L’attività agonistica è sottoposta a controlli etici e di parità per rendere lo Sport possibilmente più equo ed assente di conflitti incontrollabili. Tuttavia, a causa degli elementi caratteriali di certi atleti professionisti, si assiste spesso a degli scambi verbali dal contenuto “sotto la cintura” che, paradossalmente, lo rendono più apprezzato e tifato. Segue una analisi divulgativa di questo fenomeno comunicativo legato alla teoria dei personal traits.
L’attività sportiva dà sfogo necessario per soddisfare i nostri istinti primordiali ereditati dal nostro atavico passato di cacciatori e di nomadi di sussistenza (Liebenberg, 2008), si è evoluta fino ad essere un elemento di incontro fra le varie Società Umane, un fenomeno economico globale e semplicemente un punto di incontro con l’Altro. Con l’evolversi del concetto di Legge e di Rispetto nella Cultura Umana, questa ha poi portato alla nascita di una vera e propria Giurisprudenza nel mondo delle Attività Agonistiche (Martens, 1987), cosa che ha dato i natali al comportamento chiamato “sportività” (“sportsmanship”), un comportamento rispettoso ed equo nei confronti dell’avversario (Vallerand, Deshaies, Cuerrier, Brière & Pelletier,1996).
La sportività è una caratteristica attitudinale considerata favorevole nella Storia, che porta l’atleta ad essere percepito dal pubblico come dotato di buona apertura caratteriale e di buona capacità di giudizio (Sharpe, Brown, & Crider, 1995). L’atteggiamento sportivamente corretto è generalmente considerato con tale positività che gli Accademici Filosofici se esso potesse essere considerato materia di studio nel campo delle categorie morali (JW Keating, 1964).
Tuttavia, con l’avvento e lo sviluppo delle telecomunicazioni, si è visto l’assunzione di rilevanza dell’elemento comunicativo definito “trash talking”, ovvero quella comunicazione aggressiva dove uno o più soggetti rivolgono insulti all’avversario con obiettivo di squalificarlo psicologicamente per dare l’impressione di esserne superiori (Yip, Schweitzer, Nurmohamed, 2018).
Sebbene una parte della psicologia della comunicazione (e di chi abbia una attitudine orientata all’etica con salienza) considera questa comunicazione come veicolo di inciviltà (ibidem), un’altra parte, assieme agli studiosi odierne delle Scienze Motorie, considerano il trash talking come un elemento normale all’interno della competizione sportiva, essendo ciò una reazione psicoattitudinale e di rilascio della tensione da parte di certi tipi caratteriali quando hanno a che fare con la tensione (Dixon, 2007).
Come si può evidenziare paradossalmente, l’insulto sportivo sul campo e/o attraverso i media è considerato una strategia non ortodossa con possibili risultati favorevoli (Silverman, 1999) o certamente buoni sia dal punto di vista dei risultati sul campo che omeostatici (Gorvett,2019).
Di fatto, il trash talking, più che un elemento comunicativo di cornice che possa creare interesse nei confronti dell’evento sportivo, è oggi ritenuto ingrediente essenziale dello stesso evento (Jarett, 2019), di cui bisogna avere una perenne e solida capacità di utilizzo (Cohn, 2020).
Inoltre, come evidenziato dallo status sociale e culturale che famosi trash talkers come Cassius Clay/Muhammad Ali, Tito Ortiz, John McEnroe, Larry Bird, Charles Barkley e Conor McGregor hanno raggiunto, le personalità controverse sono state spesso accolte favorevolmente dal pubblico, a dispetto delle impressioni negative che sono date da comportamenti come l’arroganza e l’aver nessun rispetto (Thorngate, 1976).
Questo si verifica perché spesso i risultati dei loro sproloqui hanno l’effetto desiderato (Best, 2019), permettendogli di avere una buona accoglienza dal pubblico (Ring et al, 2019). Oltretutto, questa impressione spesso evolve in simpatia ed attrazione verso questo tipo di attore, che sia per la sicurezza ostentata o che sia per la personalità fuori dagli schemi, poiché l’esposizione incondizionata dei lati meno accettabili del carattere umano è spesso accolta favorevolmente, poiché è segno di ribellione contro le leggi Etiche e Sociali imposte, percepite spesso come un limite imposto (Gruber, 2015). Per questo alcune personalità sportive possono rientrare nel profilo descritto dalla Dark Triad, ovvero soggetti con tratti comportamentali machiavellici, narcisistici e psicopatici (Pahulus, Williams, 2002).
Ovviamente, sebbene il trash talking sia un argomento interessante e a volte, come strategia, crei un interesse oggettivo nei confronti dell’attore e dell’attività agonistica che pratica, di base è un elemento controverso e facilmente controproducente, che può portare a squalifiche evitabili, sia sportivamente che psicologicamentee (Gracia, 2018) ed è spesso frustrazione e aggressività disfunzionale fatta passare per sicurezza (Edger, 2011).