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Tra utopia e fanatismo – Il caso di Jim Jones

La setta guidata da Jones fonda la città di Jonestown dove i membri vengono indottrinati con linguaggio millenaristico e tecniche di lavaggio del cervello

Di Roberta Gentile

Pubblicato il 15 Lug. 2020

Jim Jones ha concepito l’idea di creare un’utopia socialista, dove la fratellanza e la tolleranza avrebbero avuto la meglio sul materialismo e sul razzismo che detestava; arriva così a fondare una città con i suoi seguaci che prende il nome di Jonestown.

 

Uno dei casi più famosi che risponde alla definizione di delirio è ‘il caso Jonestown’, che non è un delirio individuale, bensì un delirio collettivo propagatosi a causa dell’effetto massa.

L’obiettivo del presente articolo è quello di realizzare una disamina su una delle menti più controverse del dopoguerra, quella di Jim Jones; per raggiungere questo obiettivo analizzeremo le fasi rilevanti della sua vita allo scopo di ipotizzare una diagnosi.

La giovinezza

James Warren Jones nasce nel 1931 nell’Indiana rurale e sin da giovane viene descritto dai conoscenti come un ‘ragazzo strano’ per via delle sue occupazioni: studiare religione, torturare gli animali e parlare di morte.

I suoi genitori non sono religiosi, ma Jones inizia a manifestare fanatismo sin da quando è molto giovane: la domenica mattina passa da una chiesa protestante all’altra, appassionandosi ad improvvisare sermoni con gli amici e a bacchettare chi fa rumore durante il salmo. Racconta di una chiamata del Signore, nonostante per molti quello sembrasse solo un disperato bisogno di attenzione. Jones studia pedagogia all’università dell’Indiana, e a 21 anni inizia a fare il pastore. L’integrazione è al centro delle sue prediche ma i suoi primi gesti concreti hanno poco successo, dato che diverse famiglie lasciano la chiesa quando i primi neri entrano dalla porta. Questo non lo scoraggia, anzi è un incentivo per la creazione della sua chiesa chiamata il ‘Tempio del Popolo’.

Interessante, per il nostro scopo, è sapere che suo padre era un reduce disabile della prima guerra mondiale, iscritto al Ku Klux Klan, nome utilizzato da diverse organizzazioni segrete esistenti negli Stati Uniti d’America, con finalità politiche e terroristiche a contenuti razzisti e sostenitrici della superiorità dell’etnia caucasica bianca.

Naturalmente sorge una domanda: abbiamo a che fare con un ‘genetico fanatismo’ o il suo estremismo nasce da una forma di ribellione nei confronti dell’ideologia del padre?

L’utopia multietnica

Il ‘Tempio Del Popolo’ nasce come un movimento laico di volontariato, con connotazioni politico-socialiste unite a principi della chiesa protestante (Wessinger, 2000).

Jones ha concepito l’idea di creare un’utopia socialista, dove la fratellanza e la tolleranza avrebbero avuto la meglio sul materialismo e sul razzismo che detestava (Zimbardo, 2008).

Inizialmente diffonde il suo messaggio incoraggiando i propri discepoli a donare cibo e lavoro ai poveri, per i quali avvia una mensa e un ospizio. Impressionati dalla sua opera pia, molti si uniscono alla sua chiesa, ma, successivamente, riferendo della visione di un imminente attacco nucleare ai danni del Midwest americano, convince un centinaio di persone a seguirlo in California, dove continua la sua attività offrendo sostegno anche ad alcolisti e tossicomani.

Oltre alla sua comunità multietnica c’è il suo stretto nucleo familiare che comprende quattro bambini, di cui tre adottati da diverse etnie.

Quello che all’inizio è un piccolo progetto di creare una famiglia multietnica, si estende sempre più fino ad includere un migliaio di persone. Predicare libertà e uguaglianza, nell’epoca in cui imperversa la guerra fredda, fa guadagnare facili consensi, soprattutto tra le minoranze etniche più deboli e svantaggiate, di cui i suoi seguaci fanno parte. Per molti Jones rappresenta la salvezza e la speranza di una vita migliore.

Il sogno diventa realtà

A seguito di accuse di promiscuità sessuale e di attività politiche segrete, la setta si trasferisce nella giungla della Guyana, al confine col Venezuela, fondando qui la nuova città di Jonestown, ma, prima di trasferirsi, i fedeli devono vendere o lasciare alla chiesa tutti i loro beni terreni. Jones sceglie questo posto perché lo ritiene il luogo ideale per pregare e salvarsi da una guerra nucleare (incipit indicativo dei suoi tratti paranoici e deliranti).

L’idea è, quindi, di trasformare questa comunità in un paradiso in Terra: i membri vengono indottrinati con linguaggio millenaristico e tecniche di lavaggio del cervello. Coloro che abbandonano la comune sono definiti disertori ed esiste una polizia informale per ostacolare, se non rendere impossibile, la fuga. Le diserzioni sono comunque pochissime poiché le persone vivono una vita completamente comunitaria, in cui è difficile sviluppare il desiderio di andarsene, ma pian piano i suoi squilibri si fanno sempre più evidenti.

Il suo carisma è fortemente percepito, così come la sua necessità di tenere tutto sotto controllo: non a caso crea un sistema di controllo interno che ha come obiettivo iniziale quello di assicurarsi che tutti stiano bene, ma che successivamente si tramuta in un vero lavoro di spionaggio, in cui sono proibiti persino i rapporti sessuali senza la sua concessione.

‘Per una serie inspiegabile di ragioni, accade che io sia stato scelto per essere Dio’ predica Jones. Nella sua dottrina, che chiama socialismo divino, il ruolo di Jim Jones come autore di miracoli e salvatore dell’umanità si va ampliando fino a mettere in ombra quello di Gesù Cristo.

L’organizzazione si fa sempre più severa, il lavoro più duro e con orari sempre più lunghi. Non avendo denaro la gente sembra non avere scelta e continua a vivere nella convinzione di una giusta causa, in cui il sacrificio avrebbe portato alla creazione del mondo ideale tanto sognato.

Leadership

Uno studio che indaga lo stile di leadership ha suggerito che l’onnipotenza, la paranoia e la costruzione di monumenti sono le principali caratteristiche dello stile di leadership della megalomania (Seifries, 2018).

Da una ricerca inedita, Zimbardo ha scoperto che Jones ha molto probabilmente acquisito la sua capacità di convincere da un famoso pensatore sociale: George Orwell (Dittman, 2003).

Durante 25 anni di ricerche e interviste con i sopravvissuti di Jonestown, Zimbardo ha trovato analogie tra le tecniche di controllo mentale usate da Jones a Jonestown – ovvero sofisticati tipi di acquiescienza , conformità e obbedienza – e quelle descritte nel libro di fantascienza di Orwell 1984. Alcune delle tecniche di controllo mentale sono:

  • Il Grande fratello ti sta guardando. Zimbardo afferma: ‘Jones ha usato questa idea per guadagnare la fedeltà dei suoi seguaci. Ha ottenuto che i seguaci si spiassero l’un l’altro e ha fatto sì che degli autoparlanti inviassero messaggi in modo tale che la sua voce fosse sempre presente mentre i suoi seguaci lavoravano, dormivano e mangiavano‘.
  • Auto-incriminazione. Jones incaricava i seguaci di rendergli dichiarazioni scritte chiamate confessioni in cui dicevano di aver abusato delle proprie figlie o commesso altri gravi crimini. Le confessioni venivano ritirate e conservate negli archivi della chiesa. Le defezioni non erano ammesse: chi provava a lasciare il culto veniva perseguitato e minacciato per molto tempo dai fedelissimi di Jones. Dal pulpito, Jones non mancava mai di ricordare storie terribili di disgrazie o di morte che avevano per protagonisti i traditori.
  • Induzione al suicidio. I seguaci di Jones facevano esercitazioni pratiche di suicidio fino al dell’evento vero e proprio che li coinvolse nel suicidio di massa.
  • Distorcere la percezione della gente.Jones ha offuscato il rapporto tra le parole e la realtà, per esempio, imponendo ai suoi seguaci di rendergli grazie ogni giorno per il buon cibo e per il lavoro, eppure la gente era affamata e lavorava sei giorni e mezzo a settimana. Per padroneggiare queste tecniche di controllo mentale, Jones è stato in grado di ottenere obbedienza e fedeltà dai seguaci. Jim Jones è probabilmente il leader del culto più carismatico dei tempi moderni, a causa del suo carisma, della sua oratoria, del suo sex appeal, del suo dinamismo e della sua partecipazione totale nel controllo di ogni membro del suo gruppo‘ afferma Zimbardo.
  • La tecnica del ‘piede oltre la soglia’. Jones agganciava le persone richiedendo donazioni e impegno inizialmente esigui, ma gradualmente estendeva tali richieste, per cui il soggetto, già inserito nel sistema, non poteva sottrarsi al crescente coinvolgimento e si ritrovava a reclutare nuovi malcapitati, a dover assistere a lunghe funzioni religiose, a dover essere attivo politicamente per difendere il proprio gruppo.
  • La psicologia del conformismo. Qualsiasi forma di dissenso non veniva tollerata e i suoi personali informatori erano invitati a diventare amici di coloro che esprimevano dubbi riguardo al gruppo, per poi eliminare i disaccordi mediante pestaggi o umiliazioni pubbliche; le famiglie venivano divise, i bambini allontanati dai genitori, le coppie spinte a relazioni extraconiugali per indebolire la forza del loro legame. L’isolamento geografico del gruppo dalla società ottenuto a Jonestown è solo la ciliegina sulla torta di questa strategia.
  • Guarigioni miracolose venivano presentate al gruppo sotto forma di giochi di prestigio, grazie alla collaborazione di suoi seguaci molto devoti (che pur credevano nei suoi poteri sovrannaturali).
  • L’autogiustificazione. Sebbene si sia portati a pensare che riti di iniziazione dolorosi o bizzarri svalutino agli occhi del soggetto l’appartenenza al gruppo, è piuttosto vero il contrario; ciascuno giustificava la propria sofferenza mettendosi positivamente a disposizione dell’organizzazione.

La diagnosi ipotetica

Possiamo ipotizzare in Jones un’organizzazione personologica narcisistica. Inoltre l’importanza delle sue prediche nasceva dalla convinzione che presto sarebbero stati invasi, che i nemici erano nascosti nella giungla e presto li avrebbero attaccati. Possiamo, quindi ipotizzare che si tratti di un Disturbo Delirante, ma quest’ultimo potrebbe essere insorto anche nel contesto di un preesistente Disturbo Paranoide di Personalità. In tali soggetti, nella prima età adulta si manifestano una sfiducia e una sospettosità pervasive nei confronti degli altri e delle loro intenzioni, che si protraggono per tutta la vita.

Delirio di persecuzione, di religione o di grandezza?

Il delirio è una condizione acuta di distacco e percezione distorta della realtà, che risulta costante e pervasivo nella vita della persona e non è bizzarro come nella schizofrenia; secondo il DSM-5 è caratterizzato da un’alterazione della coscienza e da modificazioni cognitive che si sviluppano in un breve lasso di tempo. Il Disturbo Delirante è quindi un disturbo caratterizzato da convinzioni deliranti, in assenza degli altri sintomi tipici della schizofrenia ed evolve in genere dalla degenerazione di tratti caratteriali come il fanatismo, la diffidenza, l’inclinazione al rancore e via dicendo. La nascita del disturbo può non avere sintomi rilevanti dal punto di vista delle capacità dell’individuo di vivere una vita sociale relativamente normale, ma la sua degenerazione può modificare questa situazione, come nel caso descritto.

Il contenuto delle idee di Jones ci indica che si tratta di un delirio di grandezza, più che religioso o di persecuzione, considerato che il leader aveva la convinzione di essere estremamente importante, di possedere un ruolo di grande rilievo e qualità particolari, come quella di compiere miracoli (che in realtà inscenava). Il delirio di onnipotenza porta il soggetto coinvolto a voler avere il controllo su ciò che per lui rappresenta la sua proprietà, e possiamo dedurre che nel caso di Jones si tratti di possedere molteplici persone (la comune), nonché di un’idea: la pseudo-religione che ha creato. Nell’uomo tendenzialmente questa possessività eccessiva si manifesta con un aumento dell’aggressività verso chi o cosa può minacciare la o le sue proprietà, reali o immaginarie. Scatti d’ira, agitazione, rabbia e impulsività rappresentano i connotati principali di questa forma di psicosi e si ritrovano tutte in Jones. Ogni singolo gesto può scatenare la psicosi, ma di solito questa non sfocia in un atto violento, bensì si sviluppa a cerchi concentrici, come minacce e raggiri.

L’epilogo

In seguito alle rivendicazioni delle famiglie di alcuni membri, che ritengono i loro parenti trattenuti contro la loro volontà, una delegazione guidata dal deputato Leo Ryan decide di recarsi al tempio.

Quindici persone in cerca di libertà, confessano di essere state trattenute forzatamente nella comune da Jim Jones, per questo il servizio di sicurezza del movimento, contrariato dal tradimento, inizia a sparare lasciando pochi superstiti. Venuto a conoscenza dell’accaduto, Jones convoca un’assemblea generale in cui avanza la richiesta ai membri di effettuare un suicidio di massa per la gloria del socialismo, porgendo loro un cocktail a base di cianuro e valium e parole rassicuranti:

Se non ci lasciano vivere in pace, allora moriremo in pace. Senza di me la vita non ha senso. Seguitemi amici, è facile‘.

La vicenda conosce un epilogo tragico il 18 novembre 1978 con il suicidio collettivo di 913 adepti, di cui 219 bambini. Esistono testimonianze provenienti dai pochi superstiti i quali riferiscono che le persone che si opposero alla decisione di Jones, furono uccise a colpi di arma da fuoco e che il livello di fanatismo estremo portò le madri ad avvelenare spontaneamente i loro figli.
I sopravvissuti descrivono Jonestown come una combinazione di prigione, bucolica isola di felicità e riuscita integrazione multietnica.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • American Psychiatric Association (APA) (2013), DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, tr.it. Raffaello Cortina, Milano.
  • Dittmann, M., (2003), Lessons from Jonestown, APA, Vol 34, No. 10.
  • Schneider, K. (1996), Psicopatologia clinica, ED. IT., Città Nuova Editrice, Roma.
  • Seifries, C. (2018), Journal of contemporary athletics ISSN 1554, 9933.
  • Wessinger, C. (2000), How the Millennium Comes Violently: From Jonestown to Heaven’s Gate, Seven Bridges Press.
  • Wiseman, R. (2012), Paranormale – Perché vediamo quello che non c’è, Ponte alle Grazie, Milano.
  • Zimbardo, P. (1997), What messages are behind today’s cults? APA Monitor, 28(5), 14.
  • Zimbardo, P. (2008), L’effetto Lucifero, Milano, Raffaello Cortina Editore, p. 427.
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