Il protagonista di questo caso clinico è un soggetto di 9 anni, istituzionalizzato, con ripetute esperienze di abbandono familiare in anamnesi; ciò che l’ha portato all’attenzione clinica è la manifestazione di comportamenti sessualizzati (parafilie).
In termini evolutivi il fenomeno dell’attaccamento si configura come un comportamento generato dall’acquisizione di modelli relazionali, esperiti in primis, con le figure genitoriali, che permettono al bambino di sviluppare un senso di sicurezza e accudimento, ma contemporaneamente di esplorare gradualmente la realtà circostante. L’attaccamento è, dunque, costituito dalla costante interrelazione di aspetti emotivi, cognitivi e comportamentali che favoriscono un sistema relazionale in continua evoluzione che garantisce all’individuo la possibilità di orientarsi nel mondo circostante con le figure significative e con il gruppo dei pari (Bowlby, 1996).
La mancata realizzazione di tale fenomeno implica conseguenze clinicamente rilevanti sul normosviluppo del bambino, il quale inevitabilmente continuerà a reiterare dei comportamenti relazionali disfunzionali e potenzialmente dannosi, oltre ad impattare sul riconoscimento dei suoi stati interni.
Il protagonista di questo caso clinico è un soggetto di 9 anni, istituzionalizzato, con ripetute esperienze di abbandono familiare in anamnesi; ciò che l’ha portato all’attenzione clinica è la manifestazione di comportamenti sessualizzati (parafilie), non in linea con la sua fase di sviluppo evolutiva. Per fronteggiare tale casistica complessa è stato implementato un protocollo, di matrice cognitivo-comportamentale, composto da interventi di Acceptance and Commitment Therapy (ACT) ed esercizi di Mindfulness: per lavorare sincronicamente sulla sfera della consapevolezza cognitiva e corporea (Bassani, Marchi, Menotti & Canevisio, 2020).
L’ACT appartiene alle terapie cognitivo-comportamentali di terza generazione e affonda le sue radici nell’analisi del comportamento e su un vasto programma di ricerca sperimentale sul comportamento verbale. È una forma di psicoterapia transdiagnostica, applicabile ad una vasta classe di disturbi, che fa ampio utilizzo di strategie di accettazione, al fine di incrementare la flessibilità psicologica (Hayes, 2005). Con il termine Mindfulness si fa, invece, riferimento ad una forma di pratica meditativa che focalizza l’attenzione sul momento presente, coltivando un atteggiamento aperto, curioso e non giudicante verso i propri stati interni. Il suo fulcro consiste nel prestare attenzione “momento per momento” a quello che accade nella propria esperienza, a osservare il naturale funzionamento della mente, senza ostacolare il normale fluire di pensieri, emozioni e sensazioni fisiche (Kabat-Zinn, 1994). Questo protocollo, potenziato con l’Acceptance and Commitment Therapy, è stato implementato attraverso incontri a cadenza settimanale, dalla durata di 60 minuti ciascuno.
L’assessment, eseguito in due fasi valutative (pre e post-trattamento, a due anni di distanza), è stato condotto attraverso la somministrazione delle seguenti scale cliniche, finalizzate a testare la dimensione del trauma, i comportamenti sessuali problematici e la psicopatologia dello sviluppo generale: Trauma symptom checklist for young children (TSCYC; Briere et al., 2001), nell’adattamento italiano del 2015 (Pessina et al., 2015); Child sexual behavior inventory (William et al., 2001) e Child Behavior Checklist (CBCL; Achenbach & Edelbrock, 1991). Nel corso del trattamento è stato osservato che il solo instaurarsi dell’alleanza terapeutica tra bambino e psicoterapeuta ha assunto la valenza di esperienza emozionale correttiva che ha permesso l’interiorizzazione di nuovi modelli comportamentali, estendibili anche agli altri contesti di vita, come ad esempio la scuola e la comunità residenziale in cui è collocato. Al termine del trattamento sono stati riscontrati esiti terapeutici, esigui, ma significativi; tra cui: lieve decremento della sintomatologia ansiosa e depressiva, riduzione dei livelli di rabbia e soprattutto diminuzione della preoccupazione connessa alle tematiche sessuali, nonché il comportamento problema esternalizzante che ha portato l’individuo all’attenzione clinica. Alla luce degli obiettivi terapeutici raggiunti, l’alleanza terapeutica si è configurata come fattore terapeutico aspecifico che ha inciso notevolmente sull’esito del trattamento: il bambino è riuscito ad interiorizzare i comportamenti messi in atto dal terapeuta, sino a raggiungere notevoli livelli di fiducia inaspettati (Bassani, Marchi, Menotti & Canevisio, 2020).
L’outcome clinico, emerso da questo protocollo applicato ad un single-case, si configura come l’acquisizione di abilità di controllo comportamentale, connesso allo sviluppo della sicurezza emotiva: il terapeuta, per la prima volta nella vita dell’individuo, ha offerto all’individuo la possibilità di esperire una relazione alternativa e correttiva con un adulto non trascurante e non abbandonico.