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Arrugas (2011) di Ignacio Ferreras – Recensione del film di animazione e spunti per la formazione

La visione di Arrugas è consigliata sia all’interno di percorsi di formazione del personale sia di intervento e sostegno per i caregivers degli anziani

Di Giulia Goldin

Pubblicato il 10 Feb. 2021

Arrugas è un filmato estremamente indicato per esplorare i vissuti dell’anziano istituzionalizzato e dei familiari nonché un’occasione di riflessione sulle modalità di assistenza spesso adottate nei servizi alla persona.

 

Arrugas (Rughe) è un film di animazione spagnolo del 2011 diretto da Ignacio Ferreras, tratto dalla graphic novel di Paco Roca del 2007.

Già dal titolo è chiaro il tema della storia: la vecchiaia, il tempo che scorre e i segni che esso lascia. Il protagonista è Emilio, ex direttore di banca, portato dal figlio in una casa di riposo poiché non più in grado di occuparsene. Nella struttura Emilio conosce il suo compagno di stanza Miguel e altri ospiti con cui passa la quotidianità, condividendo con essi il timore di passare prima o poi per l’ultimo piano, ovvero il reparto dei non autosufficienti. Emilio fa ingresso in struttura affetto da una forma iniziale di Alzheimer che poi, nel corso del film, peggiorerà progressivamente.

Arrugas è sicuramente adatto come materiale di formazione per caregivers, formali e non, che si occupano di persone affette da Disturbo Neurocognitivo Maggiore (DNC).

Fin dai primi minuti affronta il tema del caregiver burden e della decisione sofferta dei familiari di istituzionalizzare il proprio malato, specie a seguito della comparsa dei primi disturbi del comportamento, nel caso di Emilio le allucinazioni.

Nel corso del film vengono rappresentati i tipici sintomi del DNC e il loro progressivo aggravamento: allucinazioni, anomie, disorientamento, tremori, deliri di latrocinio, perdita di memoria e delle ADL (attività di vita quotidiana, nel caso di Emilio il vestirsi autonomamente).

Tramite un tour divertente della struttura organizzato da Miguel, emergono forti critiche all’organizzazione e alle relazioni di cura nelle strutture assistenziali. Emerge chiaramente una organizzazione che predilige un modello di tipo bio-medico (Lyman, 1989) e non di cura centrata sulla persona (Tom Kitwood, 1997). L’ospite non ha possibilità di scelta, le attività proposte sono poche e il focus del personale è sui soli bisogni fisiologici (esplicativa è la frase di Miguel “si mangia, si dorme, si caga”).

Emblematica è la scena dell’attività motoria proposta dalla fisioterapista: un’attività di gruppo che non tiene conto dei diversi deficit sensoriali che caratterizzano i vari ospiti, dove il vissuto di fallimento è dietro l’angolo.

È, invece, fondamentale promuovere e incoraggiare il mantenimento delle abilità della persona e la sua autonomia, il successo e la cura di sé, cercando di evitarle sensazioni di sconfitta.

Di primaria importanza è proporre, alla persona con demenza, attività che incrementino il senso di autoefficacia (Bandura, 1997), tramite esperienze di padronanza e successo resi possibili dalla proposta di obiettivi raggiungibili.

Altro aspetto degno di riflessione è quello riguardante gli orari dei pasti e della messa a letto, spesso non in linea con le abitudini degli ospiti e rispondenti più a esigenze organizzative del personale.

A ciò si aggiunge anche la tendenza a sostituirsi all’anziano, per velocizzare le azioni, disincentivando così il mantenimento delle abilità.

Risulta, dunque, evidente la necessità di promuovere un modello di cura centrata sulla persona (Kitwood, 1997), basato su un approccio di tipo biopsicosociale, che tenga conto della “personhood” (= essere persona) dell’individuo.

Nella demenza la cura si basa sulla relazione e modalità svalutanti di interazione con l’anziano (la Psicologia Sociale Maligna di Kitwood, 1997) possono minare i suoi bisogni psicologici, aggravando il quadro clinico.

Un altro punto su cui riflettere sono le modalità con cui spesso vengono condotte le valutazioni periodiche dei pazienti. In Arrugas un professionista valuta lo stato cognitivo di Emilio nella sala comune, interrotto da numerosi elementi di confusione. Spesso, in strutture assistenziali di questo tipo, le valutazioni avvengono nella stanza dell’ospite, nella sala d’aspetto o addirittura lungo i corridoi poiché le limitazioni motorie impediscono all’anziano di muoversi autonomamente. In queste occasioni gli elementi distraenti sono molteplici così come le interruzioni da parte degli altri residenti e del personale. È importante, dunque, tenere presente le difficoltà attentive tipiche di questa tipologia di pazienti così come le limitazioni sensoriali che le possono accompagnare, individuando la situazione più adatta per condurre un colloquio o una valutazione neuropsicologica.

In conclusione, Arrugas è un filmato estremamente indicato per esplorare i vissuti dell’anziano istituzionalizzato e dei familiari nonché un’occasione di riflessione sulle modalità di assistenza spesso adottate nei servizi alla persona, la cui visione è consigliata sia all’interno di percorsi di formazione del personale sia di intervento e sostegno rivolti ai caregivers informali.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bandura, A. (1997), Autoefficacia: teoria e applicazioni. Tr. it. Erikson, Trento, 2000.
  • Kitwood, T. M. (1997). Dementia reconsidered: The person comes first. Open university press.
  • Lyman, K. A. (1989). Bringing the social back in: A critique of the biomedicalization of dementia. The Gerontologist, 29(5), 597-605.
  • Ferreras, I. (2011) Arrugas. Perro Verde Films .
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