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Videoterapia: il passaggio alla terapia online nel periodo del Covid-19 – Report dall’European Conference on Digital Psychology – ECDP 2021

Lo studio presentato dalla dott.ssa Staccini ha coinvolto un campione di pazienti per verificare le variabili legate alla soddisfazione sulla videoterapia

Di Maria Gazzotti

Pubblicato il 16 Mar. 2021

L’intervento della dott.ssa Staccini al Primo Convegno Europeo di Psicologia Digitale (ECDP) ha descritto i risultati della ricerca sulla videoterapia condotta durante il primo lockdown.

 

Nella prima giornata dell’European Conference on Digital Psychology 2021 è stato affrontato il tema molto attuale in questo momento della videoterapia. Infatti molti dei percorsi di psicoterapia già in atto oppure iniziati nel periodo da marzo a maggio 2020, periodo in cui è stato introdotto il lockdown per contenere la diffusione dei casi di Covid-19, sono stati svolti attraverso la modalità di videoterapia. Con il termine videoterapia si indicano le sedute di psicoterapia effettuate a distanza, con connessione audio video tra paziente e terapeuta. Se prima del Covid-19 questa modalità era utilizzata in maniera minoritaria, con la diffusione del virus è diventata sempre più comune e pazienti e terapeuti si sono dovuti rapidamente adattare.

Dai dati presenti in letteratura erano già noti gli effetti positivi e l’efficacia di questa forma di terapia in particolare su disturbi d’ansia e depressione, ma pochi studi hanno fino ad ora indagato gli aspetti connessi al grado di soddisfazione della videoterapia.

L’interessante studio presentato dalla dott.ssa Staccini all’ECDP ha coinvolto un campione di pazienti adulti in cura presso il Centro Medico Santagostino con diverse problematiche psicologiche, per verificare le variabili legate alla soddisfazione rispetto alla videoterapia. Sono stati presi in considerazione la familiarità e lo scetticismo rispetto alla videoterapia, l’aver avuto problemi tecnici, le difficoltà riguardo al setting e le variabili correlate alla relazione con il terapeuta.

La maggior parte dei pazienti non aveva mai fatto esperienza di videoterapia prima di quel momento, ma in gran parte avevano familiarità con l’utilizzo della tecnologia e le videoconferenze; circa un terzo inoltre era scettico sull’utilizzo della videoterapia.

Dal momento che questa modalità di terapia prevede la distanza fisica tra terapeuta e paziente e non si svolge in studio, uno degli aspetti che è stato indagato è quello del setting, cioè il posto fisico in cui si trovavano i pazienti durante le sedute: una buona percentuale dei pazienti non ha avuto difficoltà ad individuare un posto per la propria seduta, anche se sembra emergere comunque la tendenza a preferire la terapia faccia a faccia.

Altro aspetto fondamentale da tenere in considerazione era quello strettamente tecnico, motivo per cui è stato richiesto di segnalare problemi tecnici e difficoltà nell’utilizzo di device o software, che sono però stati molto ridotti.

Per quanto riguarda la relazione con il terapeuta, un’alta percentuale dei partecipanti si è sentita supportata e connessa con il terapeuta nonostante la distanza fisica, non percependo grossi cambiamenti rispetto alla comunicazione con il terapeuta in presenza. Inoltre è stato rilevato come, dopo aver accettato di sottoporsi alla videoterapia, lo scetticismo nei confronti della stessa sia diminuito.

Non sembrano invece aver avuto un impatto significativo sul grado di soddisfazione l’età, l’aver avuto precedenti esperienze di videoterapia, il livello di scetticismo rispetto a questa modalità di terapia, l’efficacia percepita, l’orientamento della terapia e la durata.

Per concludere quindi questo studio ha fornito un rilevante contributo in un settore che non era mai stato centrale come in questo periodo. Si sottolinea l’importanza di assicurarsi, prima dell’inizio di una videoterapia, che il paziente possa trovare un luogo in cui si senta a proprio agio (setting) e che abbia le conoscenze minime necessarie per utilizzare la tecnologia; è risultato inoltre fondamentale per la soddisfazione la percezione di vicinanza a livello emotivo con il terapeuta nonostante la necessaria lontananza fisica. Infine, l’iniziale scetticismo ed i dubbi rispetto alla videoterapia non sembrano interferire con la soddisfazione del paziente rispetto all’intervento ed anzi il suo atteggiamento e la sua opinione a riguardo si modificano nel momento in cui gli si offre la possibilità di sperimentare questo tipo di psicoterapia.

 

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Maria Gazzotti

Redattrice di State of Mind

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