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Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere – Recensione

Cinque lezioni leggere sull'emozione di apprendere si rivolge a chiunque voglia approfondire i processi emotivi e cognitvi che accompagnano l'apprendimento

Di Mirko Cario

Pubblicato il 13 Mag. 2020

Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere intende offrire al lettore una sintesi del lavoro di studio e di ricerca che la professoressa Daniela Lucangeli svolge da anni, nell’ambito dei meccanismi di apprendimento in età evolutiva.

 

L’autrice, tra i suoi numerosi incarichi (professore ordinario in Psicologia dello sviluppo e prorettore dell’Università di Padova), è anche presidente dell’Associazione per il Coordinamento Nazionale degli Insegnanti Specializzati (CNIS). Tale Associazione opera, a livello nazionale, con lo scopo di favorire la diffusione di informazioni, conoscenze scientifiche e tecniche nel settore della psicologia dell’apprendimento e della psicopedagogia nelle situazioni di handicap.

Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere rappresenta un primo tentativo di sintesi del lavoro di divulgazione scientifica che la professoressa Lucangeli svolge nell’ambito di numerosi convegni. Le lezioni, trascritte con un linguaggio accessibile a tutti, sono rivolte a insegnanti e operatori che lavorano in ambito scolastico, ma anche a genitori e studenti che intendono approfondire il vasto argomento dei processi cognitivi ed emotivi che accompagnano l’apprendimento.

Lezione 1: la scuola dell’abbraccio

Questa lezione si focalizza sull’ampia gamma di emozioni che accompagnano l’apprendimento. Partendo dal presupposto teorico che “nel nostro cervello nessuna funzione è silente a tutte le altre”, si spiegano i fondamenti della warm cognition, un nuovo filone di ricerca scientifica che si è focalizzato proprio sullo studio fra cognizioni ed emozioni e le sue ripercussioni, in termini pratici ed operativi, per la didattica. Le emozioni sono così spiegate come flussi di corrente neuroelettrica che lasciano una traccia indelebile nelle nostre memorie. Per questo motivo è necessario che ogni insegnante conosca bene le emozioni che “transitano” nell’apprendimento: “ci si può occupare di apprendimento se, e solo se, si comprende la potenza della sincronicità fra le informazioni e le memorie emozionali”.

Lezione 2: sbagliando si impara

Essere alleati degli studenti “contro” gli errori: in questo modo l’errore diventa una chiave di lettura del percorso cognitivo ed emotivo di ogni singolo studente, perché ci aiuta a capire dove ha incontrato difficoltà nel suo percorso di apprendimento. L’insegnante, in questo senso, dovrebbe passare “dal ruolo di giudice a quello di alleato”.

Le evidenze scientifiche confermano la teoria secondo la quale l’esperienza interviene direttamente sul nostro cervello: l’apprendimento “scolpisce” le strutture neurali, creando continuamente nuove connessioni. Se pensiamo che bastino pochi millesimi di secondo per tracciare le nostre memorie, la scuola ha un enorme potere, in termini di tempo, sull’insieme delle reti neurali che può modificare.

La professoressa Lucangeli invita, pertanto, tutti gli insegnanti a diventare consapevoli della loro funzione di facilitatori: non maestri che ingozzano di nozioni e giudicano gli studenti, ma alleati degli allievi, che cercano, insieme a loro, di capire il perché degli errori e come si possono risolvere.

Lezione 3: verso il successo scolastico

Le emozioni che accompagnano il successo scolastico, come “l’intuizione, la creatività nella soluzione dei problemi e una disposizione ottimistica verso l’impegno che si deve affrontare” dovrebbero essere sostenute, con l’obiettivo di promuovere il benessere scolastico di tutti.

Come sostenere queste emozioni positive? In questa lezione vengono sottolineate alcune posizioni pedagogiche, che trovano un ampio consenso all’interno della letteratura scientifica di riferimento, come: promuovere la percezione di autoefficacia dello studente, ovvero la capacità di sentirsi in grado di far bene; aiutare lo studente a sperimentare il successo, soprattutto nelle prime fasi dell’apprendimento, “momento in cui i pensieri su di sé sono in fase di costruzione”; offrire dei modelli positivi e incoraggiare. L’autrice, anche in questa lezione, sottolinea l’importanza dell’errore come strumento educativo, quando cioè permette allo studente di attribuire l’insuccesso a strategie di apprendimento inadeguate e non ad una sua assenza di abilità.

Lezione 4: stare male a scuola

In questa lezione sono riportati i dati di un’indagine condotta in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, in cui si rileva che il 73% degli studenti intervistati dichiara di stare male a scuola. Tra le motivazioni, emerge che il carico di lavoro è vissuto come particolarmente inadeguato: “I nostri ragazzi vengono ingozzati di prestazioni. Intendo dire che ai ragazzi viene chiesto di memorizzare procedure e regole in grande quantità, anziché di fare proprie delle conoscenze, che servano loro per sviluppare delle competenze utili per il futuro”. Inoltre gli studenti hanno dichiarato di vivere a scuola uno stato di “continuo alert fatto di ansia, senso di colpa e noia”.

Oltre agli studenti, anche gli insegnanti, caricati di responsabilità, che non vengono valutate come pertinenti alla loro professione, dichiarano di stare male a scuola, perché poco gratificati e non riconosciuti come figure di riferimento del mondo scolastico.

Di fronte a questo malessere diffuso, è importante promuovere la possibilità di stare bene fin dai primi anni di scolarizzazione.

Lezione 5: tutti bravi con i numeri

L’ultima lezione riguarda uno degli ambiti di specializzazione dell’autrice: l’intelligenza numerica. Partendo dal presupposto scientifico che “la forma più antica di intelligenza che noi possediamo, la prima che compare, è proprio l’intelligenza numerica di quantità”, Daniela Lucangeli offre preziose indicazioni per tutti coloro che intendano promuovere l’intelligenza, fin dai primi anni di vita. Il potenziamento delle funzioni di cui il nostro cervello dispone, per apprendere i meccanismi di base del calcolo, dovrebbe essere svolto in modo corretto e costante nei primi sei anni di vita, quindi prima della formale istruzione della matematica.

É importante che genitori e docenti sappiano riconoscere “le abilità che sostengono la capacità di lavorare con i numeri, di eseguire i calcoli e di tutto ciò che concerne l’aritmetica, in modo da sostenere, fin da subito, lo sviluppo e di accompagnare la maturazione funzionale di questa forma dell’intelligere”.

 

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