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Il Dilemma della Gazzella

In risposta a depressione e sofferenza emotiva cresce sempre più il ricorso a professioni e discipline non riconosciute e afferenti all’area psicologica

Di Stefano Palmieri

Pubblicato il 28 Mag. 2021

In Italia si stima che 2,8 milioni di persone sono affette da un problema di depressione cioè il 5,4% della popolazione adulta, la metà di questi casi è associato ad un problema di ansia cronica grave che interessa 2,2 milioni di cittadini sopra i 15 anni, cioè il 4,2% della popolazione.

 

 L’ultimo rapporto ISTAT sulla salute mentale riporta che solo il 15% della popolazione adulta con disturbo depressivo o di ansia cronica grave si è rivolta allo psicologo (Rapporto sulla Salute Mentale, 2018).

La domanda: come si comporta il restante 85%?

Cresce il ricorso a professioni non riconosciute e afferenti all’area psicologica:

Tale crescita avviene nonostante la credibilità e autorevolezza riconosciute a psicologi e psicoterapeuti è nettamente superiore a quelle riferite a professioni non riconosciute e afferenti all’area psicologica quali counselor, motivatori e life coach, ecc… Allo psicologo psicoterapeuta vengono attribuite capacità di “equilibrare” (57%), “curare” (49%), “guarire” (48%) e “migliorare” (44%) ben più alte che a figure quali Counselor (22%, 9%, 9%, 23%), Life Coach (21%, 10%, 10% e 34%) e Motivatore (23%, 11%, 13% e 40%) (Indagine di Mercato sulla Psicologia Professionale in Italia, 2016).

Cresce l’interesse per le discipline orientali o trascendentali:

Si stima che oggi lo yoga in Italia sia praticato da oltre 2 milioni di persone. Gli istituti che insegnano yoga – in una delle sue innumerevoli declinazioni (Viniyoga, Hatha, Ashtanga, Vinyasa, Bikram e così via) – sono circa 2.000, numero raddoppiato negli ultimi 10 anni (Yoga, una passione per 2,5 milioni di italiani, 20 Giugno 2019).

Cresce l’interesse per l’occultismo:

Ad oggi sono circa 13 milioni i cittadini italiani che ogni anno si rivolgono a maghi, astrologi, cartomanti e veggenti, oltre 3 milioni in più rispetto al 2001 (Occultismo: ogni anno 13 milioni di italiani consultano maghi e veggenti, 1 Ottobre 2017).

Cresce il consumo di farmaci antidepressivi o ansiolitici:

La media italiana di persone che assumono una dose giornaliera di antidepressivi è pari a 39,87 ogni mille persone. Il dato è in forte crescita rispetto a quello del 2006 quando era 30,08 con un aumento, quindi, del 32,5%.  Per quanto riguarda gli ansiolitici nel 2020 c’è stato un aumento dell’acquisto di ansiolitici pari al +12% (Uso dei farmaci in Italia Rapporto Nazionale, 2019).

Quali sono i bisogni ignorati dalla psicologia?

 La percezione della popolazione è che la psicologia/psicoterapia si occupi esclusivamente di malattie e non del male di vivere o di dolori esistenziali. Ed ecco che la conseguenza di tale ragionamento si manifesta nella convinzione che la figura dello psicologo/psicoterapeuta intervenga in una situazione di malessere e si prenda cura di un danno, mentre per risolvere problemi della sfera esistenziale e sentimentale o legati ad una sfera più ampia di benessere psico/fisico o dell’anima, è necessario rivolgersi altrove (Indagine di Mercato sulla Psicologia Professionale in Italia, 2016).

Se il disagio mentale è percepito come una malattia, si sceglie di curarlo attraverso lo strumento che più di tutti identifica la cura: il farmaco. Il medico diventa quindi colui che prescrive la cura: nessuna relazione diviene necessaria.

Se il malessere è percepito come esistenziale, sentimentale o comunque trascendente rispetto alle categorie della scienza, si preferiscono le discipline orientali, l’occultismo, le discipline pseudo psicologiche, ecc… prediligendo un approccio più olistico, carismatico, legato a una dimensione di fascinazione e mistero.

In conclusione la tesi di questo articolo è che le neuroscienze, la neurobiologia e il sempre crescente bisogno della psicologia di attenersi al metodo scientifico finirà inevitabilmente per escludere dal proprio campo di azione quell’universo di senso non misurabile e trascendente che indubbiamente caratterizza l’uomo e la relazione tra essere umani.

La sacralità del rito soggettivo ed esclusivo della relazione tra persone si trasformerà esclusivamente in un processo medico in cui il terapeuta cura il disagio attraverso protocolli a marchio registrato in una continua ed inesorabile materializzazione della dimensione mentale.

Qui non si contesta l’efficacia delle neuroscienze, che dimostrano di avere un potenziale enorme in molteplici campi applicativi, ma di certo tale approccio non risponde a quel bisogno di trascendenza e di senso che di fatto l’essere umano ricerca in ogni forma di relazione.

 

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