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DSA e Intervento Integrato: l’importanza di un intervento di gruppo

L'intervento per i bambini con DSA si concentrata principalmente sul miglioramento della performance scolastica, trascurando il benessere psicofisico

Di Alessandra D`Antonio

Pubblicato il 20 Mag. 2020

I DSA, Disturbo Specifico dell’Apprendimento, riguardano difficoltà di lettura, scrittura e/o calcolo: i bambini a cui è stata posta diagnosi di Disturbo dell’Apprendimento non hanno un deficit intellettivo, anzi, affinché esso si possa diagnosticare il Quoziente Intellettivo deve rientrare nella norma (American Psychiatric Association, 2013).

 

I disturbi dell’apprendimento che rientrano nei DSA sono: specifici, perché riguardano esclusivamente alcuni processi di apprendimento, hanno una matrice evolutiva, in quanto il disturbo dell’apprendimento si manifesta in età evolutiva ed è modificabile con interventi specifici, e hanno origine neurobiologica, dato che i DSA non sono conseguenze di traumi, blocchi educativi, psicologici, relazionali e non nascono dalla poca applicazione allo studio.

I limiti di un intervento standard

La presa in carico di un bambino o ragazzo con DSA si articola, solitamente, nelle seguenti attività: diagnosi, progettazione e realizzazione di training riabilitativi, applicando protocolli specifici per il potenziamento delle abilità cognitive dei pazienti. Tuttavia, tale tipologia di intervento è concentrata sul miglioramento della performance scolastica dei bambini, trascurando il benessere psicofisico, aspetto importantissimo per un adeguato sviluppo psico-emotivo. Infatti, porre attenzione quasi esclusivamente alle “carenze” del bambino o del ragazzo non permette di far fronte alla sofferenza e al senso di inferiorità che gli stessi vivono.

Il bambino che ha uno o più DSA, almeno inizialmente, si impegna nello svolgimento dei compiti scolastici, anche se nonostante gli sforzi non è riuscito a ottenere il risultato sperato. Successivamente, però, gli ostacoli che incontra nel proprio processo di apprendimento lo porta ad essere demotivato, disinteressato e a mettere in atto atteggiamenti di evitamento nei confronti dei compiti scolastici per sottrarsi alla frustrazione e all’insuccesso atteso (Cornoldi, 1991; Tressoldi e Vio, 1996).

A tal proposito, la letteratura scientifica evidenzia come i disturbi dell’apprendimento, del comportamento e i disturbi emotivi siano significativamente correlati tra loro (De Noni et al., 2009): molte ricerche hanno messo in relazione il disturbo di apprendimento con un disagio caratterizzato da bassa autostima, senso d’inadeguatezza, isolamento e problemi relazionali. Tali vissuti sono, in parte, dalle interpretazioni degli insuccessi che vivono spesso questi ragazzi.

Alla luce di quanto riportato nel presente articolo, si evidenzia l’importanza di valutare anche la dimensione emotiva dei bambini e dei ragazzi con DSA e di intervenire affinché questi possano avere un migliore qualità di vita, comprendendo come il proprio successo e la propria autostima possano essere svincolati da una performance scolastica.

Intervento psicologico di Gruppo per bambini e ragazzi con DSA

Affinché i vissuti emotivi possano essere elaborati, è essenziale che le emozioni e le percezioni che ciascuno ha di se stesso vengano espresse e verbalizzate: i bambini e i ragazzi con DSA si trovano ad affrontare quotidianamente le loro difficoltà per almeno 5-6 ore al giorno, spesso, con ridotta comprensione da parte degli altri delle loro frustrazioni.

Per tale motivo, e data la tendenza ad assumere la piena responsabilità dei propri insuccessi, comprendere – all’interno di un gruppo di coetanei aventi le stesse problematiche – la natura delle proprie difficoltà, fare esperienza di come non si sia gli unici a vivere specifici vissuti emotivi, empatizzare e trovare uno spazio in cui esporre le proprie esperienze frustanti, permette ai bambini e ai ragazzi con DSA di rielaborare l’immagine di se stessi, deresponsabilizzandosi dagli insuccessi scolastici di cui si è fatto esperienza (Donovan, MacIntyre & MacMaster, 2002).

È, dunque, essenziale affiancare al potenziamento cognitivo un intervento psicologico di gruppo, i cui vantaggi risiedono proprio nella natura stessa dell’intervento: tutti i partecipanti sono uguali e il terapeuta lascia molto spazio e molta libertà ad ognuno, convertendosi in una voce del gruppo che non sta al di sopra di questo; nessuno viene giudicato e vengono promossi l’appoggio e la cooperazione reciproci; si sviluppa un sentimento di appartenenza al gruppo che favorisce la percezione di fare parte di qualcosa e la libertà di espressione senza timore; ascoltare le storie altrui può essere uno spunto di riflessione per risolvere i propri problemi; si crea la possibile di sperimentare se stessi compiendo una rivalutazione della propria percezione di sé e, conseguentemente, della propria autostima.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition, DSM-5. Arlington, VA. (Tr. it.: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014).
  • De Noni, S. Bonichini, M. Frare, S. Marchi, A. Zanella (2009). Attaccamento, autostima e disturbi di apprendimento, Difficoltà di Apprendimento, vol. 14 n. 4, pp. 511-531, Erickson, Trento.
  • Donovan L. A., MacIntyre P. D. & MacMaster K. (2002). The effects of being diagnosed with a learning disability on children’s self-esteem, Child study journal, Vol. 32, 2002, pp. 101 108.
  • Cornoldi (1991). I disturbi dell’apprendimento, Il Mulino, Bologna.
  • P.E. Tressoldi, C. Vio (1996). Diagnosi dei disturbi dell’Apprendimento Scolastico, Erickson, Trento.
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