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L’incontro immaginario tra Dotan, Tom Walker e The Fray – Rubrica Psico-canzoni

Attraverso la musica è possibile raccontare aspetti dolorosi come il tema del vuoto nell'incontro con se stessi e la funzione d'aiuto della relazione

Di Eleonora Damiani

Pubblicato il 17 Mar. 2021

Aggiornato il 19 Mar. 2021 14:14

L’articolo qui presente è un dialogo immaginario tra i tre brani No words, Leave a light on e How to save a life rispettivamente di Dotan, Tom Walker e The Fray.

Psico-canzoni – (Nr.9) L’incontro immaginario tra Dotan, Tom Walker e The Fray

 

I brani affrontano il tema del vuoto nell’incontro con se stessi da tre punti di vista differenti che sembrano integrarsi evidenziando la funzione d’aiuto della relazione.

And the wolves outside they come out my door, cold like the snow as they breathe on me. Il cantautore Dotan esprime con una frase il sentimento dell’angoscia del vuoto sperimentato nella solitudine.

Il primo incontro con questa sensazione si ha quando si resta in silenzio: no words, silence. Proprio nel silenzio infatti vi è la possibilità di restare in ascolto di sé stessi. Incontrarsi però vuol dire tenere per un attimo il mondo fuori ed entrare in contatto con la solitudine. Questa comporta che si vedano e affrontino dei conflitti interiori, che quando siamo con gli altri possiamo anche riuscire ad evitare, restando anche col vuoto promotore di un’angoscia che lentamente divora lo stomaco.

Almeno una volta durante il percorso alla scoperta di sé si entra in contatto con questa sensazione di vuoto e forse è il sentiero più ostico del viaggio, ma è anche quello che permette un incontro con la parte più autentica di sé. Non tutti però riescono a reggere la potenza lacerante di questo momento.

Mentre Dotan in No Words racconta la parte più dolorosa dell’incontro con sé, Tom Walker con Leave a light on sottolinea il ruolo della relazione come mezzo per affrontare questa situazione, mentre il gruppo The Fray con How to save a life mostra la limitatezza e l’impotenza umana, laddove non è possibile entrare nelle camere più oscure dell’altro se non si viene invitati. La relazione in questo caso nasce dall’unione di due solitudini che si integrano solo quando si dà all’altro il permesso di entrare nel proprio vissuto. Nasce così un dialogo immaginario tra tre brani dove autori di diversi Paesi si incontrano per dare voce alla relazione più profonda: quella dell’incontro con l’altro nell’incontro con se stesso.

If you look into the distance there’s a house upon a hill guiding like a lighthouse. It’s a place where you’ll be safe to feel our grace. If you’ve lost your way I will leave a light on. Potrebbe essere la risposta di Tom Walker alla disperazione soffocante raccontata da Dotan, tanto opprimente da non permettergli più di trovare delle parole che abbiano un significato per descriverla: out of control, words hurts the most when there’s no meaning.

I The Fray invece sembrano dare voce a chi è stato tenuto fuori, chi non è riuscito ad aiutare l’amico entrato nella disperazione perché non gli è stato permesso. Where did I go wrong I lost a friend, somewhere along in the bitterness and I would have stayed up with you all night, had I know how to save a life è il grido di dolore di chi non ha potuto salvare la persona a cui teneva, perché purtroppo non tutti riescono a far entrare l’altro nella parte più autentica di sé, che a volte è anche la più sensibile, fragile e dolorosa. E così anche se non è possibile un incontro reale, la relazione aiuta almeno l’amico, ormai solo, a stare con la propria impotenza. Sperimentarne il vuoto che questa lascia permette un ultimo incontro, seppur non più reale, con chi è stato risucchiato dalle sabbie mobili del proprio vuoto interiore.

La relazione può essere il mezzo per aiutare chi sta sprofondando nelle sabbie mobili finché ancora c’è un dito fuori, solo se questi riesce a porgere quel dito per farsi aiutare.

 

GUARDA I VIDEO DEI BRANI:

“No words” di Dotan:

“Leave a light on” di Tom Walker:

“How to save a life” di The Fray:

 

 

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