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Chi coccola la mamma? – Moms, una rubrica su maternità e genitorialità

La mamma sembra dover essere quella che riesce a fare tutto e che non si stanca mai, ma una strada può permetterle di restare umana: la via delle coccole

Di Eleonora Damiani

Pubblicato il 07 Apr. 2021

Quando una donna diventa madre, il suo Super-Io prende spazio, colmo di regole interne che rischiano di distruggere l’umanità della persona che c’è dietro. Tutti pensano a chi coccola il bambino, ma qualcuno ha mai pensato a quanto è importante coccolare la mamma prima ancora del figlio?

Moms – (Nr.12) Moms – Chi coccola la mamma?

 

 Chi ha visto Wonderwoman? Avete presente la supereroina mora e alta capace di fare tutto da sola? Sembra che alcune donne e soprattutto alcune mamme si debbano confrontare ogni giorno con questo tipo di modello.

La mamma in alcuni contesti sembra dover essere quella che non si ammala mai quando il figlio è piccolo, quella che riesce a fare qualsiasi cosa, quella che non si stanca mai, quella a cui tutti chiedono consiglio perché lei sa tutto, ma che al contempo accetta ogni critica che le viene posta, e soprattutto quella che non può permettersi di esprimere le emozioni davanti agli altri, forse nemmeno davanti a se stessa. Se fosse così sarebbe molto appagante per il lato narcisistico di ogni madre, la renderebbe talmente piena di gratificazione da risultare inumana.

È utile rendersi inumane e per chi? Quali sono gli effetti collaterali di questa scelta?

A lungo il maschile e il femminile in alcune culture e in alcune famiglie hanno avuto delle caratteristiche predefinite che davano l’accezione di “anormale” a chi non vi si conformasse. Ancora oggi in alcuni contesti la possibilità di scelta è davvero limitata e pardossalmente rende la donna ancora più “inumana” di quanto si pretendesse che lo fosse precedentemente.

Ora infatti da una madre ci si aspetta ancora di più dei tempi andati, perché deve anche lavorare non riuscendo sempre a fare quello che ama. Pur se esposta ad un numero maggiore di esperienze conturbanti, il suo Super-Io, spesso sostenuto dal contesto di provenienza e dal nuovo che tende a ricercare per similitudine come conferma, tende ad imprigonarla nella scia dei pensieri rigidi che persistono nonostante i mutamenti temporali.

Soffocata dalle aspettative in parte introiettate in parte frutto di convizioni personali non riconosciute come tali, la mamma si trova a dover scegliere tra se stessa e un ruolo che sente di dover ricoprire. Così come la Regina Elisabetta II in The Crown, piano piano rischia di scegliere il percorso che la condurrà a negare e rifiutare la parte più autentica e umana di sé, verso la via della disumanizzazione. In questo tragitto non vi è solo la possibilità di perdere se stesse, ma anche le relazioni intessute, tra cui quella con il partner e quella con i figli.

Tra le innumerevoli altre strade possibili da seguire, ve n’è una in particolare che può permettere ad una madre di restare umana e di salvare se stessa e le relazioni a cui tiene: la via delle coccole. Una coccola è un abbraccio, un bacio, una carezza, ma anche la possibilità di appoggiarsi a qualcuno, di sentire di non essere soli nel lungo viaggio della vita.

 Al termine del decimo episodio della serie tv Workin’ Moms alcune delle protagoniste, dopo una giornata in cui si sono sentite provate, arrivano a casa e scelgono di abbandonarsi al fianco del partner. Allo stesso modo, una donna può scegliere di coccolarsi, dando meno spazio alla propria parte narcisistica e non aderendo alle imposizioni rigide del Super-Io, ascoltando così il suo stomaco e le emozioni raccolte in esso.

Lasciando spazio al partner nelle mansioni da svolgere e permettendosi di essere un po’ coccolata da lui o da lei, dai figli e soprattutto da sé, la mamma torna in contatto con la donna dentro di lei e piano piano, anche con la propria umanità, caratteristica essenziale che le permette di essere amata e di apprezzarsi così com’è: meravigliosamente imperfetta.

E quanto è bello abbandonarsi ad un bacio o ad un abbraccio di un figlio e perdersi nella sua morbidezza, senza fare nient’altro?

 

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