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Amori violenti. Cosa significa amare? (2015) di Mirella Baldassarre – Recensione del libro

L'autrice evidenzia come la capacità di strutturare relazioni d'amore soddisfacenti sia strettamente collegata alle esperienze emotive passate

Di Marta Villa

Pubblicato il 26 Mag. 2021

L’autrice, psicologa e psicoterapeuta, scrive questo libro allo scopo di riflettere sul processo che conduce la coppia alla distruzione delle due personalità, ripercorrendo il cammino che da evolutivo verso la crescita, si trasforma in un percorso degenerativo che persegue il crollo dell’autonomia e dell’individualità, sfociando spesso in atti di vera e propria violenza.

 

 L’amore è fonte di ricchezza, gioia, creatività e sostegno ma è anche in grado di scatenare i bisogni primitivi della persona che, pur di soddisfarli, nega il rispetto e la libertà dell’altro fino ad annullarlo mentalmente e, talvolta, anche fisicamente. Quando è guidato dal bisogno di possesso, non si tratta più di amore e conduce alla distruzione dell’autostima e della voglia di vivere.

La pratica clinica evidenzia come un legame di coppia struttura una nuova sfera mentale condivisa, in cui i due partner sono insieme ma distinti ed in cui confluiscono le caratteristiche strutturali della personalità di entrambi: ciascuno contribuisce con il proprio bagaglio emotivo, conscio ed inconscio. Da questo processo non è esente la psicopatologia che conduce ad una catena di soprusi e di prevaricazione: l’altro diventa un oggetto da possedere in modo esclusivo, che non può fare richieste né, tantomeno, andarsene.

L’autrice evidenzia come la capacità di strutturare relazioni d’amore soddisfacenti o, al contrario, instabili e violente, è strettamente collegata alle esperienze emotive che ognuno sperimenta nel passato. In quest’ottica assume un rilievo primario la famiglia in cui si cresce ed il carico emotivo che ne deriva, poiché influisce sul modo di sentire e di comportarci da adulti. È infatti dai legami che esperiamo da piccoli che dipende la capacità di vivere la reciprocità tollerando frustrazioni e delusioni, imparando a riconoscere i bisogni e i desideri dell’altro, di considerarlo insomma una persona autonoma senza che la sua diversità venga percepita come una minaccia. Non è solo il trauma di per sé, ma il vivere in uno stato di trauma continuo che rende vulnerabile il nostro narcisismo, lede la nostra autostima e ci rende privi della capacità di controllare emozioni e reazioni, rendendoci fragili e svalutanti: il linguaggio della violenza è, infatti, predominante quando non si è in grado di condividere e si è incapaci di sopportare le differenze di opinioni e di comportamenti.

È soprattutto la mancanza di elaborazione delle esperienze che lascia immutati i vissuti violenti subiti, molto spesso le dinamiche che legano i partner ripropongono quelle del passato poiché nessuno dei due ha elaborato in modo consapevole il fallimento. Ogni coppia che vive un contesto di violenza si trova a dover compiere un lavoro psichico, ma spesso gli operatori della salute mentale vengono consultati solo quando la situazione è ormai degenerata e la violenza è diventata l’unico codice di comunicazione tra due persone. Quando questo accade, il clima emotivo è pervaso da umiliazione, svalutazione, annullamento dell’altro e del suo essere persona, senza che ci siano sentimenti di colpa o rimorso da parte del partner violento. Egli è guidato esclusivamente dal bisogno di distruggere l’altro trasformato in oggetto, ritenendolo responsabile della propria infelicità, senza nessuna considerazione per la gravità delle proprie azioni.

È innegabile che esista una stretta connessione anche con la società, perché l’equilibrio mentale di ciascuno di noi è collegato all’interazione continua di fattori biologici, psicologici e sociali, al contesto ambientale ed emotivo in cui viviamo.

 Le trasformazioni sociali dell’ultimo secolo hanno sicuramente condotto a diversi cambiamenti: in primo luogo nel ruolo della donna; in secondo luogo nella visione dell’amore, che costituisce oggi quasi un deterrente perché emerge il bisogno di dare alla propria immagine connotati di forza e successo; infine, nell’ideale consumistico, che è diventato predominante favorendo una mentalità del tutto e subito. Questo tipo di vita amplifica il vuoto interno, la mancanza di significato e di progettualità; troppo spesso acquista valore il possesso che investe non solo le cose ma anche le persone.

Il libro, attraverso il racconto di storie ed esperienze di famiglie, coppie, adulti, bambini e adolescenti, oltre ad analizzare i risvolti di amori degenerati, cerca di riflettere anche sulle cause che maggiormente conducono a comportamenti violenti che non vengono regolati da limiti e divieti.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Baldassarre, M (2015) Amori violenti. Cosa significa amare? Alpes
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