Il nuovo libro di Haim Omer e Daniele Piacentini, Genitori Coraggiosi, rappresenta il tentativo di divulgare direttamente ai possibili fruitori, i genitori, i principi della Resistenza Non Violenta e della Nuova autorità su cui si basa questo approccio di parent training.
Viviamo in un momento storico in cui le relazioni hanno subìto e stanno continuando a subire dei profondi cambiamenti. Mai come ora i contatti e gli scambi interpersonali sono diminuiti o veicolati da nuovi modi di comunicare e si assiste frequentemente a una diminuzione della vicinanza sia fisica che emotiva. Le relazioni intrafamiliari rappresentano uno dei luoghi in cui questi elementi emergono maggiormente, con nuove dinamiche relazionali tra i genitori, tra genitori e figli e tra famiglia e famiglia allargata. I cambiamenti socioculturali degli ultimi 50 anni hanno anche portato al tramonto della “vecchia autorità”, basata sulla rigidità, sul potere assoluto, sul segreto e sull’agire immediatamente per dimostrare di essere il più forte. I genitori di oggi si vedono così depredati degli strumenti e delle risorse che, nel bene o nel male, costituivano le basi su cui in passato si fondava la loro autorità e il loro potere, senza però trovare un’alternativa e dovendo, di conseguenza, improvvisare o, nel peggiore dei casi, abbandonare il proprio ruolo di guide, protettori e presenze stabili e ancorate per i propri figli.
Il nuovo libro di Haim Omer e Daniele Piacentini, Genitori Coraggiosi, rappresenta il tentativo di divulgare direttamente ai possibili fruitori, i genitori, i principi della Resistenza Non Violenta (NVR, Non Violent Resistance) e della Nuova autorità (NA, New Authority) su cui si basa questo approccio di parent training. Il loro lavoro parte dalla constatazione di una nuova realtà sociale e relazionale ormai non più trascurabile e si rivolge proprio a quei genitori smarriti e disarmati ma allo stesso tempo desiderosi di ritrovare il modo per resistere e sostenere al meglio le persone a cui più tengono; per questo vengono definiti coraggiosi. Gli autori guidano il lettore attraverso i concetti, le strategie e gli strumenti della NVR e della NA e presentano un progetto che mira a sostenere direttamente i genitori nel loro ruolo e nelle loro funzioni, anche in termini pratici, di fronte ai problemi di ogni giorno e a particolari situazioni problematiche. Gli spunti e le strategie concrete si rivelano preziosi strumenti per resistere alle tempeste, ritrovare stabilità e tornare a navigare serenamente verso una meta proficua e funzionale.
Gli autori
Haim Omer è docente presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Tel Aviv ed è il fondatore, insieme a Irit Schorr-Sapir, della School of Non Violent Resistance di Tel Aviv, centro ufficiale di insegnamento, supervisione e promozione dell’approccio della Resistenza Non Violenta e della Nuova Autorità (New Authority, NA). È un’autorità internazionalmente riconosciuta nel campo della genitorialità e nel corso dei suoi quarant’anni di carriera come psicoterapeuta, ricercatore e insegnante accademico ha pubblicato oltre settanta lavori e 11 libri, tradotti in 10 lingue, tre dei quali anche in italiano. Il suo approccio è attualmente insegnato in centinaia di università, istituti e centri di cura in diversi paesi del mondo. La sua vasta ricerca ha dimostrato che questo approccio è efficace per affrontare problemi quali l’ADHD, i disturbi d’ansia, l’abuso di computer, smartphone e internet, l’autoisolamento, il rifiuto scolastico, i comportamenti antisociali e la guida pericolosa degli adolescenti.
Daniele Piacentini è psichiatra e psicoterapeuta. Per 30 anni è stato responsabile di un Centro Psico Sociale del Nord Italia. È coautore di libri sull’applicazione di interventi psicoterapici e psicosociali basati su evidenze scientifiche e di diversi articoli su riviste accademiche. Insieme a Daniela Leveni, è curatore dell’edizione italiana di altre due opere di Haim Omer: La Nuova Autorità (Edi Ermes, 2016) e Parent Training per i disturbi d’ansia di bambini e adolescenti (Edizioni Erickson, 2020).
Perché questo libro?
Nella società attuale si assiste all’indebolimento della figura genitoriale associata al parallelo aumento delle tentazioni e dei rischi a cui sono esposti i giovani. Ne consegue l’aumento delle situazioni a rischio e la sempre crescente difficoltà di proteggere i propri figli dai pericoli che li circondano e di guidarli e accompagnarli lungo un percorso di crescita e sviluppo favorevole. Pensiamo al flusso costante e onnipresente di seduzioni e stimoli derivanti dalla società del benessere, alle tentazioni dannose e alle sostanze che creano dipendenza ormai sempre più diffuse anche tra i giovanissimi, alla pervasiva diffusione di modelli disfunzionali a cui si ha facilmente accesso attraverso i mezzi di comunicazione e i nuovi strumenti di comunicazione. Questo aumento di pericoli per i giovani si associa a genitori sempre più soli, sempre più impegnati, sempre più delegittimati nei mezzi con cui in passato esercitavano la propria autorità. È facile riflettere anche sul fatto che i genitori abbiano oggi perso il ruolo di sagge guide che trasmettono sapere alle generazioni successive, principalmente perché queste informazioni sono ora accessibili attraverso internet e per i ragazzi è più semplice e veloce cercarle in rete, ambito nel quale sono decisamente più bravi di quegli stessi adulti che in passato erano i solo detentori dell’accesso alla conoscenza. Questo rappresenta uno degli elementi che oggi rendono più vacua e instabile la figura del genitore, che sempre più frequentemente si vede spostato ai margini, meno presente, reso instabile e perciò incapace di fornire la stabilità e la presenza necessarie per la crescita dei figli. I genitori disorientati faticano a trovare una base solida e stabile per svolgere il proprio ruolo e questa fragilità aumenta le possibilità che il bambino, a sua volta, non trovi in papà e mamma significativi punti di riferimento.
Proposito di Genitori coraggiosi è offrire la possibilità di uscire dallo stato di confusione e debolezza percepite, ritrovando coraggio e stabilità e recuperando il dovere di essere genitori. Mentre leggevo il testo non ho potuto fare a meno di storcere il naso alla parola “dovere” di essere genitore. Da terapeuta cognitivo-comportamentale ho imparato a lavorare sulle doverizzazioni insegnando ai pazienti a riconoscerle e modificarle in modi più funzionali. Mai come in questo caso però il termine dovere viene usato in modo corretto. Con queste parole si intende infatti il principio per cui un genitore deve prendersi cura del figlio, non può abbandonarlo, smettere di amarlo, rinunciare a guidarlo verso la crescita e uno sviluppo positivo. Sembra un’ovvietà ma è importante ricordarselo e ricordarlo ai giovani: “semplicemente ti amo troppo per non prendermi cura di te, per permetterti di danneggiarti, per non essere presente per te, sei mio figlio e non posso divorziare da te”.
Cosa si può fare per recuperare il proprio ruolo di genitore?
Per prima cosa è importante recuperare la capacità di essere àncore, ovvero elementi in grado di stabilizzare una nave agganciandola saldamente alla terra e proteggendola dai pericoli ambientali. Gli studi condotti da Haim Omer hanno dimostrato che
perché un bambino sviluppi un attaccamento sicuro l’amore non è abbastanza, poiché il genitore deve anche essere abbastanza forte da stabilizzare il bambino e proteggerlo dai pericoli dell’ambiente e dai suoi stessi impulsi interni. Un porto sicuro non si limita a un atteggiamento avvolgente, accettante e incoraggiante. Il porto è sicuro solo se la nave è ancorata.
La funzione di “àncora” rappresenta così il ponte tra i concetti di Nuova Autorità e attaccamento.
Per poter essere àncore efficaci è però necessario che anche i genitori stessi si sentano ancorati al proprio terreno parentale, poiché un’àncora instabile non è in grado di fermare la deriva ma finirà per essere strappata o spazzata via dalle correnti, che risucchieranno così anche il bambino. L’ancoraggio del bambino inizia quindi con l’ancoraggio di sé, fatto attraverso presenza, autocontrollo, supporto e struttura.
Perché la Resistenza Non Violenta?
La scelta di utilizzare gli ideali e gli strumenti della Resistenza Non violenta (NVR) non dipende solo dalla formazione degli autori ma consegue alla scelta della tecnica più funzionale al contesto: l’autocontrollo è il principio su cui si fonda la capacità di resistere ai tentativi di attacco e agli impulsi che possono sorgere durante un conflitto e che porterebbero all’escalation. Di fronte alle possibili minacce verbali e fisiche è invece fondamentale reagire in modo tale da persistere nel proprio intento benevolo evitando al contempo le possibili escalation. La NVR fornisce gli strumenti e l’attitudine per poter raggiungere questo obbiettivo. Basata sulle lotte di Gandhi e Martin Luther King e adattata al contesto clinico e familiare da Haim Omer, si fonda sul concetto che in una situazione di conflitto o disaccordo la scelta di focalizzarsi sul cambiare l’altro porta a un’ostinata resistenza e all’escalation, perdendo così l’opportunità di agire in modo utile. La NVR mira invece al cambiamento prodotto attraverso la modifica del proprio comportamento, facendosi la domanda “Come posso proteggermi e mantenere le mie convinzioni senza aggredire o arrendermi?”. Così facendo è possibile gestire il disagio o la resistenza degli altri mantenendo al contempo un atteggiamento supportivo nei loro confronti, offrendo la sensazione di presenza e di un’àncora per resistere alle potenti emozioni.
Proprio i concetti di presenza e cura vigile diventano gli elementi centrali per recuperare il dovere di genitori. Il genitore ben ancorato manifesta una presenza palpabile che non può essere cancellata o cacciata e che non è limitata a fornire servizi o denaro. Questa presenza è sia fisica (in misura variabile a seconda dei contesti e delle necessità del momento) che, soprattutto, emotiva e mentale: il figlio sa e percepisce che il genitore è presente per lui e non può abbandonarlo, che il legame è stabile e l’àncora (con catena a lunghezza regolabile) resistente anche se in quel momento non la vede o non sente la trazione della catena. La cura vigile è il modo in cui la presenza viene manifestata, ovvero l’adattamento del livello di presenza alle necessità che il momento richiede: il livello di vigilanza varierà in base ai segnali di pericolo effettivamente rilevati con un equilibrio dinamico a seconda delle necessità. Ci si muoverà così lungo in continuum che va dalla vicinanza fisica e protezione, prevalenti quando il bambino è piccolo o in situazioni di pericolo (incluso ad esempio per ragazzi più grandi l’utilizzo di sostanze o altri comportamenti a rischio come scappare di casa, non frequentare la scuola, mettere in atto comportamenti violenti contro sé o gli altri), fino a una supervisione in cui si resta presenti e vigili ma senza interferire. L’autocontrollo è la tecnica di base per poter manifestare correttamente la presenza e la cura vigile senza lasciarsi travolgere dalle emozioni, dagli impulsi e dai tentativi di innescare un’escalation.
Un altro elemento importante è il supporto, che viene realizzato attraverso la ricerca di un gruppo di sostenitori. Si dice che per crescere un bambino serva un intero villaggio ma oggi le famiglie sono sempre più isolate, spesso lontane dalla propria famiglia d’origine o con una famiglia allargata sempre più ridotta. I molti impegni, l’anonimato offerto dalle grandi città e i nuovi mezzi di intrattenimento favoriscono l’isolamento. Va poi aggiunto il senso di vergogna che un padre o una madre possono provare nel percepire di avere un problema con il figlio che non riescono a gestire in autonomia, sentendosi incapaci e deboli e pensando che un bravo genitore dovrebbe farcela da solo senza bisogno di chiedere aiuto o che gli altri lo giudicherebbero male per i problemi che sta vivendo; ciò, in effetti, non fa altro che ridurre le risorse emotive e pratiche a disposizione.
La NVR insegna ad andare nella direzione esattamente opposta, ovvero nella ricerca di sostenitori, che siano familiari, amici, conoscenti o persone vicine che desiderano aiutare a migliorare la situazione. Scardinando i concetti di assoluta privacy e il detto che “i panni sporchi si lavano in famiglia”, si cercano il sostegno e l’aiuto degli altri. Non a caso il precedente libro scritto dal Professor Omer si intitola La nuova autorità. Famiglia, scuola e comunità, ricordando che non viviamo isolati ma in un gruppo e che aiutarsi l’un l’altro rappresenta la base del funzionamento di una società civile. Quello che emerge dagli studi e soprattutto dalla pratica del gruppo di lavoro di Omer e di tutti i gruppi che hanno utilizzato le sue strategie è che le persone disposte ad aiutare sono molte più di quelle che si pensa e che a volte è sufficiente chiedere per scoprire che l’altro è disponibile e contento di aiutare.
Ambiti di applicazione e contenuti
Ho avuto la fortuna di ascoltare due volte dal vivo una lezione di Haim Omer e mi sono avvicinato al suo lavoro seguendo un corso e leggendo alcuni dei suoi libri ma la sensazione che ho avuto man mano che leggevo Genitori coraggiosi è stata “ancora?! C’è altro a cui si può applicare questo metodo?”. In effetti la risposta è sì.
Il volume presenta i concetti su cui si fonda la NVR, approfondendo le differenze tra la vecchia e la Nuova autorità, i cambiamenti della funzione genitoriale, le nuove sfide e i nuovi pericoli a cui i genitori e i figli sono sottoposti. È continuo il ricorso a esempi e “casi clinici” che rendono chiaro per chiunque ciò di cui si sta parlando. Genitori coraggiosi è infatti primariamente rivolto ai genitori e a chiunque sia interessato a mettere in pratica i concetti della NVR, senza per questo risultare banale o poco approfondito. Le tecniche vengono spiegate passo passo, dal presupposto teorico alle azioni da intraprendere; anche in questo caso gli esempi sono un contributo importantissimo per comprendere a pieno come muoversi e forniscono molti spunti, potendo così scegliere quelli più adatti alle proprie esigenze.
Gli ultimi capitoli sono dedicati ad ambiti specifici in cui la NVR può essere applicata con risultati che la ricerca ha dimostrato essere efficaci. È quindi presente un capitolo sulla gestione dei sintomi ansiosi dei figli, uno sulla scuola e sui rapporti tra genitori e insegnanti e uno sul rapporto tra i giovani e gli “schermi” (computer e smartphone). Anche in questo caso ogni sezione parte dalla definizione del problema a cui seguono diverse opzioni di strategie che si possono attuare, spiegate poi nei dettagli e corredate da esempi e casi clinici.
Il risultato è un’opera completa, la cui forza è rappresentata dalla concretezza delle strategie fornite e dalle risorse che mira a fornire. L’intensità delle parole e dei messaggi è un extra che rende il tutto ancora più significativo e che guida verso la riscoperta dei valori della vicinanza, dell’aiuto reciproco e della ferma resistenza alla violenza.