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Natale con i tuoi? Il microbiota intestinale ha qualcosa da dire in merito!

Durante il Natale si è sottoposti a stravolgimenti delle abitudini alimentari e a stressor ambientali in grado di alterare il microbiota intestinale

Di Giulia Samoré

Pubblicato il 24 Dic. 2019

Cosa vi viene in mente pensando al Natale? Forse i regali, forse l’atmosfera di festa, le luci e le decorazioni, con un po’ di fortuna la neve, sicuramente le attese e temute abbuffate natalizie, ma per molti è sicuramente sinonimo di tempo passato in famiglia.

 

Per quanto nell’iconografia natalizia sia onnipresente il quadretto patinato fatto di parenti che si stringono attorno all’albero addobbato a festa, per momenti di comunione e dimostrazioni di affetto reciproco, la realtà che tutti conosciamo è ben diversa. Le festività in generale, e il Natale su tutte, costituiscono uno stress significativo per l’individuo, sia perché la routine quotidiana viene interrotta o comunque alterata, sia perché il ritorno in famiglia (talvolta obbligato) stravolge le distanze dai propri cari strategicamente contrattate durante il resto dell’anno.

In questo senso le statistiche dipingono un quadro sicuramente meno festivo e decisamente poco gioioso: Bergen e Hawton (2007) ad esempio, hanno riscontrato come i soggetti che riportassero problemi relazionali con il partner avessero il doppio delle possibilità di mettere in atto condotte autolesive nel periodo post-natalizio e addirittura come vi fosse un aumento del 250% del tasso di ospedalizzazione a seguito di un tentativo di suicidio per quei pazienti che avevano fatto abuso di alcool, ma senza storie pregresse di abuso alcolemico.

È stato poi riscontrato come il Natale rappresenti per il benessere fisico e psicologico un fattore di rischio ambientale ancora più rilevante quando questo non veniva trascorso con la propria famiglia di origine, bensì con la famiglia del partner (Mirza et al., 2004), sebbene non sia chiaro come ciò avvenga. Mirza e colleghi hanno inoltre dimostrato come problemi relazionali con i suoceri fossero associati a sintomatologia depressiva e ansia; addirittura, uno studio giapponese ha trovato che coabitare con i propri suoceri, sottoponesse le donne ad un rischio di tre volte maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari, rappresentando un trend assolutamente anomalo per questo tipo di sintomatologia, che generalmente affligge maggiormente la popolazione maschile (Ikeda et al., 2008).

Presi nel complesso, sia gli stravolgimenti relativi alle abitudini alimentari che gli stressor ambientali – dati in questo caso dalla presenza dei parenti (prossimi o acquisiti) – costituiscono dei modulatori già noti e riconosciuti come cruciali negli studi che si occupano di indagare il microbiota umano: recenti ricerche si stanno infatti occupando di svelare la connessione ed interdipendenza sempre più evidente e dimostrata, tra cervello e flora batterica intestinale, la quale funziona come una sorta di “organo metabolico” coinvolto in svariati processi iatrogeni, come ad esempio l’obesità (Turnbaugh et al., 2008) o la sindrome metabolica (Arora e Bäckhed, 2016). Tale interconnessione ha natura bidirezionale, tanto che si è iniziato a parlare di asse intestino/cervello e si è iniziato a formulare strategie di intervento che ripristinando la flora batterica intestinale, ad esempio mediante probiotici o trapianti fecali, comportino un miglioramento della sintomatologia accusata.

Le feste natalizie quindi, socialmente impegnative grazie alla presenza della famiglia, accompagnate da grandi abbuffate ed elevato consumo di alcolici, costituiscono la ricetta perfetta per l’alterazione del microbiota, che spiegherebbe anche parte del disagio psicologico che accompagna talvolta l’arrivo delle festività.

Un team di ricercatori (de Clercq et al., 2019), ha voluto testare se vi fosse una differenza empiricamente riscontrabile sulla flora batterica intestinale che supportasse (almeno in parte) i racconti aneddotici dell’incubo che costituisce, per alcuni, l’annuale pellegrinaggio presso la casa dei suoceri in occasione del Natale. Allo studio hanno partecipato ventiquattro soggetti, sedici sei quali hanno scelto di passare le festività a casa della famiglia del proprio partner, mentre i rimanenti otto avevano deciso di rimanere con la propria famiglia. I partecipanti sono stati istruiti nel compilare un dettagliato e quanto più possibile veritiero diario alimentare, questo ha permesso ai ricercatori di escludere che le eventuali differenze nel microbiota fossero dovute non tanto all’impatto del fattore familiare quanto all’assunzione di macronutrienti o alcool che differissero significativamente tra i due gruppi: per quanto vi fosse un aumento relativo nell’assunzione di grassi saturi e proteine di origine animale, non sono state riscontrate differenze apprezzabili tra i due gruppi. Oltre al diario alimentare che aveva come data di inizio il 21 Dicembre, i partecipanti hanno fornito inoltre due campioni di feci, raccolti rispettivamente la mattina del 23 Dicembre e la mattina del 27 Dicembre, giorno di fine dell’esperimento; le feci sono state poi analizzate con un procedimento di sequenziamento del DNA ribosomiale 16S.

È emerso come nei soggetti che avevano trascorso il Natale dai suoceri si riscontrassero cambiamenti maggiori del microbiota alfa fecale (Shannon index) rispetto a chi avesse trascorso le feste con la propria famiglia di origine. Inoltre, sono stati identificati due distinti profili di firma batterica che permettevano di distinguere tra le due condizioni famiglia vs. suoceri, comprendenti sette differenti specie i cui cambiamenti relativi erano riscontrabili nei due gruppi. Su tutte, la famiglia dei probioti Rumminococcaceae dominavano nel determinare le differenze riscontrate: il genere Rumminococcaceae_UCG-009 ha mostrato due pattern estremamente divergenti, registrando un aumento significativo nel gruppo che aveva trascorso le festività con la propria famiglia, mentre diminuiva nel gruppo che era ospite dai propri suoceri. Altri due generi di rumminococcaceae, rispettivamente UCG-002 ed NK4A214_group subivano invece un calo in entrambi i gruppi.

E’ interessante sapere che la diminuzione di questa famiglia è stata associata in letteratura alla depressione maggiore negli umani (Jiang et al., 2015) così come è stata riscontrata nei topi sottoposti a stress cronico (Bangsgaard Bendtsen et al., 2012): in tal senso quindi una diminuzione della presenza di Rumminococcaceae potrebbe indicare che non solo i soggetti che hanno preso parte ai festeggiamenti dei suoceri, ma anche chi avesse passato le feste in compagnia dei propri cari, potesse in realtà star risentendo di uno stress psico-fisico non indifferente.

Il presente studio porta con sé delle evidenti limitazioni: ad esempio la scelta circa il gruppo di parenti con i quali passare le festività Natalizie era stata lasciata ai partecipanti stessi, per cui potrebbe essere stata dettata già da una preferenza personale, magari decidendo di evitare la casa dei suoceri; inoltre la tecnica usata per ottenere il diario alimentare si basava sull’autocompilazione che, specialmente in occasione delle esagerazioni alimentari delle festività, potrebbe essere stata sottoposta a censura da parte dei partecipanti. Da ultimo, è auspicabile ampliare in futuro il campione sperimentale, che era estremamente piccolo in questo esperimento e gioverebbe invece di un ampliamento, per permettere di cogliere con più accuratezza i cambiamenti nella composizione del microbiota.

 

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