Il gioco rappresenta uno spazio evolutivo centrale nello sviluppo e nel consolidamento di molteplici abilità e può favorire il potenziamento delle funzioni esecutive.
Il gioco è una fonte di sviluppo potenziale; nel gioco il bambino è sempre al di sopra del suo abituale comportamento quotidiano; nel gioco egli è in qualche modo di una testa più alto di se stesso (L. S. Vygotskij).
Psicologi, pedagogisti ed educatori concordano nell’attribuire un ruolo fondamentale al gioco nella crescita cognitiva, relazionale, affettiva e linguistica del bambino. Molte ricerche sottolineano che il gioco è in grado di attivare l’apprendimento, stimola la formazione della personalità, e quando è condiviso risulta un terreno fertile per l’acquisizione di regole sociali, del rispetto del turn-taking e dello scambio sociale.
Il bambino impara facendo, ‘in occasione di esperienze effettuate con materiale adeguato e quando, invece di riflettere a vuoto, agisce prima e non parla che delle proprie azioni’ (Piaget, 1927), sperimentando su materiali reali e su oggetti fisici (Piaget, 1956).
Il gioco rappresenta uno spazio evolutivo centrale nello sviluppo e nel consolidamento di molteplici abilità, spesso sottovalutato dagli adulti di riferimento (caregivers, insegnanti, educatori) che non sempre ne conoscono le potenzialità.
Interessante e clinicamente significativo è l’utilizzo del gioco con finalità terapeutico/riabilitativa come strumento per il potenziamento delle funzioni esecutive.
Le funzioni esecutive sono quell’insieme di abilità che consentono all’individuo di adattarsi alle richieste ambientali nuove e/o insolite, in assenza di schemi di risposta automatici, ma che richiedono l’elaborazione di nuovi piani d’azione.
Rientrano tra le funzioni esecutive:
- la pianificazione, ossia la capacità di prevedere le conseguenze delle proprie azioni e di progettare la sequenza di componenti finalizzati al raggiungimento di un obiettivo;
- l’inibizione, ovvero la capacità di controllare gli stimoli interferenti rispetto al compito che si sta svolgendo, senza la quale saremmo continuamente in balia dei nostri impulsi e in preda alle continue sollecitazioni ambientali, che sottende la capacità di decidere in maniera autonoma senza farsi influenzare dal contesto;
- la Working Memory, ossia la capacità di tenere in mente le informazioni per il tempo necessario per poterle processare ed elaborare, abilità necessaria per il multitasking, ovvero saper svolgere più compiti contemporaneamente;
- la flessibilità cognitiva, ovvero la capacità di cambiare strategia di pensiero o d’azione per far fronte alle situazioni, che si traduce nella capacità di modificare il proprio comportamento quando è inefficace al raggiungimento di un obiettivo (in opposizione a rigidità e perseverazione);
- il giudizio, ossia la capacità di stimare e valutare una situazione in base alle proprie conoscenze, che sta alla base dell’abilità di fare corrette stime cognitive;
- l’attenzione, ovvero la capacità di direzionare le proprie risorse verso uno stimolo (attenzione selettiva), di portare a termine un compito (attenzione sostenuta), e di svolgere due compiti contemporaneamente (attenzione divisa).
Particolare menzione meritano i giochi da tavolo, che rappresentano uno strumento educativo importantissimo per lo sviluppo di aspetti relazionali e sociali e per le funzioni esecutive (soprattutto una certa linea di giochi studiati e creati in maniera da stimolare le funzioni esecutive fin dalla prima infanzia), che se sapientemente utilizzati possono diventare materiale per il clinico da utilizzare nella riabilitazione, nell’ADHD, nei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), nelle condizioni di funzionamento intellettivo limite (FIL), in presenza di disregolazione emotiva e discontrollo degli impulsi e in tutte quelle situazioni che delineano un’insufficiente maturazione di una o più funzioni esecutive.
Quali giochi?
Dai grandi classici come Forza 4, che allena l’attenzione sostenuta e divisa, la pianificazione e l’inibizione, al Memory che stimola l’attenzione e le abilità di memoria e di ricerca visiva, alla Dama (e nella sua variante dama cinese) che allena la pianificazione, la flessibilità cognitiva e l’organizzazione visuo-spaziale, allo Shangai che serve a stimolare l’attenzione focalizzata, l’inibizione della risposta e a potenziare lo sviluppo delle abilità fino-motorie, alle Carte Uno che allenano l’attenzione, la working memory, la pianificazione. Interessanti anche le linee di giochi edite da case editrici quali Erickson, Creativamente, Asmodee e la Fabbrica dei Segni, che mettono a disposizione moltissimi e variegati materiali specifici per fasce d’età, in grado di allenare la memoria di lavoro, l’autocontrollo, la velocità di elaborazione, la ricerca visiva, le capacità di calcolo, la denominazione, il ragionamento induttivo, l’inibizione, la memoria, la pianificazione, la flessibilità cognitiva, il problem solving, le capacità morfosintattiche, lessicali, di costruzione di frasi e di narrazione.
Il potenziamento in gruppo
Laddove possibile, l’utilizzo di questi materiali in contesto gruppale ha un’enorme potenzialità: il gruppo rappresenta il contesto più ecologico simile agli ambienti di vita che vivono i bambini (in famiglia, a scuola, col gruppo dei pari); in gruppo è possibile lavorare su una serie di aspetti comportamentali (ad es. il rispetto del turno), ed emotivo-relazionali (ad es. lavoro sull’espressione della rabbia agonistica, o sulla cooperazione per il raggiungimento di un obiettivo comune); il confronto con il gruppo può diventare terreno fertile per far emergere differenze individuali ma anche emozioni condivise ed esperienze comuni che fanno sentire i bambini accolti, compresi e meno soli, e può diventare un’opportunità di arricchimento per il singolo bambino (sappiamo quanto i bambini apprendano per imitazione di un modello).
Nel riprendere ed ampliare il concetto di zona di sviluppo prossimale di Vygotskij, Vianello (2012) afferma che un pari competente può essere un modello molto più efficace dell’adulto nel favorire lo sviluppo potenziale, perché più simile per caratteristiche al bambino.
Un altro vantaggio del lavoro in gruppo è la possibilità di shiftare dal potenziamento cognitivo al potenziamento delle social skills, dal momento che nel contesto gruppale emergono una serie di situazioni sociali complesse che favoriscono anche lo sviluppo di capacità di mentalizzazione e di empatia.
Il potenziamento individuale
Ritornando al concetto di zona di sviluppo prossimale (Vygotskij, 1980), ossia il livello di sviluppo potenziale che un bambino può raggiungere con l’aiuto di un adulto, è chiaro che il ruolo del clinico diventa di primaria importanza ed è investito di una grossa responsabilità nel fornire al bambino l’impalcatura o scaffolding (Wood, Bruner & Ross, 1976) per accrescere le proprie competenze.
Nel potenziamento individuale, quindi, la scelta del tipo di materiale da utilizzare deve essere ben ponderata dall’operatore sulla base delle singole caratteristiche del bambino che ha di fronte, prestando attenzione sia ai suoi punti di forza che a quelli di debolezza.
Del resto non rimane che calarsi nelle regole del gioco (che un buon clinico può sapientemente rimodulare in base all’esperienza, avendo in mente su quali funzioni voler intervenire) senza dimenticare che la prima regola è non barare in modo da cercare di avvantaggiare il bambino, ma metterci serio impegno e dare vita a sfide avvincenti e divertenti, che non necessariamente hanno un vincitore già designato: un buon percorso di potenziamento attraverso il gioco spesso si conclude con delle vittorie conquistate e meritate dei nostri piccoli pazienti.