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Svegliarsi la mattina e altre sventure: l’effetto del cronotipo individuale sulla performance scolastica

Uno studio ha indagato la relazione tra performance, tempistiche scolastiche e cronotipo individuale, mostrando le influenze reciproche di queste componenti

Di Giulia Samoré

Pubblicato il 06 Mar. 2020

Il cronotipo è una disposizione individuale verso una maggiore attività in un determinato momento della giornata; questo ha una base fondamentalmente genetica, ma può essere influenzato da diversi fattori ambientali e socio-culturali. Quale effetto può avere il cronotipo su performance scolastiche ottenute in diversi momenti della giornata?

 

Ore 8 della mattina, orario di punta – i mezzi pubblici attraversano le città carichi di individui in stato semi-cosciente che si trascinano verso gli uffici e le scuole come spinti da inerzia, il loro sguardo vitreo solleva ragionevoli dubbi sul fatto che essi siano effettivamente svegli: per una parte dei lettori, questa descrizione risuonerà intimamente familiare, una condizione che probabilmente hanno sperimentato ogni mattino da quando hanno memoria. Sono i cosiddetti “gufi”, individui che sarebbero più attivi durante le ultime ore del giorno, ma che si trovano, loro malgrado, a dover abbandonare il proprio letto nelle prime ore della giornata; la restante parte, è composta dalle “allodole”, soggetti che preferiscono andare a letto presto e che risultano maggiormente attivi nelle prime ore del giorno, risentendo meno della sveglia mattutina.

Questa disposizione individuale verso una maggiore attività in un determinato momento della giornata viene chiamata cronotipo ed ha una base fondamentalmente genetica (Hirano et al., 2016; Patke et al., 2017), tuttavia diversi fattori ambientali e socio-culturali possono modularne l’effetto, come ad esempio l’esposizione alla luce solare, l’età o lo stile di vita.

Quando il nostro “orologio biologico”, individuabile nel nucleo soprachiasmatico nel cervello dei mammiferi, non è sincronizzato con le tempistiche imposte dalla richieste ambientali, si ingenera una condizione tipica delle società moderne che prende il nome di Social Jetlag (Wittmann et al., 2006), calcolato come la discrepanza tra gli orari del sonno durante i giorni settimanali e quelli adottati durante il weekend, orari che risultano essere maggiormente in linea con le tendenze disposizionali del singolo e, conseguentemente, contraddistinti da sessioni di riposo più lunghe (Roenneberg et al., 2015).

Si è riscontrato inoltre come un maggiore Social Jetleg sia associato ad obesità, depressione, performance cognitive peggiori e problemi di natura fisica e psicologica (Levandovski et al., 2011; Roenneberg et al., 2012; Talbot et al., 2010), tale da sollevare una comprensibile preoccupazione nei confronti di quelle categorie che risultano maggiormente influenzate dal fenomeno: tra questi, gli adolescenti rappresenterebbero una popolazione particolarmente a rischio, in quanto questa fase della crescita sarebbe quella maggiormente interessata dall’inflessione del cronotipo in favore delle ore più tarde della giornata; allo stesso tempo, contro intuitivamente, è noto come la programmazione scolastica sia concentrata nelle prime ore della giornata, tale che si stima che il 93,5% degli studenti dorma meno delle 8-10 ore raccomandate, incorrendo in uno stato di deprivazione cronica di sonno, a sua volta associata con l’insorgenza di sonnolenza diurna, salute generale peggiore, difficoltà emotive e cognitive (Talbot et al., 2010).

Alcuni studi (per una meta-analisi vedi Tonetti et al., 2015) hanno riscontrato che gli alunni con il cronotipo più mattiniero ottengono mediamente performance accademiche più alte; tuttavia, questi risultati possono essere dovuti ad un effetto del cronotipo sulla performance stessa, ovvero ad un cronotipo precoce corrispondono sempre performance migliori, oppure al fatto che le votazioni ottenute dagli studenti fossero appunto raccolte in orario scolastico (Effetto sincronia), favorendo gli studenti allodola più attivi e performanti durante le ore diurne.

Per indagare la relazione tra la performance, tempistiche scolastiche e cronotipo individuale, Goldin e colleghi (2020) hanno raccolto in un recente studio i dati provenienti da 753 studenti, assegnati casualmente a classi contraddistinte da ingressi in aula differenziati (inizio alle ore 7.45, 12.40 o 17.20), appartenenti a due diverse fasce d’età (13-14 anni e 17-18 anni).

In linea con ricerche precedenti, si è potuto confermare che gli adolescenti più “anziani” riportassero un cronotipo più ritardato verso fine giornata rispetto ai giovani adolescenti; coerentemente con il progressivo ritardo dell’ingresso in aula, il cronotipo degli studenti risultava maggiormente posticipato: questo suggerisce come i ritmi biologici degli studenti tendessero naturalmente ad allinearsi con gli orari scolastici assegnati loro in modo casuale; in particolare questo risultava vero per gli studenti più anziani, indicando come la modulazione del cronotipo sia un processo progressivo che si consolida nel corso dell’adolescenza.

I risultati suggeriscono anche che per quanto il cronotipo tenda ad adeguarsi alle richieste ambientali e vi sia la tendenza a ricorrere a dei riposi infradiurni per recuperare le ore di sonno insufficienti, gli studenti con ingresso a scuola di mattina non riescono a raggiungere il numero di ore di sonno raccomandate per questa fase della crescita. In linea con l’ipotesi dell’effetto sincronia, gli studenti con un cronotipo più tardivo registravano performance peggiori in termini di valutazione nell’iniziare la scuola la mattina, tale per cui per ad ogni ora di posticipo nel loro cronotipo corrispondesse un punteggio di 0.315 inferiore in matematica e 0.157 punti inferiore nelle altre materie. L’effetto del cronotipo invece sembra ridursi fino a quasi invertirsi quando la scuola ha l’orario di inizio nelle ore serali, con performance addirittura migliori nel linguaggio rispetto agli studenti con un cronotipo mattiniero; le ore pomeridiane, sembrerebbero infine rappresentare la scelta peggiore in termini di performance, probabilmente a causa del persistere di un effetto di Social Jetlag rilevante.

Gli autori avanzano poi un’ipotesi sulla funzione dei “pisolini” come meccanismo compensatorio che, grazie all’effetto di consolidazione mnestica favorita dal sonno (Lovato&Lack, 2010), controbilancerebbe l’effetto della deprivazione di sonno garantendo una performance simile agli altri studenti contraddistinti da un cronotipo più in linea con le richieste ambientali. È inoltre interessante evidenziare come la performance in compiti matematici risultasse essere quella maggiormente influenzata dall’effetto del cronotipo.

I dati ottenuti da questa ricerca, per quanto non privi di limitazioni, come ad esempio la non-generalizzabilità tra i sessi e la natura di self-report dei dati raccolti, suggeriscono tuttavia che un’assegnazione degli studenti ad una programmazione scolastica in linea con il proprio cronotipo, così come un’attenzione maggiore posta nella pianificazione oraria delle materie sulla base delle loro differenti caratteristiche, possa avere un impatto significativo per il loro insegnamento e da ultimo sulla performance individuale.

 

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