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Lo psicologo delle cure primarie può fare la differenza per il benessere della collettività

L’obiettivo dello psicologo di cure primarie è quello di garantire benessere psicologico di qualità nella medicina di base e sul territorio.

Di Lucrezia Giotti Matricardi, Marco Tanini

Pubblicato il 30 Lug. 2020

L’attenzione alla componente psicologica della salute è fondamentale. Al senato arriva la proposta di legge per l’istituzione dello psicologo delle cure primarie. Requisiti sui quali si basa il servizio: costi contenuti e rapida presa in carico della persona.

 

Il disegno di legge intitolato ‘Istituzione dello psicologo di cure primarie’ è stato illustrato in Senato il giorno 16 luglio 2020 dalla prima firmataria, la senatrice Paola Boldrini, capogruppo del Pd nella Commissione Sanità.

Alla conferenza stampa erano presenti anche David Lazzari, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, Mario Falconi, presidente del Tribunale dei diritti e doveri del medico e Antonio Panti, della Commissione deontologica della Fnomceo, i quali si sono espressi a sostegno del DDL, essendo solidali e credendo nei principi sui quali si fonda.

Il DDL, in quanto iniziativa legislativa, rappresenta il primo passo verso la realizzazione concreta del servizio. Seguirà l’iter canonico: verrà annunciato all’Assemblea e assegnato alla Commissione competente per essere approvato alla Camera.

Introduzione

L’OMS calcola che nel mondo ci siano 450 milioni di persone che soffrono di disturbi mentali, neurologici o del comportamento, e che la gran parte di questi disturbi non siano né diagnosticati né trattati (OMS 2001).

Ed il numero continua a crescere con un conseguente impatto sulla salute e sui principali aspetti sociali, umani ed economici in tutti i Paesi del mondo. (Epicentro, ISS, 11 ottobre 2020).

Sono oltre 50mila le telefonate arrivate, con un vero e proprio picco di chiamate giornaliere durante il lockdown, al numero verde di supporto psicologico, attivato nel mese di aprile 2020 dal ministero della Salute e dalla Protezione Civile per l’emergenza Covid-19. Il servizio ha registrato un alto grado di soddisfazione degli utenti nel periodo di attività; a chiamare molti anziani ma anche studenti; l’età media registrata è di 49 anni. Le motivazioni di chi utilizza il servizio sono legate a stati di ansia (14%), depressione (13%) o più frequenti stati di preoccupazione generalizzata e altre problematiche pregresse emerse a causa dell’emergenza (oltre il 40%). Merita attenzione il dato di persone con problemi di irritabilità (2%), con disturbi del ciclo sonno-veglia (2%), con problemi di relazione (1,2%), e quelle che hanno richiesto aiuto nell’elaborazione di un lutto (3,2%) non necessariamente legato al Covid-19 (Comunicato n. 189, 11 giugno 2020, Ministero della Salute).

In Italia solo il 60% di chi riferisce sintomi depressivi ricorre all’aiuto di qualcuno, rivolgendosi soprattutto a medici e operatori sanitari (Sorveglianza PASSI, Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia, periodo 2015-2018).

Nel 2018 il portale AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha rappresentato un dato allarmante: rispetto all’anno precedente, infatti, è aumentato dell’8% il numero di italiani a cui è stato somministrato un farmaco per combattere ansia, nevrosi, attacchi di panico e insonnia. (Rapporto OsMed 2018)

Nel 2017 circa 3,7 milioni di italiani hanno assunto psicofarmaci, mentre il consumo di benzodiazepine è stato 50 dosi giornaliere ogni 1000 abitanti. Dati allarmanti a cui va aggiunto il sommerso, nonché il numero di persone che, pur avendo bisogno, per vergogna, decidono di non farsi aiutare (AIFA).

La riflessione sull’organizzazione dell’assistenza psicologica si colloca all’interno di uno scenario che comprende sia la crescita progressiva della domanda psicologica da parte dei cittadini, sia il cambiamento degli scenari dei percorsi di cura che richiamano sempre con maggiore insistenza alla qualità della cura, includendo necessariamente l’aspetto psicologico e relazionale, aspetto, inoltre, presente nei nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).

L’obiettivo della psicologia di cure primarie è quello di garantire benessere psicologico di qualità nella medicina di base, sul territorio, vicino alla realtà di vita dei pazienti, alle loro famiglie e alla comunità.

Commento al DDL

Il disegno di legge, cioè una proposta legislativa, avanzata dalla senatrice Boldrini ed i suoi collaboratori, potrà tradursi in legge una volta approvata, in forma identica, da entrambe le Camere.

Il testo di legge si presenta diviso in 3 articoli:

ART 1: istituzione del servizio di cure psicologiche

  • In riferimento all’articolo 1, comma 1, della legge 8 novembre 2012, n. 189, e dell’articolo 12 della legge 25 giugno 2019, n.60, in ogni azienda sanitaria locale viene instituito il servizio di psicologia di cure primarie, strutturato a livello di distretto sanitario. Lo scopo è quello di garantire un primo livello di servizi di cure psicologiche nella medicina di base, che sia di qualità, accessibile e caratterizzato da una rapida presa in carico della persona, efficace, economicamente efficiente ed integrato con gli altri servizi sanitari e socio-sanitari. Proprio in relazione a questo ultimo punto, viene sottolineata la necessità di sviluppare una rete di collaborazione con i medici di medicina generale ed i pediatri di libera scelta, nonché con gli altri professionisti sanitari e socio-sanitari (ostetriche, fisioterapisti, infermieri) presenti sul territorio. Con la consapevolezza che nella medicina moderna il concetto di salute ha assunto un significato ampio e dinamico. La salute è definita come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non mera assenza di malattia (OMS, 1946).
  • Il sevizio di psicologia di cure primarie garantisce un primo livello di intervento sulla popolazione per rispondere alla domanda di cura dei disturbi mentali ad uno stadio iniziale. Il fine è quello di intervenire precocemente per limitare o eliminare il disagio psicologico dell’individuo ed i conseguenti costi sociali ed economici in caso di assenza di intervento primario. Il servizio organizza e gestisce l’assistenza psicologica di base promuovendo e realizzando l’integrazione funzionale con i servizi specialistici di secondo livello, costituendo un filtro sia per l’accesso ai livelli secondari di cure sia per il pronto soccorso.

Art. 2: aree di intervento, percorsi operativi e finalità del servizio di cure psicologiche

  • Le aree di intervento su cui lo psicologo di cure primarie è chiamato ad intervenire, delineate nei nuovi LEA, sono:
    • disagi legati all’adattamento quali lutti, perdita del lavoro, separazioni e malattie croniche;
    • problemi legati a fasi del ciclo di vita;
    • disagi emotivi transitori ed eventi stressanti;
    • sostegno psicologico alle diagnosi infauste e alla cronicità o recidività delle malattie;
    • scarsa aderenza alla cura;
    • richiesta impropria di prestazioni sanitarie;
    • supporto all’equipe dei professionisti sanitari.
  • L’attività dello psicologo di cure primarie, che affianca il medico nella cura del paziente, è finalizzata nella prevenzione primaria, per identificare precocemente e intervenire tempestivamente in problematiche psico-sociali. È finalizzata, inoltre, nella prevenzione secondaria per attuare un intervento di primo livello nei casi di sofferenza psicologica già in atto ed inviare appropriatamente la persona a servizi socio-sanitari, anche specialistici e territoriali secondo necessità.
    Lo scopo delle cure psicologiche in questo senso è quello di aiutare la popolazione a gestire problematiche psicologiche di varia natura, problemi legati all’adattamento, quali perdita del lavoro, separazioni, malattie croniche, ma anche problemi legati al ciclo di vita dell’individuo e a disagi emotivi transitori ed eventi stressanti.
    L’interesse deve essere sempre quello di contribuire a progetti di prevenzione della malattia e di promozione ed educazione alla salute.
  • Il servizio di psicologia di cure primarie sviluppa un rapporto strategico con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta per intervenire sui sintomi psichici di lieve o media entità o sintomi fisici i quali non risultano ascrivibili a patologie organiche producendo somatizzazione di ansia e stati depressivi.
  • Gli aspetti funzionali di integrazione e collaborazione tra medici e psicologi nelle cure primarie sono ricompresi in 3 processi operativi:
  • Invio da parte del medico allo psicologo, cui segue la presa in carico integrata
  • Trattamento congiunto, in cui il medico e lo psicologo valutano contestualmente il paziente
  • Consulenze specifiche: situazioni in cui il medico chiede allo psicologo di individuare e condividere strategie di intervento; di analizzare le dinamiche che limitano il mantenimento dello stile di vita e lo stato di salute della persona in famiglia; di avere un confronto su problematiche relazionali con la persona o un supporto nella presa in carico della persona ad alta intensità emotiva.

ART. 3: organizzazione del personale per il servizio di cure psicologiche

  • Afferiscono al servizio di psicologia di cure primarie gli psicologi dirigenti dipendenti, gli psicologi con rapporto convenzionale della specialistica ambulatoriale e gli psicologi assunti con formazione post-laurea specifica in cure primarie. Il rapporto di riferimento è di uno psicologo ogni cinque medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, anche con rapporto di lavoro flessibile in attesa che venga stipulato uno specifico accordo nazionale unico della psicologia delle cure primarie ai sensi dell’articolo 48 della legge 23 dicembre 1978, n.78.
  • Le aziende sanitarie locali ed ospedaliere istituiscono il Dipartimento aziendale di psicologia, all’interno del quale è ricondotto anche il servizio di psicologia di cure primarie, la cui direzione è affidata ad un dirigente psicologo.

Conclusioni

L’accesso volontario e diretto ad uno psicologo, in grado di dare risposta ad un disagio di origine non biologica è oggi estremamente difficile. La difficoltà è data sia da un pregiudizio sociale ancora molto diffuso, sia dalla assenza di tale professionalità nell’ambito dell’assistenza primaria. Questo si traduce in un contatto con l’utente, da parte del professionista di cure psicologiche, laddove il medico di assistenza primaria ne riscontri l’utilità, estremamente tardivo. Con il rischio che sintomi e disturbi si cronicizzino, con perdite significative di quote di efficacia ed efficienza.

L’istituzione dello psicologo di cure primarie potrebbe da una parte normalizzare la figura professionale e dall’altra intervenire prontamente sui disagi psichici, nelle fasi iniziali, laddove l’intervento è risolutivo nella maggior parte dei casi.

Se si vuole un sistema di cure primarie utile ed efficace, l’attenzione alla componente psicologica della salute è fondamentale, e non si tratta solo di offrire cure al disturbo psicologico o di trattare il problema individuale. Si tratta di occuparsi del benessere e della salute psicofisica dei cittadini di un territorio, dei membri di una comunità, in modo equo e accessibile, per fornire a tutti, indistintamente, cura e terapia, ma anche per promuovere consapevolezza, promozione di salute e adozione di comportamenti positivi.

L’auspicio è che, nel clima di nuova valorizzazione che lo Stato Italiano sta dando alla sanità pubblica in questo momento, vi sia da parte del Parlamento la volontà di portare avanti questa svolta epocale per la salute psicologica dei cittadini.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Rapporto sulla salute mentale, OMS, 2001
  • Epicentro, Istituto Superiore di Sanità, 11 ottobre 2020. Disponibile qui.
  • Rapporto Osmed 2018, Agenzia Italiana del Farmaco, AIFA. Disponibile qui.
  • Comunicato n. 189, 11 giugno 2020, Ministero della Salute. Disponibile qui.
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