Per erotomania si intende la convinzione infondata che un’altra persona, che riveste un ruolo sociale di maggior rilievo, nutra dei sentimenti amorosi nei propri confronti (de Clérambault, 1942).
Si tratta di un’ideazione delirante che può manifestarsi in coloro i quali si percepiscono come socialmente respinti e che, di fronte a tale rifiuto, ricorrono alla fantasia che un essere umano, riconosciuto come superiore, le ami.
Il desiderio di essere amati è una motivazione centrale dell’essere umano (Baumeister & Leary, 1995) e l’attrazione aumenta in base alla desiderabilità di un partner, rispetto a differenti ambiti, dall’attrattività fisica allo status socioeconomico.
Le persone socialmente isolate, con poca esperienza relazionale, finiscono dunque con il mal interpretare un’espressione facciale (Edwards, Jackson & Pattison, 2002) o fraintendere il significato di uno sguardo (Bora et al., 2006) e sono pertanto suscettibili ad un’interpretazione idiosincratica dei sentimenti e delle intenzioni altrui.
L’esordio di tali convinzioni deliranti può essere ricondotto a condizioni caratterizzate da un disagio emotivo (Hanssen et al., 2005), come la recente perdita di una figura di attaccamento (Sbarra & Hazan, 2008). Ciò non sorprende in quanto, nelle suddette situazioni, spinti da ragioni di sicurezza, gli esseri umani sono motivati a ricercare la vicinanza con un’ulteriore figura di attaccamento che fornisca loro sicurezza (Vogel & Wei, 2005).
La convinzione delirante, inoltre, rafforza l’autostima del singolo, che tende a “proiettare” su di sé le qualità della persona idealizzata. In questo senso, l’erotomania è un delirio grandioso (Knowles, McCarthy & Rowse, 2011), che talvolta risulta essere un ostacolo per lo sviluppo di un processo terapeutico, in quanto, il miglioramento dell’umore e l’aumento dell’autostima generati dall’illusione, rendono superfluo qualsiasi intervento. Difatti, l’isolamento protegge la convinzione erronea da domande e revisioni e anche gli eventi di vita quotidiana vengono letti come segnali di conferma dell’amore da parte della persona prescelta (Startup, Bucci & Langdon, 2009). Dunque, gli stimoli che gli altri considererebbero come neutri, vengono vissuti come dotati di un significato personale. Si tratta quindi di un errore cognitivo, definibile come bias egocentrico (Beck, 2002), che corrisponde all’assunzione che ogni evento si riferisca a sé stessi, accompagnato da un bias intenzionale (Beck, 2002), che fa sì che gli oggetti appaiano disposti secondo uno schema volto a trasmettere un messaggio personale.
Secondo la letteratura, l’erotomania caratterizza una significativa fascia della popolazione; difatti, circa l’1-3% della popolazione non clinica manifesta questa convinzione delirante. Data la significatività del fenomeno, alcuni ricercatori si son posti l’obiettivo di revisionare sei casi clinici, in modo da mettere in luce i dettagli sull’insorgenza e la progressione di tale delirio, affinché gli interventi terapeutici possano essere più efficaci.
Uno stato di eccitazione ha preceduto tutti e sei i deliri. Le pazienti hanno descritto tale stato d’animo come insolito generato da paura, febbre, disidratazione, farmaci o altre combinazioni di agenti alteranti, come l’alcol. Quest’ultimo infatti – o le sostanze ad esso correlate – consente ai soggetti introversi di immergersi in contesti sociali ma, allo stesso tempo, crea un terreno fertile per l’insorgenza di deliri e/o allucinazioni. Durante l’eccitazione, vengono rilasciate le catecolammine che rendono più acuta la percezione di sensazioni somatiche. L’accelerazione del battito cardiaco, il respiro affannoso, il rossore, che accompagnano l’eccitazione, venivano prontamente associati a sentimenti di amore (Dunn, Dalgleish & Lawrence, 2006) ed attribuiti, tramite un processo di proiezione, ad una persona ritenuta più idonea nell’immediata vicinanza. Come precedentemente esposto, la persona prescelta era una figura rispettosa o un soggetto che incarnava una condizione desiderata. In due casi, gli oggetti dei deliri coincidevano con due medici. Ciò può essere dovuto al fatto che il comportamento benevolo e attento dei medici, nei confronti dei pazienti, può determinare un’interpretazione erronea dell’intento, poiché la stessa benevolenza viene percepita come interesse erotico (Hammett, 1961). La convinzione che la persona appena incontrata si sia innamorata, può essere in parte attribuita a difficoltà preesistenti rispetto alla comprensione degli stati altrui (Frith & Frith, 1999), ad un’errata interpretazione delle espressioni facciali e dei gesti (Bucci et al., 2008) o a bias cognitivi. La tendenza ad utilizzare un certo tipo di ragionamento può essere innata o svilupparsi nel tempo a causa di un apprendimento errato o di un’esperienza aberrante. A volte si riceve un rinforzo inconsapevole dal mondo esterno ma, molto preso, è il paziente che inizia a fornire il proprio rinforzo tramite un’interpretazione soggettiva degli eventi. Inoltre, l’erotomania, la sensazione di essere amati, porta con sé un beneficio secondario e fornisce gioia e significato alla vita (Jordan et al., 2006). Tale ricompensa è così grande che, quando l’illusione svanisce, possono derivarne depressione e, nei casi più gravi, suicidio.
Le persone inclini ad un pensiero referenziale mostrano elevate difficoltà nell’accettare qualsiasi prova che potrebbe disconfermare ciò che ritengono che sia vero (Woodward et al., 2007) e parte della fermezza delle convinzioni deliranti è stata ricondotta ad una mancanza di autostima (Warman & Lysaker, 2011).
Dal momento in cui tali convinzioni risultano essere una sorta di strumento di compensazione rispetto a sentimenti di indegnità, rifiuto e solitudine, i soggetti potrebbero non sentire il bisogno di cercare aiuto, se non a seguito della sollecitazione altrui. Sarà dunque fondamentale costruire un’alleanza terapeutica (Horvath & Luborsky, 1993) per consolidare il legame di fiducia. Prima di affrontare la condizione di delirio del paziente, sarà necessario lavorare sull’autostima di quest’ultimo e, successivamente, analizzare i suoi bias. A tal proposito, gli autori consigliano l’utilizzo di strumenti come la Metacognitive Assessment Scale (Lysaker et al., 2010).
La terapia cognitivo-comportamentale è da considerarsi come la più efficace nel trattamento dell’erotomania (Hurley, 2012) ma, allo stesso tempo, potrebbe essere necessario affiancarla ad una terapia farmacologica, che preveda l’utilizzo di antipsicotici, antidepressivi e/o ansiolitici. Infine, poiché in alcuni casi i deliri erotomanici possono dar luogo a casi di molestie e di stalking, la gestione di tali rischi è da considerarsi come parte integrante di una strategia di trattamento globale (Kelly, 2005).