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Il metodo Simonton nella malattia oncologica

Carl Simonton ha notato come stati emotivi passivi, volti alla mancanza di speranza e di aspettative, avessero un effetto deleterio nei pazienti oncologici

Di Marta Rebecca Farsi

Pubblicato il 29 Apr. 2021

Carl Simonton, oncologo e radioterapista americano, ha notato come stati emotivi passivi, volti alla mancanza di speranza e di aspettative, uniti a vissuti di disperazione, rabbia e impotenza, avessero un effetto deleterio nei pazienti oncologici, in ogni fase della malattia.

 

Il potere di “immaginare” la guarigione

La diagnosi oncologica rappresenta un evento di indubbia portata critica, le cui conseguenze sono destinate a riverberarsi su ogni aspetto della vita. È per questa ragione che la terapia d’intervento, oltre ad una primaria ed essenziale attenzione all’aspetto organico, deve rivolgersi in maniera più ampia a tutte le dimensioni coinvolte dalla malattia: ciò anche nel rispetto dei dettami mutuati dal modello biopsicosociale, oggi largamente condiviso, in base ai quali la dimensione di salute è strettamente collegata all’interazione funzionale di corpo, psiche e ambiente.

Nel caso della patologia oncologica curare la dimensione emotiva si mostra ancor più importante, dato come studi di psiconeuroimmunologia abbiano dimostrato che la presenza di stati d’animo ed emozioni positive si ripercuota con effetti benefici sul funzionamento del sistema immunitario, in particolare sulla rispondenza dei mitogeni, coinvolti nella lotta alla proliferazione delle cellule tumorali e della metastatizzazione, e dei linfociti NK- Natural Killer, particolarmente importanti nel riconoscimento e nella distruzione delle cellule neoplastiche (Solano, 2001).

Sembra fondamentale che i pazienti riescano a sviluppare, anche di fronte alla malattia, capacità di coping attivo, resilienza e controllo emozionale, pieno dominio del proprio stato mentale – mastery, e percezione del Sé come agente di cambiamento in grado di intervenire sulla realtà ed esercitare sulla stessa un potere causale proattivo ed efficace.

Strumenti volti ad eliminare lo stress, ad evitare la formazione di stati di impotenza e ad agevolare risposte di autoefficacia, speranza e di ottimismo, si mostreranno un importante supporto integrativo alla terapia farmacologica, oltre che la base per la rieducazione e la ricostruzione funzionale del Sé in vista dell’obiettivo “guarigione”.

Il metodo Simonton

Carl Simonton, oncologo e radioterapista americano, ha notato come stati emotivi passivi, volti alla mancanza di speranza e di aspettative, uniti a vissuti di disperazione, rabbia e impotenza, avessero un effetto deleterio nei pazienti oncologici, in ogni fase della malattia. In particolare questi stati d’animo si sono rivelati in grado di inficiare l’efficacia e l’aderenza alle terapie, e, ponendo il soggetto in una dimensione emotiva priva di fiducia e reattività, hanno contribuito a compromettere la funzionalità del sistema immunitario deputato alla lotta contro le cellule cancerose (teoria dell’immunosorveglianza a carico dei globuli bianchi) (Simonton, 2005; Kaspar, 2018).

Se l’intero sistema integrato di mente, corpo ed emozioni, che costituisce l’intera persona, non converge in direzione della salute, allora nemmeno gli interventi fisici possono avere successo (Simonton, 2005 p. 27).

Quanto affermato dal dr. Simonton ha trovato effettivo riscontro nelle sue ricerche; nello specifico, un gruppo di pazienti oncologici venne sottoposto ad un trattamento di supporto psicologico settimanale, e monitorato longitudinalmente per la durata di 7 anni; al termine dell’osservazione sperimentale la percentuale dei sopravvissuti si rivelò doppia rispetto a quella di altri malati non sottoposti alla terapia e tre volte maggiore rispetto alla media nazionale (Vivini, 2016).

Obiettivi e funzioni

Simonton sostiene l’esistenza, in ogni individuo, di uno stato di salute innato. In pratica l’essere umano nasce sano per natura, e tale può tornare anche dopo l’intervento di una malattia. L’importante è concentrarsi su ciò che funziona nel paziente, tralasciando il riferimento continuo e reiterato alla patologie e ai suoi effetti negativi. Guarire è possibile in virtù dell’esistenza di un potere autocurativo, presente in ognuno di noi, una sorta di autocompensazione delle malattie grazie al quale è possibile ripristinare il benessere annientando ciò che ci mette in pericolo (Simonton, 2005).

Questo potere auto curativo, per quanto già in dotazione nell’organismo umano, può subire un adattamento incrementale grazie ad alcuni fattori in grado di potenziarne il funzionamento: il riferimento va a stati mentali autoriflessivi e consapevoli, una buona regolazione emotiva e soprattutto la capacità di identificare il nucleo di credenze disfunzionali che sono di ostacolo alla neutralizzazione del male e al ripristino del benessere, ovvero il pessimismo, la passività, l’isolamento, la negazione, l’impotenza appresa. Nemici giurati di una sana e combattiva risposta alla malattia.

Il metodo Simonton si compone di tre elementi fondamentali:

  • la meditazione, intesa come la profonda riflessione sul qui e ora, volta a sviluppare una piena consapevolezza del Sé e a tracciare una netta distinzione tra ciò che nuoce al Sé e ciò che è gli di beneficio;
  • la visualizzazione di immagini positive sulla malattia, la terapia, le proprie risorse di auto guarigione;
  • la trasformazione delle convinzioni malsane in convinzioni sane.

Gli obiettivi primari della terapia sono:

  • la costruzione di un pensiero solido e coerente riguardo il Sé;
  • l’incremento di pensieri positivi che consentano la nascita progetti di vita produttivi, ispirati dalla saggezza, dal desiderio di migliorare le proprie condizioni e di superare le difficoltà;
  • fiducia in se stessi in vista di obiettivi vitali;
  • incremento di coping e capacità di relazione sociale;
  • coscienza dei propri bisogni e capacità progettuale per la gratificazione degli stessi;
  • senso di self efficacy circa il mantenimento del proprio benessere, salute e felicità;
  • capacità di autoregolazione emotiva volta al monitoraggio e alla neutralizzazione delle emozioni negative e non produttive;
  • partecipazione al processo di guarigione con un ruolo attivo e consapevole.

La terapia formulata da Simonton si propone di raggiungere tali obiettivi attraverso l’intervento rieducativo su due dimensioni principali: il pensiero cognitivo e la capacità simbolico-immaginativa.

Il pensiero cognitivo

Il paziente deve comprendere i propri bisogni esistenziali e, nella finalità di gratificarli, deve liberarsi degli schemi limitanti e mortificanti causati dalla malattia, quali vissuti di disperazione, di autocolpevolezza o di negazione del male. Più che distruggere il reale è necessario mirare alla costruzione del potenziale, e dunque lavorare in vista di una realtà migliore di quella presente, di un progetto di vita che può essere raggiunto con impegno e assertività.

Un soggetto autoefficace e dotato di un locus of control interno sarà infatti in grado di affrontare meglio il rapporto con la patologia e con le sue conseguenze, ma soprattutto potrà costruire un più funzionale piano terapeutico con il qual costruire un autentico progetto di guarigione. Il paziente deve inoltre evitare di considerarsi come un soggetto malato, e per questo destinato ad un vissuto di fallimento e distruzione: al contrario deve percepirsi come un individuo vincente, in grado di guarire perché combattivo, positivo e sano per natura. Deve evitare l’isolamento, l’aspettativa negativa riguardo se stesso, la malattia e il mondo, e dovrà considerare le difficoltà contingenti che è chiamato ad affrontare come occasioni di rinforzo e crescita evolutiva, ostacoli momentanei che con impegno e forza interiore sarà in grado di superare.

Il pensiero dovrà tramutarsi in una fonte di razionalità produttiva, nella quale tutto ciò che si mostra di ostacolo al raggiungimento e al mantenimento di un profondo senso di fiducia del Sé, dovrà essere rifuggito come elemento ostativo alla guarigione.

Come perseguire un pensiero razionale e positivo

La dimensione simbolico-immaginativa

Elemento cruciale, nel metodo Simonton, è quello che vede l’utilizzo di un pensiero simbolico, attraverso cui elicitare fantasie immaginative con effetto terapeutico. L’obiettivo è quello di porre il paziente in una condizione meditativa con la quale riprodurre mentalmente una serie di immagini astratte dall’alto contenuto rasserenante.

Si tratta di semplici visualizzazioni, talvolta incoraggiate dalla voce narrante del conduttore, talvolta attivate dallo stesso pensiero del paziente: in entrambi i casi il fine è volto ad evocare stati d’animo rilassati e rassicuranti.

Studi di neuroimaging hanno dimostrato che il processo visivo e il processo immaginativo coinvolgono gli stessi circuiti cerebrali: in pratica, la vista e l’immaginazione di qualcosa implicano l’attivazione delle medesime zone cerebrali e comportano i medesimi effetti a livello neurale (Kosslyn, 1989). La percezione delle immagini mentali mostra per questo una valenza fortemente realistica, grazie alla quale è possibile ottenere un effetto immedesimante, e dunque identificativo, con la situazione evocata attraverso l’immagine stessa.

La salienza di questa visione interiore è tale da influenzare non solo il processo immaginativo, ma anche quello corporeo e infine quello cognitivo. Il paziente crede di vedere realmente ciò che è chiamato ad immaginare, e l’effetto visivo è così saliente da colonizzare, col suo contenuto corroborante, lo stesso pensiero cognitivo (Vicini, 2016, Simonton, 2005).

Il contenuto delle immagini

Simonton ha organizzato un modello terapeutico essenzialmente finalizzato alla visualizzazione di due immagini: quella di un Sé vittorioso sulla malattia e quella di una malattia fiaccata dalla forza reattiva del paziente. Le immagini, oltre che evocate in via astratta, devono essere concretizzate in un modello visivo in grado di conferire alle stesse una forma concreta e ben identificabile: ad esempio si chiede al paziente di  visualizzare le cellule cancerose e immaginarle come un coacervo di soldati deboli e confusi, o come fragili mucchi di sabbia che possono essere facilmente distrutte con un calcio o spazzate via da una folata di vento. Al contempo, la forza di cui è stato privato il nemico dovrà essere attribuita al proprio sistema immunitario, immaginato come un esercito di globuli bianchi che sconfigge le particelle nemiche, oppure un piede che le calcia via e le distrugge come si trattasse di lattine o fogli di carta.

Il terapeuta può aiutare, con parole suggestive, l’evocazione visiva dell’immagine: “Ora vedete, con gli occhi della mente, le cellule cancerose morte e sconfitte che vengono espulse dall’organismo; immaginate che, alla fine della battaglia, sia il tumore a dover consegnare le armi. Siete voi, i vincitori finali.” Non esistono regole precostituite. Il paziente è libero di immaginare qualsiasi cosa sia in grado di evocare la forza del Sé e la debolezza della malattia.

Al termine della seduta di visualizzazione egli potrà vedersi felice, guarito, impegnato a fare di nuovo le cose che ama fare e che la malattia, finalmente schiacciata e distrutta, gli aveva impedito di compiere.

Simonton notò da subito come le immagini mentali avessero un alto impatto motivante sui pazienti, oltre a rivelarsi fonte di importanti e preziose informazioni circa la malattia, la terapia, le proprie risorse di auto guarigione e quindi sulla prognosi. Il loro contenuto evocativo, rappresentato in modalità quasi didascalica, unisce sapientemente l’immagine al simbolo creando una potenzialità evocativa che, pur nel suo contenuto altamente soggettivo, mostra attendibili effetti positivi sul funzionamento del sistema immunitario, identificabili soprattutto nella ridotta produzione di citochine infiammatorie e in una più ampia e reattiva risposta immunitaria durante la terapia e nel follow-up (Simonton, 2005).

La valenza terapeutica del metodo

Oltre ad evidenziare l’importanza della resilienza di fronte ad eventi critici di portata potenzialmente devastante come il tumore, il metodo Simonton sostiene che uno stato di reattività funzionale possa essere raggiunto tramite l’attivazione dei maggiori apparati di integrazione del nostro organismo, cioè il sistema nervoso centrale, il sistema immunitario e quello endocrino, e la costruzione di rapporti di collaborazione reciproca e funzionale tra gli stessi. Ciò nell’attuazione di quei principi della psiconeuroendocrinologia e della immunologia integrata che da tempo sostengono l’esistenza di un legame interattivo e reciprocamente condizionante tra il sistema immunitario e quello nervoso, e dunque tra una dimensione corporea e una specificamente emotiva, ribadendo ancora una volta l’inscindibilità del binomio psiche-soma (Zacchetti e Castelnuovo, 2014).

È una battaglia tutta mentale, quella che viene svolta grazie all’immaginazione attivata dal metodo. Ma lungi dal rivelarsi una mera speculazione di pensiero, o più appropriatamente di pensiero visivo, essa costituisce lo strumento grazie al quale raggiungere risultati biologici e immunitari in grado di rendere più attiva e organizzata la risposta al cancro.

Il fine fondamentale, oltre a quello di integrare la terapia farmacologica con un trattamento psicologico mirato, è volto ad utilizzare ogni mezzo possibile per incrementare l’energia vitale del paziente, cancellando quelle idee disfunzionali in grado di annebbiare le sue possibilità cognitive ed emotive, in una prova che per poter essere superata necessita della presenza di tutte le risorse dell’individuo, da quelle corporali a quelle spirituali. Nella convinzione, non poi così infondata, che la presenza delle une rafforzi e determini quella delle altre.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Kaspar, C. (2018) Il metodo Simonton anticancro. Prevenire e combattere la malattia attivando le capacità del nostro sistema immunitario, Tr.it. Feltrinelli, Milano;
  • Kosslyn, S.M., (1989) Le immagini nella mente. Creare ed utilizzare le immagini nel cervello, TR. IT. Giunti, Firenze;
  • Simonton, O.C. Matthews- Simonton S., Creighton, J.L. (2005), Ritorno alla salute: teccniche di auto-aiuto che favoriscono la guarigione, Amrita, Torino;
  • Solano, L. (2001), Tra mente e corpo, Raffaello Cortina, Milano, 2009.
  • Vicini C. (2016), Il potere delle immagini mentali, in Nurse24, consultato il 7 marzo 2021;
  • Zacchetti, E. Castelnuovo, G. (2014) Clinica psicologica in psicosomatica. Medicina e psicologia clinica tra corpo e mente, Franco Angeli, Milano.
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