La letteratura ha trovato spesso delle associazioni tra carenza di sonno, insonnia e perfezionismo. Nel dettaglio, l’insonnia si associa a dubbi continui sull’azione, critiche genitoriali, preoccupazione per gli errori, standard personali elevati e perfezionismo socialmente prescritto.
I sintomi dell’insonnia, come la difficoltà ad addormentarsi e/o il risveglio mattutino, compromettono significativamente il funzionamento diurno, riducendo la qualità della vita (Kyle et al., 2010). Tale problematica, può insorgere per fattori predisponenti ed intrinseci, come la personalità individuale.
La letteratura sull’argomento ha spesso associato la carenza di sonno e l’insonnia al perfezionismo (ad es. Akram et al., 2015); ovvero la tendenza a fissare standard eccessivamente elevati per se stessi e ad impegnarsi in autovalutazioni estremamente critiche (Frost et al., 1990). Nel dettaglio, l’insonnia si associa a dubbi continui sull’azione, critiche genitoriali, preoccupazione per gli errori, standard personali elevati e perfezionismo socialmente prescritto.
Inoltre, anche la presenza di disagio emotivo (Jansson-Fröjmark & Linton, 2007), difficoltà nella regolazione emotiva (Brand et al., 2015) ed i sintomi ansiosi sono implicati nell’insonnia (Akram et al., 2015).
Gli individui con dimensioni elevate di perfezionismo, tendono a preoccuparsi eccessivamente delle conseguenze negative che la carenza di sonno può avere sulle prestazioni diurne (Lundh & Broman, 2000).
Tale atteggiamento genera un ciclo continuo di pensieri negativi costituiti da preoccupazione, ruminazione, aspettative negative e cognizioni disfunzionali riguardo il sonno (come aspettative errate sui requisiti del sonno, convinzioni esagerate sulle conseguenze diurne dell’insonnia; Morin et al., 2007), che complicano il sonno.
Inoltre, le cognizioni disfunzionali, facilitano il passaggio dall’insonnia acuta ad una forma cronica (Frost et al., 1990), in quanto interagiscono con l’elevata attivazione del sistema nervoso autonomo, generata dall’attivazione e disregolazione emotiva.
Considerando il perfezionismo legato al sonno e la presenza di deficit nella regolazione delle emozioni (Spiegelhalder et al., 2012), è probabile che coloro che mostrano tendenze perfezionistiche riportano altresì cognizioni disfunzionali legate al sonno.
Per comprendere meglio l’interazione tra questi aspetti, l’indagine di Akram et al. (2020) ha indagato il legame tra perfezionismo ed insonnia, in un campione di studenti universitari. E’ stato inoltre considerato, in questa relazione, il ruolo delle cognizioni disfunzionali legate al sonno e dei sintomi ansiosi, come fattore di mediazione che poteva influenzare la relazione.
Secondo quanto riportato nei risultati, e coerentemente con la letteratura (ad es. Akram et al., 2015), coloro che presentavano sintomi di insonnia tendevano a segnalare in concomitanza una maggiore tendenza al perfezionismo; in particolare più elevati livelli di dubbio nelle azioni quotidiane, aspettative elevate, presenza elevata di critica genitoriale e peggiore organizzazione quotidiana.
Inoltre, secondo il presente studio, nell’associazione tra perfezionismo ed insonnia influiva notevolmente la presenza di sintomi ansiosi (Jansson-Fröjmark & Linton, 2007) ma anche delle cognizioni disfunzionali riguardo al sonno.
Ad esempio; è possibile che gli individui perfezionisti (che dubitano eccessivamente delle proprie azioni e si preoccupano delle critiche dei genitori), sperimentino un aumento dell’attivazione autonomica ed emotiva durante la fase di addormentamento, ritardando l’inizio del sonno (Vincent & Walker, 2000). Questo ritardo, è ricondotto alla componente cognitiva disfunzionale, ovvero l’insorgenza di pensieri negativi, preoccupazioni e ruminazioni comunemente associati ad un pensiero di perfezionismo (Randles et al., 2010).
In effetti, la letteratura conferma che in periodi di deprivazione di sonno, coloro che hanno elevate dimensioni di perfezionismo trascorrono una quantità sproporzionata di tempo a valutare criticamente il loro sonno, le prestazioni diurne (Akram et al., 2015) e preoccupandosi esageratamente per le conseguenze di tale perdita.
La percezione che un sonno scarso ostacoli il funzionamento diurno, potrebbe far insorgere dubbi sulle azioni da compiere durante la giornata, mentre i sintomi ansiosi esacerbano le preoccupazioni preesistenti e pensieri ruminativi tra gli individui con insonnia. Emerge così un ciclo di pensieri negativi, in cui i dubbi sulle azioni e le prestazioni, passano dall’essere diurni divenire notturni, alimentando una maggiore attivazione in fase di addormentamento e ritardano il sonno (Schmidt et al., 2018).
Inoltre, tra questi individui possono emergere comportamenti compensatori per sopperire alla carenza di sonno e mirare ad un sonno “perfetto”.
Chi è perfezionista e con cognizioni disfunzionali legate al sonno, alimenta strategie comportamentali per farvi fronte, come un aumento del tempo a letto, riposandosi in diversi momenti della giornata o anticipando l’ora per andare a dormire. Tuttavia, forzare attivamente l’inizio del sonno (Baglioni et al., 2010), favorisce il passaggio dell’insonnia da un problema acuto a uno cronico.
Per quanto concerne le implicazioni cliniche, la terapia cognitivo comportamentale propria per l’insonnia (CBT-I), rischia di essere abbandonata da coloro con elevate dimensioni di perfezionismo. Questi individui possono beneficiare di una versione modificata della terapia (Johann et al., 2018), che pone maggiore enfasi sulla correzione delle convinzioni disfunzionali legate al sonno, alleviando i pensieri perfezionistici del sonno ed i sintomi ansiosi.
Agendo sulle cognizioni disfunzionali si limiteranno gli sforzi comportamentali per dormire, mentre un intervento psicoeducativo concomitante fornisce corrette informazioni di igiene del sonno, abbassando il rischio di cronicizzare una difficoltà acuta.