Are you happy in this modern world? Una domanda, una sfida, perché chiedersi se si è felici dentro un mondo che ci suona stonato, costituto da assetti comportamentali stretti, a ridosso di aspettative ed apparenze, risulta essere un atto abbastanza complesso.
Attenzione! L’articolo contiene spoiler
La felicità, se esiste, è qualcosa di voluto, niente a che fare con la somma dei successi. Per divenire e dunque essere sereni bisogna varcare un confine, oltre il quale lasciare andare i propri demoni e i propri fantasmi, altrimenti questi saranno fuoco e luce di un vivere quotidiano. La storia d’amore tra Jack e Ally non è altro che l’esempio diretto di quanto la ricerca della felicità possa unire, quanto pungere, due persone che eludono la propria responsabilità per la risoluzione di dolori e dissapori passati, sperando che l’unione coniugale possa essere sufficiente per un risarcimento emotivo.
A star is born è l’intreccio di due storie di orfanità e disorientamento, in cui il Nec Sine Te Nec Tecum Vivere Possum (Né con te, né senza di te) ne fa da cornice. Un po’ come la celeberrima frase di Elkaim, titolo di un suo libro Se mi ami, non amarmi, che sottolinea l’elemento paradossale di alcuni legami d’amore: da un lato il desiderio di essere amati, dall’altro la difficoltà a stare (emotivamente) in relazione che si esplica attraverso la distanza.
Scelti dal bisogno di essere adottati e risollevati dalle proprie ferite, i due protagonisti formano da subito una coppia: Jack, viene catturato da un singolare sguardo di lei, mentre Ally dalla (apparente) caparbietà dell’uomo, che crederà in lei, più di quanto lei stessa abbia mai creduto. “Io ti salverò” è il patto implicito che passa dentro questo folle amore, ma quale potenza misteriosa muove due persone sconosciute a unirsi per iniziare quella peripezia esistenziale complessa quanto avventata com’è la formazione della coppia? Sappiamo che la qualità dell’attaccamento provato con le figure significative sembra influenzare le modalità relazionali della coppia, mentre il sistema familiare di appartenenza funge da cornice in rapporto di sicurezza/protezione (Bolwby, 1982).
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A STAR IS BORN – Guarda il trailer del film:
La storia familiare di Jack è costellata da lutti e dipendenze patologiche: si sta in relazione condividendo gli stessi vissuti (di rabbia) e lo stesso bicchiere, come anestesia emotiva che isola dai rapporti affettivi e da un malessere legato alla perdita precoce di una madre morta di parto, all’assenza di un padre smarrito per le vie dell’alcol, mentre un fratello maggiore tenta di ricoprire un ruolo genitoriale frammentario. Ogni forma di dipendenza rappresenta un tentativo palliativo di colmare il senso di vuoto interiore, la paura di rimanere soli, ma soprattutto di mettere a tacere il disagio emotivo legato ad un accudimento disfunzionale avvenuto durante l’infanzia. Queste assenze e mancanze portano a lacune del senso di appartenenza, che Ally riesce dapprima a leggere e poi a scrivere “Tell me something, boy… Aren’t you tired tryin’ to fill that void?”. Quando si ha il cuore a pezzi, come una gruviera, chiediamo al partner di colmare i nostri vuoti, sperando che egli possa finalmente ricoprire un ruolo genitoriale, riparare l’originaria mancanza di affidabilità e possibilità di affidamento.
Di Ally si evince poco della sua storia familiare, sappiamo che è cresciuta con un padre da accudire, anche egli propenso all’uso del vino, ed una madre inesistente. Ally incontrando Jack, si imbatte nel suo alter ego maschile, uno specchio emotivo di sofferenze: si potrebbe parlare di incontro tra due disabilità emotive che, con un forte grado di insicurezza, tentano di arricchirsi affettivamente e reciprocamente. Questo meccanismo spesso funziona, ma la vera complicazione è che due insicurezze a braccetto non fanno un intero. Si corre dunque il rischio che la coppia diventi prettamente assistenziale e, come sosteneva Whitaker, attui una psicoterapia bilaterale, nel senso che all’interno della coppia ognuno fa la psicoterapia all’altro. L’amore viene scambiato come un guadagno, mentre in realtà rappresenta il cedere qualcosa di sé senza pretendere un favore in cambio per tale donazione (Withaker, 1990).
Ally mira al benessere dell’uomo che diverrà suo marito, bypassando quelli che sono i suoi bisogni emotivi, come quello di sapere di essere amata, apprezzata, accettata e compresa, oltre al desiderio di essere l’artista che adopera la canzone quale strumento per toccare l’animo delle persone.
In psicologia sistemica si parla di differenziazione come un equilibrio dinamico tra appartenenza e separazione. La differenziazione del Sé è strettamente relativa a ciò che Bowen definisce la “Posizione Io”, la posizione di adulto. Differenziarsi permette di acquisire tale posizione, diventando un “intero” e non più una “metà”, il contrario della differenziazione è dato dal livello di “Fusione dell’Io”. Quindi avremmo una coppia simbiotica se i partner non hanno sperimentato una propria individualizzazione, il contrario si verifica in caso di relazione basata su una simmetria (Bowen, 1980).
Gli elementi che contribuiscono alla durata di un rapporto sembrano coincidere con il concetto di appartenenza e separazione: la coppia mantiene il legame soprattutto grazie all’intimità, questo sembra provocare una continua ridefinizione nelle specifiche aree di appartenenza ed allo stesso modo spinge alla ricerca di una individuazione personale e quindi separazione, le coppie più solide sembrano essere infatti in grado di distinguere le proprie aree personali di individuazione. (Andolfi, 1999)
Tra Jack e Ally riscontriamo una coppia bilanciata o il vincolo tra due mezze unità?
L’inconscio di Jack lo porta a cogliere la loro specularità: egli, notando la trasformazione dell’amata, che da madre e psicoterapeuta diviene la semplice Ally, la penalizzerà per questo suo cambiamento di posizione attraverso l’umiliazione e l’aumento di una tossicità che porterà Jack all’estremo gesto. In questi termini il suicidio rappresenta non solo l’atto finale di un calamità emotiva, ma piuttosto di una dissociazione dalla realtà che non lo ha condotto alla costruzione dell’amore verso se stessi … e si sa che, per amare l’altro, bisogna aver creato una solida relazione con se stessi: solo iniziando ad amarsi, si può scegliere di amare ciò che piace! Di questo Jack si è punito, ovvero di non essersi innamorato di sé e conseguentemente di Ally in maniera autentica: probabilmente la donna gli ha garantito la sopravvivenza, ma non l’esistenza.
Prima di morire, Jack le lascerà una canzone inedita quale perdono delle sofferenze procuratele e la non rinuncia all’amore che deve continuare oltre la morte. Infatti, Ally renderà famosa la canzone con lo scopo di divulgare l’amore vero quanto la consapevolezza che, per essere felici, bisogna perdonare, saper lasciare e disinnescare le bombe emotive.
E’ mancata un relazione autentica, ma non il sentimento puro e vero, regia di una vita in bianco e nero. Ma l’amore non è sufficiente per definire la funzionalità di una relazione: i rapporti che funzionano sono quelli in cui vi è una simmetria e una parità di impegni e di responsabilità, per cui l’affidarsi è alla base! È un gioco di inconsapevolezze ed insicurezze dove poter aggiungere benessere al proprio stato di pace interiore, lo stesso che si è in grado di produrre da sé e per sé.
Resta l’amarezza del “No I’ll never love Don’t want to feel another touch…Don’t want to start another fire…Don’t want to know another kiss…No other name falling off my lips…Don’t want to give my heart away to another stranger”, perché rinunciare ad amare e dunque all’amore è come togliere la luce ad un cielo stellato: ne resterebbe solo il tenebre pallore.
A STAR IS BORN – Il brano “I’ll never love again”: