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Kit d’emergenza: una canzone per salvare una vita – Psicologia & Musica

"Kit d’emergenza" di Red Sky parla di disagio psicologico e di sofferenza, tratta un tema delicatissimo: quello del suicidio.

Di Annalisa Ortolani

Pubblicato il 19 Mag. 2021

Il cantante di Kit d’emergenza offre la sua canzone come un aiuto per tutte quelle persone che si sentono annegare nel dolore, un’ancora di salvezza a cui aggrapparsi, un abbraccio in musica.

 

Kit d’emergenza è il titolo della canzone di Red Sky, l’ultimo singolo appena uscito del cantante mascherato da alieno. Sì, perché è proprio così che egli si presenta al suo pubblico, come un alieno lontano da casa, giunto in un luogo a cui sente di non appartenere. La musica, però, è un linguaggio universale, per questo l’ha scelta come mezzo per provare a sciogliere i nodi dei suoi tanti interrogativi ancora senza risposta. Interrogativi non soltanto suoi, ma di tanti altri come lui, forse di tutti quegli umani che lo circondano e che popolano questa terra.

Andrà tutto bene

Inizia così la canzone, un testo che attraverso il rap incalza l’ascoltatore a non mollare e gli viene in soccorso in situazioni di profondo dolore e sconforto.

Ti aiuterà quelle volte che ti senti sola e preghi di non stare più così male.

Proprio come dice il titolo, si tratta di un kit d’emergenza, ovvero di qualcosa che apporti un aiuto nel momento del bisogno. Si capisce, fin dalle prime battute, che il disagio che colpisce colei a cui è indirizzata la canzone è di natura psicologica. Si parla, infatti, di

un mare che ogni giorno sembra quasi che ti voglia affogare

e di pioggia che cade incessante, dando l’idea di una situazione di profondo turbamento, in cui il soggetto si sente sopraffatto, in balia di onde che non sa controllare e provando per questo un crescente senso di soffocamento. Le persone intorno, purtroppo, spesso non riescono a essere d’aiuto e si incorre così nella difficoltà di comunicare la propria sofferenza, nascondendoci, a nostra volta, dietro una maschera che è pura apparenza:

se ci chiedono se è tutto ok, rispondiamo sempre sì, tanto non capirebbero.

C’è un profondo scollamento tra la realtà interna, quella nascosta che diventa però una realtà quotidiana, e quella esterna, percepita dalle altre persone. Si ha così un effetto di dissonanza, la percezione che il dentro non corrisponda al fuori:

sentirsi autunno durante l’estate.

Questa sensazione porta l’individuo a credere di non riuscire a adattarsi al mondo e a sentirsi profondamente fuori posto, è come se non riuscisse a stare al passo. Il riferimento alle stagioni è particolarmente calzante: quando ci si trova in uno stato depressivo profondo, è impossibile partecipare alla vita con entusiasmo, anzi, il realizzare che intorno a noi l’impulso vitale è al suo apice crea un contrasto così forte con il nostro stato d’animo da portare a un fastidio e a un abbattimento maggiori.

Vivo pensando al senso della vita ma non l’ho ancora trovato, però non mi sono ammazzato e in fondo questo lo considero un traguardo.

È una ricerca incessante di significato, di un senso che continua a non pervenire. Anche questa incapacità di trovare uno scopo alla propria esistenza porta la persona a sentirsi difettosa, inutile. Si arriva qui al tema centrale e delicatissimo della canzone, quello del suicidio. Finalmente, chi canta si pone nei confronti della ragazza come una persona che comprende il suo disagio e che, proprio per questo, può aiutarla. Li accomuna lo stesso dolore, un dolore che adesso si fa racconto, narrazione di vita che mette la propria esperienza al servizio di qualcun altro:

ci ho pensato tante volte anch’io, guardando la metro, maledicendo Dio, pensando se il terzo piano sarebbe stato abbastanza in alto, pensando se avrei mai avuto il coraggio. Questo per dirti che io ti capisco, conosco il dolore e quel precipizio, per me non è un tabù, parliamone se sei giù, ma ti prego, salvati almeno tu.

È così che alcuni pensieri non sono più una vergogna, un qualcosa da nascondere e da tenersi dentro perché nessun altro deve sapere, ma diventano oggetto di condivisione, una sofferenza che una volta esternata può diventare più leggera. Ecco che il cantante offre la sua canzone come un aiuto per tutte quelle persone che si sentono annegare nel dolore, un’ancora di salvezza a cui aggrapparsi, un abbraccio in musica e una promessa:

so che non ci crederai ma sono serio, un giorno sarai felice anche tu, davvero.

Ma l’artista compie, a mio parare, un ulteriore passo. Oltre a tendere la mano, mostra una possibile strada, una potenziale risposta a quel senso tanto cercato. La vita può essere fonte di dolore, ma questa sofferenza può assumere un significato e non essere inutile nel momento in cui può servire a far riconoscere all’altro un destino comune, a trarlo fuori dall’isolamento e aiutarlo a fare un passo verso la salvezza. Dà, in ultima analisi, dignità al dolore psicologico, alla lotta che ogni individuo si può trovare a combattere giorno dopo giorno, al coraggio che ci vuole per non spegnersi, talvolta:

stessa stella dentro al petto, e per averla tenuta accesa meriti rispetto.

 

Questa canzone sarà il tuo kit d’emergenza
per tutte quelle volte in cui ti senti persa,
metti su le cuffie e ascolta la mia voce,
respira, respira, passerà veloce

 

Il brano è disponibile gratuitamente su Spotify >> CLICCA QUI

KIT D’EMERGENZA – Guarda il video del brano di Red Sky:

 

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