et al. (2021). Due studi (Capuzzi et al., 2020; Benatti et al., 2020) hanno utilizzato solo strumenti qualitativi per valutare il peggioramento del DOC, come un colloquio psichiatrico generale e domande per identificare i principali fenotipi di ossessioni e compulsioni (Benatti et al., 2020). Altri ricercatori hanno supportato i dati quantitativi con quelli qualitativi, adottando questionari ad hoc con lo scopo di identificare la gravità del DOC, i cambiamenti nei sintomi dall’inizio del COVID-19 (Jelinek et al., 2021) e la qualità della vita durante la quarantena (Prestia et al., 2020).
Per quanto riguarda le ricerche su soggetti giovani, oltre alla Children’s Yale-Brown Obsessive Compulsive Scale (CY-BOCS, Scahill et al., 1997), sono stati adottati diversi strumenti, come la Clinical Global Impression (CGI, Busner e Targum, 2007), l’Obsessive-Compulsive Inventory-child version (OCI-CV, Foa et al., 2010), o questionari di autovalutazione qualitativi.
La metà degli studi analizzati ha optato per somministrazioni online, interviste telefoniche e sondaggi, al fine di essere in linea con le politiche governative e sanitarie.
Tipi di trattamento
I campioni hanno ricevuto diversi tipi di trattamento: trattamento farmacologico, Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT), Acceptance and Commitment Therapy (ACT), o supporto psicologico us usual. Solo due studi documentano che i pazienti hanno ricevuto un trattamento di Esposizione e Prevenzione della Risposta (ERP) durante il periodo della pandemia (Storch et al., 2020 ; Kuckertz et al., 2020). In generale, la maggior parte degli studi non ha offerto un panorama chiaro del tipo di trattamento utilizzato su tutto il campione, non specificando il tipo di intervento e la durata dello stesso, o esplicitandolo soltanto per una parte del campione.
Discussione dei risultati
I risultati della rassegna hanno documentato come i contributi empirici rispetto all’impatto del COVID-19 sulla popolazione clinica DOC siano esigui e caratterizzati da risultati controversi. Un maggior numero di studi ha indagato l’impatto sulla popolazione clinica adulta, mentre meno attenzione è stata posta in maniera specifica agli effetti su bambini e adolescenti; infatti, soltanto tre studi, si sono occupati di questo specifico target (Nissen et al., 2020; Tanir et al.,2020; Schwartz-Lifshitz et al., 2021). L’analisi della letteratura ha rivelato che il COVID-19 ha avuto un’influenza sul DOC sia in campioni clinici di adulti che in età evolutiva mettendo in luce un peggioramento o esacerbazione dei sintomi afferenti al sottotipo DOC contaminazione/lavaggio (Sulaimani & Bagadood, 2021). È plausibile che l’esacerbazione del timore ossessivo di contaminazione sia stato rinforzato dalla preoccupazione costante circa il virus e le incessanti raccomandazioni nel mantenere elevati livelli di igiene (Chaurasiya et al., 2020).
In sintesi, la rassegna documenta un impatto negativo del COVID-19 su campioni clinici con diagnosi di DOC. Tuttavia, sebbene il lavoro documenti un impatto negativo sia nei campioni clinici di adulti che in età evolutiva, il numero di studi passati in rassegna appare esiguo e sbilanciato: sono disponibili più studi su campioni di adulti che su popolazioni di bambini e adolescenti.
Inoltre, l’analisi dei dati ha fatto emergere diverse limitazioni degli studi considerati, le quali sono rilevanti al fine di porre un’adeguata riflessione sui risultati. In particolare è importante sottolineare che solo pochi studi hanno esaminato i sottotipi di DOC. Inoltre, nella maggior parte degli studi il tipo di trattamento non era ben definito. I campioni spesso erano eterogenei e caratterizzati da un’ampio range di età. Infine, non sempre è stato utilizzato lo stesso periodo di monitoraggio o misurazioni standardizzate, il che rende difficile confrontare o fare affidamento sui risultati.
I risultati indicano il bisogno di arricchire questo campo di studio riducendone le limitazioni evidenziate e sottolinea ai clinici l’importanza dell’influenza delle variabili contestuali odierne.