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Attività fisica, sindrome depressiva e sindrome bipolare

Per distinguere tra sindrome depressiva ed episodio depressivo in sindrome bipolare può essere utile indagare i livelli di attività fisica nella giornata

Di Vincenzo Amendolagine

Pubblicato il 11 Nov. 2019

Nell’ambito dell’attività fisica, si può ipotizzare che ci sia una differenza fra i pazienti che manifestano un episodio depressivo nell’ambito della sindrome bipolare e quelli che presentano una sindrome depressiva vera e propria.

 

Importante nell’ambito di un disturbo del tono dell’umore è saper distinguere fra un episodio depressivo vero e proprio e un episodio depressivo che compare nell’ambito di una sindrome bipolare. Il capire se il paziente è affetto da sindrome bipolare è particolarmente importante dal punto di vista farmacologico, in quanto, ad esempio, la somministrazione degli inibitori della ricaptazione della serotonina, farmaci di prima scelta nel trattamento della sindrome depressiva, possono determinare un viraggio dalla fase depressiva a quella maniacale. Inoltre, la sindrome bipolare ha un protocollo terapeutico psicofarmacologico differente. Molte ricerche sono state fatte per capire le differenze esistenti fra i diversi disturbi affettivi per poter fare una corretta diagnosi. Nell’ambito dell’attività fisica, si può ipotizzare che ci sia una differenza fra i pazienti che manifestano un episodio depressivo nell’ambito della sindrome bipolare e quelli che presentano una sindrome depressiva vera e propria. I primi mostrano in maniera meno marcata l’ipoattività, che raggiunge l’apice fra le 13 e le 15. I secondi palesano più marcata l’ipoattività al mattino. Essa decresce dalle 12 in poi, arrivando ad un maggiore grado di attività fra le 19 e le 22.

Keywords: attività fisica, sindrome depressiva, sindrome bipolare.

 

Generalmente, in ambito psicologico – psichiatrico, per fare diagnosi di un disturbo del tono dell’umore si rilevano i sintomi presentati dal paziente e si comparano con quelli presenti nel DSM 5.

Importante nell’ambito di un disturbo del tono dell’umore è saper distinguere fra un episodio depressivo vero e proprio e un episodio depressivo che compare nell’ambito di una sindrome bipolare. Chiaramente questo diventa facile da dirimere, laddove l’episodio depressivo ha fatto seguito ad un episodio maniacale o ipomaniacale. Il capire se il paziente è affetto da sindrome bipolare è particolarmente importante dal punto di vista farmacologico, in quanto, ad esempio, la somministrazione degli inibitori della ricaptazione della serotonina, farmaci di prima scelta nel trattamento della sindrome depressiva, potrebbe determinare un viraggio dalla fase depressiva a quella maniacale (Bowden, 2005). Inoltre, la sindrome bipolare ha un protocollo terapeutico psicofarmacologico differente.

Molte ricerche, con risultati deludenti, sono state fatte per capire se i disturbi affettivi siano associati a biomarcatori facilmente individuabili per poter fare una corretta diagnosi.

Altri studi hanno messo in evidenza che, frequentemente, associato ai disturbi del tono dell’umore, c’è un gene specifico, ma basare la diagnosi sull’aspetto genetico potrebbe essere fuorviante e difficoltoso (Cai e al., 2015).

Altre ricerche hanno considerato gli aspetti morfofunzionali del SNC e hanno rilevato che in questo tipo di disturbi ci sono delle alterazioni morfologiche e funzionali a carico dell’ippocampo e della corteccia orbitofrontale (Hori e al., 2016).

Un ulteriore filone di ricerca ha voluto investigare le eventuali differenze relative ai biomarcatori e alle alterazioni strutturali e funzionali del SNC che permettono di distinguere fra sindrome depressiva e un episodio depressivo della sindrome bipolare (Kinoshita e al., 2016). Allo stato attuale questo tipo di indagine ha prodotto scarsi risultati.

Successive ricerche hanno analizzato il livello di attività da prendere come indicazione utile per differenziare i diversi disturbi del tono dell’umore (Ono e al., 2015). Solitamente i disturbi affettivi sono accompagnati da alterazioni nell’ambito dell’attività fisica del paziente: infatti, ci può essere o un incremento o un decremento di essa. Solitamente nei pazienti affetti da un episodio depressivo, il livello di attività diminuisce (Burton e al., 2013), mentre nell’episodio maniacale o ipomaniacale si riscontra un’iperattività (Volkers, 2003). Nell’episodio depressivo che caratterizza la sindrome depressiva e il disturbo bipolare si notano delle differenze nell’attività fisica. Di fatto, nell’episodio depressivo della sindrome bipolare la diminuzione dell’attività fisica si manifesta nell’intera giornata, mentre nella sindrome depressiva l’ipoattività si contestualizza, soprattutto, nella prima parte della giornata (Bowden, 2005).

Una recente ricerca (Tanaka e al., 2018) ha ulteriormente confermato che i pazienti affetti da sindrome depressiva hanno una scarsa attività nelle prime ore del mattino e il livello di attività aumenta, seppure in maniera non marcata, dopo mezzogiorno per arrivare all’acume nell’intervallo temporale che va dalle 19 alle 22. L’episodio depressivo della sindrome bipolare ha un livello di minore attività nell’intera giornata, raggiungendo l’acume di ipoattività nella fascia oraria dalle 13 alle 15.

In conclusione, si può ipotizzare che ci sia una differenza nell’ambito dell’attività fisica fra i pazienti che manifestano un episodio depressivo nell’ambito della sindrome bipolare e quelli che presentano una sindrome depressiva vera e propria. I primi mostrano in maniera meno marcata l’ipoattività, che raggiunge l’apice fra le 13 e le 15. I secondi palesano più marcata l’ipoattività al mattino. Essa decresce dalle 12 in poi, arrivando ad un maggiore grado di attività fra le 19 e le 22.

 

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Vincenzo Amendolagine
Vincenzo Amendolagine

Medico, psicoterapeuta psicopedagogista. Insegna come Professore a contratto presso la Facoltà/Scuola di Medicina dell’Università di Bari Aldo Moro.

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