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Piccoli imprenditori ai tempi del Covid-19

I piccoli imprenditori che hanno visto chiudere le loro attività senza ricevere entrate economiche per il Covid-19 come hanno affrontato la situazione?

Di Antonella Bascià, Guest

Pubblicato il 17 Lug. 2020

In una società improntata sul lavoro, ci siamo chieste quali fossero state le conseguenze del coronavirus sui lavoratori, in particolare, sui piccoli imprenditori. Tale categoria è stata la più colpita, sia a livello economico, che a livello psicologico.

Antonella Bascià e Greta Maiorano

 

In generale, dai primi risultati dello studio condotto dalle Università degli Studi dell’Aquila e di Roma Tor Vergata e dal progetto Territori Aperti, è emerso che le misure contenitive, l’impatto economico e la pandemia stessa stanno avendo un importante impatto sui livelli di depressione, ansia, insonnia e sintomi di stress (R.Rossi, V. Socci, D. Taveli et al., 2020).

Ma tutti i piccoli imprenditori, che hanno visto chiudere le loro attività senza ricevere entrate economiche, come hanno affrontato la situazione? Quali strategie di coping hanno messo in atto?

Abbiamo posto tali domande ad alcuni imprenditori italiani in modo da farci un’idea generale dell’impatto psicologico che ha avuto la pandemia. Le domande sono state poste a un numero esiguo di persone; la nostra non vuole essere una ricerca, ma un mettere in luce i vissuti emotivi e le strategie di adattamento di una specifica categoria lavorativa.

La ristorazione, ad oggi, è uno dei settori maggiormente più colpiti dalla situazione pandemica, insieme al settore dei parrucchieri/estetisti e ai liberi professionisti. Abbiamo, perciò, indagato i vissuti emotivi di tali categorie lavorative.

Oscar (27 anni), proprietario e cuoco di un locale takeaway a Milano che ha aperto poco prima che scattasse il periodo di lockdown, si è ritrovato con tante spese accumulate e uno spreco notevole di risorse e materie prime. Nel descrivere i suoi vissuti emotivi riguardo a tutta la situazione, Oscar afferma di essersi sentito “abbattuto nello spirito” e lui e il suo socio si sono ritrovati “con le spalle al muro”. Le emozioni che ha sperimentato sono state principalmente: ansia per il futuro, paura di ritrovarsi sommersi dai debiti, agitazione sia per il virus che per l’attività, abbandono. Sì, l’abbandono è una tematica ricorrente nelle parole del giovane imprenditore, afferma di aver provato un “caos interiore” e sensazione di abbandono da parte di un Paese che ha concesso pochi aiuti economici e nessun sostegno psicologico rivolto alla sua categoria lavorativa. Nonostante ciò, si sente fortunato perché riesce a resistere e non demordere, soprattutto quando guardandosi intorno, molte attività storiche milanesi sono state costrette a chiudere. Tuttavia, il tempo di quarantena ha permesso di attuare delle strategie, come ad esempio l’investire in una maggiore pubblicità, capire le richieste del mercato e quando Oscar guarda al futuro, prova “incertezza, paura e tanta speranza di farcela”.

Elisa (26 anni), invece, è arrivata a Milano con la voglia di far carriera nel campo del make-up. Anche per lei è stato difficoltoso, in quanto la sua tipologia di lavoro non ha permesso la riorganizzazione da casa. Elisa afferma di essersi “sentita molto giù” perché proprio quando cominciavano ad aprirsi delle nuove strade, il lockdown ha bloccato tutto. Gli stati interni maggiormente sperimentati sono stati: senso di impotenza per la paura di “non poter fare nulla per cambiare lo stato delle cose”, alternati a momenti positivi in cui si “faceva forza” e si ripeteva che “tutto sarebbe passato”. Durante la quarantena, si è reinventata pubblicizzandosi molto sui social, presentando dei make-up estroversi su sé stessa. Se volge lo sguardo verso il futuro, ha tanta speranza che prima o poi la città della moda riprenda tutta la sua vitalità e ha tanta voglia di rimettersi in gioco.

Gianni (56 anni), parrucchiere e barbiere da 40 anni, afferma di essersi sentito perso perché si è ritrovato a casa, fermo e ciò ha portato “grosse sofferenze e non poche difficoltà”. Anche per Luigi è stata dura, si è ritrovato con sempre più tasse che si accumulavano, mentre la saracinesca del suo negozio era abbassata. Tuttavia, ha cercato di trascorrere nel miglior modo possibile i giorni di quarantena, dedicandosi alle passioni che aveva messo da parte da tempo. La ripresa lavorativa è stata faticosa, anche perché trascorre le ore lavorative con mascherina e visiera, disinfetta continuamente l’intero negozio, con la paura costante di contrarre il virus e infettare i suoi familiari. Tutto ciò però ha portato anche a risvolti positivi: con le nuove restrizioni, i clienti sono costretti a prendere appuntamento e ciò gli consente di pianificare al meglio la sua giornata lavorativa e la quotidianità, traendone dei grossi benefici.

Infine Sonia, una creatrice di bijoux artigianali, si è ritrovata con la produzione bloccata e di conseguenza bloccata economicamente. Sonia riferisce di “aver visto nero” e di aver provato tanta paura, soprattutto per il futuro. Passata la paura, però, ha iniziato a reinventarsi e si è dedicata al marketing online. Un mondo, per Sonia, totalmente nuovo e sconosciuto, ma ciò non l’ha fermata, anzi, le ha dato la spinta necessaria per promuovere la sua attività attraverso i social network. Il suo lavoro è totalmente cambiato: prima del virus consegnava i suoi gioielli nei negozi, adesso i social sono diventati la sua vetrina ed è intenzionata a proseguire su questa strada.

Dalle parole emerse di tutti gli intervistati, nonostante età e settori lavorativi differenti, si evince che l’adattamento è la parola chiave di questo strano periodo, che ha colpito tutti noi. Ognuno di loro ha adottato diverse strategie di coping, traendone dei benefici dal cambiamento.

Possiamo racchiudere il tutto in una sola parola: resilienza.

Le persone intervistate hanno dimostrato di avere una forte capacità di resilienza, ovvero il riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita in seguito ad un evento stressante o traumatico.

Dalla letteratura scientifica si evince che la resilienza è un “fenomeno ordinario dell’essere umano e non stra-ordinario”. Dunque, le persone si dimostrano resilienti e nella maggior parte dei casi riescono a adattarsi positivamente alle avversità della vita (Fiore F., 2016).

In conclusione, possiamo affermare che le persone intervistate sono riuscite a superare un periodo critico, facendo leva esclusivamente sulle loro risorse interiori. Nonostante la sensazione di abbandono provata, si sono rimboccate le maniche e hanno trovato il modo di adattarsi alla situazione, scoprendo nuovi lati del proprio modo essere e lavorare.

 

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