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Funzioni Cognitive e igiene orale negli anziani: una ipotetica relazione

Negli ultimi anni, diversi studi hanno iniziato a indagare la possibile relazione tra decadimento cognitivo e igiene orale nella popolazione anziana

Di Giulia Fontanel

Pubblicato il 25 Gen. 2021

Gli anziani che soffrono di demenza sembrano avere un rischio maggiore per quanto riguarda i problemi legati ad una incorretta igiene orale, in quanto può venire trascurata a causa del declino correlato alla cura personale e alle capacità motorie.

Fontanel Giulia – OPEN SCHOOL, Psicoterapia Cognitiva e Ricerca Mestre

 

Con il termine demenza si fa riferimento a un gruppo di sintomi che causano un progressivo declino cognitivo tale da compromettere le attività di vita quotidiana. Nel 1982, il Committee of Geriatrics del Royal College of Physicians britannico, definisce la demenza come una compromissione delle funzioni corticali superiori, comprendendo la memoria, la capacità di far fronte alle richieste della vita quotidiana, di svolgere azioni motorie già acquisite in precedenza, di mantenere un comportamento socialmente adeguato e si far fronte alle proprie reazioni emotive. Inoltre, tale condizione è spesso degenerativa: irreversibile e progressiva (Faggian et a., 2013).

Nel 2012, l’Organizzazione mondiale della sanità (WHO) e Alzheimer’s Disease International (AID) definiscono la demenza come una “priorità della sanità pubblica”. Infatti, la continua crescita della popolazione anziana, con il rischio di incorrere in compromissioni delle funzioni cognitive e manifestazioni neuropatologiche, in futuro potrebbe portare a un aumento della spesa economica da parte dei sistemi sanitari (Prince et al., 2013).

Negli ultimi anni, tra le diverse tematiche riguardanti l’invecchiamento, diversi studi hanno iniziato a indagare la possibile relazione tra decadimento cognitivo e igiene orale nella popolazione anziana. L’OMS ha definito la salute orale come

uno stato di assenza di dolore cronico alla bocca e al viso, neoplasie al cavo orale e alla gola, infezione orale e piaghe, malattia parodontale, carie, perdita di denti e altre malattie e disturbi che limitano la capacità dell’individuo di mordere, masticare, sorridere, parlare e mina il benessere psicosociale.

Una buona igiene orale dovrebbe quindi portare a una condizione del cavo orale che, se in buono stato, permette all’individuo di mangiare, parlare e socializzare senza dolore, malattie e imbarazzo (Kaufman et al., 2014). In questi studi ci si domanda se una cattiva igiene orale possa rappresentare un fattore di rischio per l’insorgenza di deficit cognitivi e conseguentemente un rischio per l’insorgenza di demenza (Wu et al., 2016).

Nel 2013, negli Stati Uniti, si è stimato che il 70% della popolazione con più di 65 anni ha usufruito visite dentistiche; la maggior parte degli over 65, inoltre, pari al 70%, ha ancora i propri denti, rispetto al 54% di 20 anni fa (Brennan et al., 2014). Le persone anziane che soffrono di demenza sembrano avere un rischio maggiore per quanto riguarda i problemi legati ad una incorretta igiene orale, in quanto può venire trascurata a causa del declino correlato alla cura personale e alle capacità motorie (Brennan et al., 2014). Al contrario, non è ancora chiaro se una cattiva igiene orale possa essere un fattore di rischio per l’insorgenza di deficit cognitivi. I problemi legati all’igiene orale nella popolazione anziana il più delle volte sono carie, flusso salivare ridotto, lesioni alla mucosa, infiammazioni e parodontite (Gonsalves et al., 2008). Le persone anziane, ad ogni modo, non sembrerebbero lamentarsi spesso dei problemi dentali, indicando un punto doloroso o infiammato. Alcuni studiosi hanno dimostrato che molto spesso le persone anziane con un deficit cognitivo lieve tendono a sottostimare i propri problemi dentali. A tal proposito, Brody e colleghi (1985), in un loro studio, stimano che il proprio campione di anziani, con declino cognitivo, riporta solo l’1% di 2000 sintomi.

Alla luce di ciò, è importante che vi sia un intervento precoce negli anziani, soprattutto laddove c’è un deficit cognitivo o una demenza lieve. Risulta più semplice sia per i caregiver che per i dentisti intervenire nelle fasi iniziali del declino, poiché man mano che c’è un peggioramento è più difficile gestire la situazione a livello comportamentale e dentale. E’ possibile, infatti, che le persone con demenza, con il peggiorare della propria condizione, non comprendano o non si fidano, ostacolando così l’eventuale intervento del dentista (Brennan et al., 2014).

Wu (2016), insieme ai suoi collaboratori, in una review prende in esame 16 studi longitudinali sviluppati in tutto il mondo. Il dato più comune in questi studi è la perdita di denti, unita spesso a una relazione significativa con deficit cognitivo.

Per valutare l’igiene orale delle persone, nella maggior parte degli studi presi in esame da Wu e colleghi (2016), si utilizza una valutazione dell’igiene orale unita alle volte dalle impronte dentali. Inoltre, vengono considerate tutta una serie di informazioni come: numero di denti cariati, denti mancanti, la presenza di placca, malattia paradontale. (Jones et al., 1993; Ship et al., 1994; , Stewart et al., 2013; ,Ellefsen et al., 2009). Alcuni studi includono anche dati forniti dai partecipanti circa il dolore, eventuale sanguinamento e l’uso di protesi (Shimazaki et al., 2001; Arrivè et al., 2012;  Paganini-Hill et al., 2012).

Per quanto riguarda la valutazione cognitiva dei partecipanti, generalmente si somministra il Mini-Mental State Exam (MMSE) in aggiunta ad altri eventuali strumenti utili ad una valutazione neruopsicologica più completa.

Alcuni di questi studi presi in considerazione nella review di Wu e colleghi (2016) concludono che non c’è una relazione significativa tra la perdita di denti e declino cognitivo. Altri, invece, individuano una relazione tra una igiene orale carente e un declino cognitivo, in alcuni casi anche associato a demenza. In molte ricerche prese in esame i risultati, in base al numero della perdita di denti e presenza di carie, insieme ad un campione alle volte non adeguatamente numeroso, risultano contrastanti o non statisticamente significativi. Nonostante ciò, alcune ricerche, seppur in maniera debole, sembrano indicare che una buona igiene orale e visite dentistiche regolari possono ridurre il rischio di deficit cognitivo, demenza compresa. Alla luce di questi risultati contrastanti è difficile avere una visione chiara e non permettono di affermare con sicurezza che una cattiva igiene orale faccia aumentare il rischio di insorgenza di demenza (Wu et al., 2016).

Concludendo, diversi studi sostengono che mantenere una sana igiene orale, in età avanzata, sia vantaggioso da diversi punti di vista: funzionale e psicosociale (Müller et al., 2017; Masood et al., 2017). E’ altrettanto vero che una recente ricerca (Delwel et al., 2018) conferma che tra gli anziani, gli individui con diagnosi di demenza hanno un rischio più elevato di sviluppare malattie orali come carie, parodontite, perdita dei denti e lesioni alla mucosa. Allo stesso modo però, non è chiaro ancora oggi se una incorretta igiene orale possa aumentare il rischio di insorgenza di demenza.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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