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Musica per la mente del bambino in terapia intensiva neonatale

Quale ruolo gioca la musica nei bambini nati pretermine? Un nuovo studio ne ha indagato gli effetti nei reparti di Terapia Intensiva Neonatale

Di Carmine Lambiase

Pubblicato il 19 Apr. 2021

La musica è un linguaggio universale, capace di unire culture e popoli totalmente differenti fra loro. Il suo ruolo terapeutico però è ancora poco conosciuto, in particolare, in alcuni settori come quello della terapia intensiva neonatale (TIN).

 

Nonostante diversi studi abbiano riscontrato benefici apportati dalla musica in varie aree della salute del neonato pretermine (es. respiro e battito cardiaco regolarizzati; Anderson & Patel, 2018), non ci sono evidenze per quanto riguarda l’esposizione alla musica e i suoi possibili effetti sullo sviluppo cerebrale dei bambini in Terapia Intensiva Neonatale (TIN).

Proprio per questo lo studio di Lordier e colleghi (2019) è così importante ed innovativo. In particolare questo team di ricerca, afferente all’università e agli ospedali universitari di Ginevra, ha dimostrato attraverso l’utilizzo della risonanza magnetica (MRI), come inserire la musica (in particolare piccole composizioni musicali fatte da strumenti come l’arpa e le campanelle) all’interno del protocollo di care della Terapia Intensiva Neonatale fino al raggiungimento della quarantesima settimana di vita dei bambini nati pretermine, possa migliorare le connessioni fra network cerebrali normalmente meno connessi a causa della brusca interruzione del loro sviluppo dovuta alla nascita prematura (Smyser et al., 2010).

In particolare, le regioni cerebrali che hanno beneficiato dell’esposizione alla musica durante la degenza in TIN sono state quelle deputate al processamento sensoriale ed uditivo delle informazioni. Questo è di particolare importanza considerando che l’apprendimento del bambino, in particolare durante i primi mesi di vita, avviene attraverso il bisogno di processare e unificare stimoli derivanti da diversi canali sensoriali (es. tatto, gusto). In particolare, gli autori hanno osservato un aumento delle connessioni fra il salience network (network della salienza), deputato al processamento degli stimoli importanti, e quelli deputati al processamento cognitivo di tali stimoli.

Questo risultato evidenzia come l’esposizione alla musica non solo possa migliorare abilità cognitive come attenzione e memoria in bambini che suonano uno strumento musicale (Habibi et al., 2018), ma che, fin da subito, possa anche favorire lo sviluppo cerebrale del bambino nato pretermine con possibili ricadute positive sul suo futuro neuro-evolutivo.

 

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