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Perfezionismo: aspetti adattivi e disadattivi

Il perfezionismo è spesso descritto come un fattore positivo nella realizzazione personale e professionale ma è spesso correlato a vari esiti negativi

Di Massimiliano Padovani

Pubblicato il 11 Nov. 2020

Il costrutto di perfezionismo ha ricevuto un’attenzione particolare, fin dalla seconda metà del ‘900, ed è stato rilevato essere responsabile di vari quadri psicopatologici eterogenei.

 

Nello specifico, alcune ricerche hanno mostrato correlazioni positive tra un perfezionismo disadattivo e Disturbo Depressivo Maggiore (Frost & DiBartolo, 2002; Nakano, 2009), e Disturbi dell’Alimentazione (Bardone-Cone et al., 2007; Sassaroli & Ruggiero, 2005; Welch, Miller, Ghaderi, & Vaillancourt, 2009). Questo rinnovato interesse ha fatto sì che si intensificasse la ricerca sul perfezionismo, con il fine di comprendere gli aspetti interpersonali, tra cui il lato maladattivo o disadattivo del perfezionismo, definire il costrutto di perfezionismo e come misurarlo (Blatt, 1995).

Aspetti adattivi e disadattivi

Sebbene il comportamento perfezionista sia stato descritto come un fattore positivo nell’adattamento o nella realizzazione personale e professionale (Hamachek, 1978), spesso invece è visto come uno stile nevrotico pervasivo (e.g. Flett, Hewitt, & Dyck, 1989; Pacht, 1984; Weisinger & Lobsenz, 1981).

Difatti, il perfezionismo è spesso correlato a vari esiti negativi comprendenti sentimenti caratteristici di insuccesso, colpa, indecisione, procrastinazione, vergogna e scarsa autostima (Hamachek, 1978; Hollender, 1965; Pacht, 1984; Solomon & Rothblum, 1984; Sorotzkin, 1985).

Studi successivi hanno permesso di rilevare come un perfezionismo disadattivo possa portare a sviluppare forme psicopatologiche, come ad esempio: Disturbo Depressivo Maggiore (Accordino, Accordino, & Slaney, 2000; DiBartolo, Li, & Frost, 2008; McCreary, Joiner, Schmidt, & Ialongo, 2004), Alcolismo, Anoressia Nervosa e Disturbi di Personalità (e.g. Burns & Beck, 1978; Pacht, 1984).

Le difficoltà di adattamento rilevabili, si pensa che siano dovute dalla tendenza perfezionista ad impegnarsi nel seguente modo: definire standard non realistici e motivazione nel raggiungere questi; attenzione selettiva ed eccessiva; generalizzazione del fallimento; rigidità nelle autovalutazioni; tendenza a impegnarsi nel pensiero polarizzato di tipo tutto-o-nulla, per cui solo il successo totale o il fallimento totale esistono come risultati (Burns, 1980; Hamachek, 1978; Hollender, 1965; Pacht, 1984).

A loro volta, secondo Hewitt e Genest, (1990), queste caratteristiche sembrerebbero derivare, in parte, dalle operazioni cognitive inerenti allo schema personale ideale che possediamo.

Inoltre, non possiamo trascurare come il perfezionismo abbia aspetti interpersonali e come questi aspetti siano importanti nel contribuire alla difficoltà di adattamento.

Recenti studi hanno dato un’ulteriore definizione rispetto al perfezionismo adattivo e quello maladattivo (Cox, Enns, & Clara, 2002; Slade & Owens 1998).

Il perfezionismo maladattivo è caratterizzato da standard eccessivamente elevati, dalla presenza costante di dubbi sulle proprie azioni, preoccupazioni di sbagliare, intolleranza dell’incertezza, adozione di modelli socialmente desiderabili ma non auto-determinati, spesso irrealizzabili, senza alcuna possibilità di riuscire a compiacersi della propria performance (Cox, Enns, & Clara, 2002; Slade & Owens 1998). Quindi, si presenta come una forma disfunzionale e ‘patologica’ che reca svantaggi agli individui, costantemente insoddisfatti poiché convinti di non fare mai abbastanza, vivendo uno stato di ansia e di paura rispetto al giudizio degli altri e al fallimento.

Al contrario, il perfezionismo adattivo può essere definito come una forma funzionale e ‘sana’, caratterizzata da standard prestazionali elevati, alti livelli di organizzazione, impegno costante per raggiungere i propri obiettivi, mantenendo un certo grado di flessibilità cognitiva che permetta la rivalutazione dei loro standard in base ad esperienze, eventi di vita ed eventuali richieste situazionali. Questa sembra determinare una soddisfazione personale, poiché il soggetto detiene la capacità di definire le attribuzioni delle cause di successo e insuccesso in modo realistico, riuscendo a compiacersi del proprio agito, indipendentemente dall’esito stesso della propria prestazione.

Tuttavia, una visione completa di tale costrutto non può non tenere conto di come i fattori genetici, ambientali, culturali e individuali, interagiscono fra loro determinando lo sviluppo del perfezionismo stesso.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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