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Pornografia durante il lockdown: un’indagine descrittiva sull’utilizzo di materiale pornografico

Durante l'isolamento il web potrebbe essere stato utilizzato come mezzo per la soddisfazione sessuale attraverso pornografia, chat erotiche o sexting.

Di sara rosato, Antonello Deriu, Martina Gorini

Pubblicato il 09 Set. 2020

Le conseguenze del COVID-19 hanno avuto un grande impatto sulla sfera relazionale e sessuale. La situazione di isolamento e la sospensione della routine quotidiana potrebbero aver portato a un incremento della fruizione della pornografia. E’ davvero così?

 

I DPCM che si sono susseguiti nel periodo dell’emergenza sanitaria da COVID-19 hanno portato ad un cambiamento radicale nella vita di ogni persona. Il distanziamento sociale e l’isolamento nelle proprie abitazioni sono state le principali cause di difficoltà di varia natura, tra cui si collocano anche quelle della sfera relazionale e sessuale.

Tutte le relazioni hanno subito un drastico cambiamento e rottura della propria routine. È stato pertanto possibile ipotizzare tre differenti tipologie di relazioni durante questo periodo:

  • Coppie conviventi: in questo caso la sessualità era permessa e del tutto sicura, a patto che entrambi i partner rispettassero le norme di sicurezza di prevenzione Covid-19. Il periodo del lockdown può essere stato usato per riscoprire una sessualità più serena e senza fretta. Può essere stata l’occasione per dare spazio a nuove pratiche, a nuovi giochi o ad una maggior intimità relazionale. Al contrario, le coppie con figli in casa hanno potuto avere una maggior difficoltà nella gestione dell’attività sessuale all’interno delle mura domestiche e una diminuzione drastica dei momenti da dedicare solamente alla coppia.
  • Coppie a distanza: l’impossibilità di potersi vedere fisicamente ha portato all’utilizzo della tecnologia per ricercare una sorta di vicinanza. Quindi sexting, chat o chiamate sono stati sicuramente mezzi importanti per mantenere accesa la sessualità nella relazione.
  • Single: sono state le persone più sacrificate in questo periodo. Questo perché hanno dovuto rinunciare ad avere qualsiasi tipo di conoscenza fisica che avrebbe potuto portare all’instaurare una nuova relazione o solamente ad iniziare un’attività sessuale. L’unico mezzo per scaricare la tensione erotica è stata la masturbazione.

Le attività sessuali online

Internet viene utilizzato nella quotidianità dalla maggior parte della popolazione mondiale e sta diventando uno strumento sempre più essenziale nella vita di una persona (Vianzone, 2017).

L’isolamento e il distanziamento sociale hanno fatto sì che la maggior parte delle persone navigassero nel web utilizzandolo anche come mezzo per la soddisfazione sessuale attraverso l’uso di pornografia, chat erotiche o praticando sexting.

Infatti internet può essere sia visto come un’alternativa per soddisfare i propri bisogni sessuali, sia usato come un’estensione della vita sessuale con il/la proprio/a partner, al fine di sperimentare nuove pratiche o confrontarsi con gruppi di minoranze sessuali (Eleuteri et al., 2012).

La pornografia online e le chat room offrono quotidianamente la possibilità di entrare in contatto con diverse preferenze e pratiche sessuali. Molti autori identificano questi comportamenti con il nome di Attività Sessuali Online (ASO), mentre tutte le pratiche in cui viene utilizzato materiale esplicito (video o foto), in letteratura, vengono identificate con l’acronimo SEMI (Sexually Explicit Material on the Internet) (Eleuter et al., 2012).

Copper (1998) ha ideato il modello delle 3 A per comprendere meglio la forza e l’attrattività del web, individuando tre elementi di forza:

  • Access (accessibilità);
  • Affordability (economicità);
  • Anonimity (anonimato).

Griffiths (2000) ha individuato tutta una serie di motivazioni che spingono una persona ad utilizzare il web per l’ASO, alcune di queste sono:

  • Ricerca di partner sessuali;
  • Divertimento sessuale;
  • Divertimento sessuale online (chat erotica, sesso via webcam);
  • Gratificazione sessuale;
  • Auto-esplorazione;
  • Ricerca di informazioni riguardante pratiche sessuali.

Per quanto riguarda gli utenti che utilizzano ASO troviamo i partner, i solitari e i parafilici. I primi sono persone che hanno una relazione esistente e stabile offline e utilizzano la modalità virtuale per arricchire la propria attività sessuale, ricercando nuove pratiche o nuovi stimoli. Per quanto riguarda le persone solitarie, la motivazione principale è quella di ricercare un piacere erotico attraverso la masturbazione o la ricerca di partner sessuali offline. Gli ultimi, i parafilici, trovano spazio nell’ASO per individuare pratiche sessuali minoritarie e non convenzionali e per poterle condividere, o anche solo per avere un confronto, con le comunità che possono essersi sviluppate nel web (Cosmi, 2009).

Indagine Start&Up

Ipotizzando alcuni cambiamenti relativi al comportamento sessuale nel periodo di lockdown, all’interno del progetto social Start&Up, abbiamo condotto un’indagine descrittiva per valutare un eventuale incremento o diminuzione della visione di materiale pornografico on line.

L’indagine è stata realizzata attraverso un questionario divulgato tramite canali social (principalmente Facebook ed Instagram) con campionamento casuale. Il campione è composto da 203 persone provenienti da diverse zone d’Italia: il 52% dal centro Italia, il 30% dal nord, mentre il 18% dal sud e isole.

Come possiamo notare dal grafico seguente, le risposte sono state date principalmente da un pubblico di genere femminile.

FIGURA 1 – Dati riguardanti il genere dei partecipanti allo studio.

Inizialmente l’attenzione è stata posta sull’eventuale cambiamento del desiderio sessuale durante il lockdown e dal grafico che segue possiamo notare come il 24% dei partecipanti ha manifestato una diminuzione.

FIGURA 2 – Dati relativi alla variazione del desiderio sessuale nel periodo di quarantena.

E’ stato possibile osservare una diminuzione della fruizione di materiale pornografico durante il lockdown. Prima di tale periodo, il 59% del campione ne faceva uso, con la seguente frequenza:

  • 61% 1-2 volte la settimana;
  • 29% 3-4 volte la settimana;
  • 10% tutti i giorni.

Nel periodo della quarantena questa percentuale è scesa al 53%, soprattutto per il genere femminile (46% nel pre quarantena contro il 38% durante la quarantena); si è notato invece un incremento del 4% sull’utilizzo quotidiano.

La maggior parte delle persone ha dichiarato di visionare materiale pornografico quando è solo (96%), mentre solo una minima parte insieme al/alla partner (4%).

Le motivazioni che hanno spinto all’utilizzo della pornografia sono state:

  • desiderio sessuale (51%);
  • noia (19%);
  • stress o ansia (6%);
  • combinazione di più fattori (24%).

Conclusioni e limiti

La situazione di isolamento e la sospensione della routine quotidiana ci hanno portato ad ipotizzare un incremento della fruizione della pornografia, considerando anche gli abbonamenti gratuiti offerti da diverse piattaforme pornografiche; i dati emersi invece non hanno confermato tale ipotesi. E’ pur vero che questa indagine presenta dei limiti: in primis un campione relativamente piccolo, il che lo rende poco rappresentativo della popolazione italiana; inoltre non sono state effettuate analisi di correlazione tra le diverse variabili, quindi non è stato possibile stabilire un legame di causa-effetto tra queste.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Eleuteri, S., Rossi, R., Tripodi, F. & Simonelli, C. (2012). Attività sessuale online (ASO) Nuove frontiere e nuovi rischi dell’utilizzo di internet per scopi sessuali. Rivista di Sessuologia Clinica, XIX, 2012/2.
  • Cosmi V., Pierleoni L., Simonelli C. & Fabrizi A. (2009). Cybersex: nuove forme di dipendenza sessuale. Rivista di sessuologia Clinica, XVI, 2009/1.
  • Viazone S. (2017). Internet sessualità e benessere. Rivista di Sessuologia Clinica, XXIII, 2017/2.
  • Cooper A. (1998). Sexuality and the internet: suffing into the new millennium. CyberPsychology and Behaviour, 1: 181-7.
  • Griffiths, M. (2000). Excessive Internet use: Implications for sexual behavior. CyberPsychology & Behavior, 3(4), 537-552.
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