Nel mondo più di 300 milioni di persone soffrono a causa degli effetti negativi della depressione, gli studi hanno messo in luce come la mindfulness possa risultare sia un fattore protettivo che un intervento efficace rispetto ai sintomi depressivi.
Nel mondo più di 300 milioni di persone soffrono a causa degli effetti negativi della depressione, patologia che è stata identificata come causa principale di disabilità a livello mondiale. Diversi studi hanno messo in luce come la mindfulness possa risultare sia un fattore protettivo che un intervento efficace rispetto ai sintomi depressivi (Baer 2003; Hofmann et al., 2010), anche se i meccanismi sottostanti tale effetto rimangono per la maggior parte sconosciuti.
La Mindfulness in campo psicologico
La mindfulness è un’area di ricerca relativamente nuova in psicologia che ha cominciato ad essere studiata più approfonditamente a seguito dell’aumentata popolarità delle pratiche di consapevolezza in occidente a partire dagli anni settanta. Tale disciplina trova le sue radici in tradizioni spirituali differenti, quali l’Induismo, il Buddismo e lo yoga.
Le pratiche di mindfulness vengono definite come pratiche meditative il cui obiettivo consiste nel concentrare intenzionalmente la propria attenzione sulle esperienze che hanno luogo al momento presente, internamente ed esternamente, in modo non giudicante, raggiungendo quindi uno stato di consapevolezza.
Mindfulness e sintomi depressivi – Il ruolo della ruminazione
In uno studio recentemente pubblicato su Mindfulness la relazione tra mindfulness e sintomi depressivi è stata ulteriormente approfondita: è stato infatti evidenziato che le persone caratterizzate da una più elevata propensione disposizionale alla mindfulness tendono a riportare livelli di ruminazione sugli eventi passati inferiore, e di conseguenza minori sintomi depressivi. La ruminazione viene definita come una modalità di pensiero ripetitiva, automatica e negativa rispetto a se stessi.
Tale modalità viene spesso utilizzata come strategia disfunzionale per la gestione di situazioni difficili o di emozioni negative, quali ansia, paura e senso di sconfitta. Coloro che mettono in atto un pensiero ruminativo tendono a fissarsi sulle emozioni negative analizzandone ripetutamente le implicazioni a livello mentale. La ruminazione è stata identificata come un predittore affidabile rispetto all’esordio, al mantenimento e alla severità della depressione.
Lo studio di Jury e Jose (2019) è stato condotto in Nuova Zelanda, dove i ricercatori hanno sottoposto a 483 adulti tra i 16 e gli 80 anni questionari self-report che andavano a valutare aspetti di mindfulness, ruminazione e depressione. Tali questionari sono stati compilati all’inizio dello studio, dopo 3 mesi e infine dopo 6 mesi. Al termine dello studio è emerso che tre specifiche componenti della mindfulness, ovvero agire con consapevolezza, non giudicare e non reagire, risultavano correlare negativamente con i sintomi depressivi, e che tale relazione risultava mediata dalla ruminazione.
In altre parole, i partecipanti che avevano riportato punteggi più elevati rispetto alle tre specifiche componenti di mindfulness all’inizio dello studio erano meno propensi a mettere in atto cicli di pensiero ruminativo 3 mesi dopo, e questo risultava a sua volta associato a un livello minore di sintomi depressivi dopo ulteriori 3 mesi. I risultati emersi evidenziano quindi che è più probabile che individui che tendono a essere maggiormente consapevoli delle proprie azioni al momento presente e a non giudicare i loro pensieri e le loro emozioni accettandole e lasciandole essere, sperimentino livelli inferiori di ruminazione e, di conseguenza, minori livelli di sintomi depressivi.
Mindfulness, depressione e ruminazione: un risultato inatteso
I ricercatori hanno rilevato anche un risultato inatteso: infatti una componente della mindfulness, nota come osservare, è risultata positivamente associata alla ruminazione e quindi ai sintomi depressivi. La componente dell’osservare descrive il prestare attenzione a sensazioni che compaiono a livello mentale e corporeo. Tali risultati suggeriscono la possibilità che i trattamenti basati sulla mindfulness che enfatizzano le componenti dell’agire con consapevolezza, del non giudicare e del non reagire possano portare ad una maggiore riduzione della ruminazione e dei sintomi depressivi rispetto a trattamenti che si concentrano su altre componenti. Dallo studio preso in esame emerge inoltre la natura opposta della mindfulness rispetto alla ruminazione.
Come già riportato da Selby e colleghi (2016), il controllo attentivo costituisce un elemento chiave della mindfulness, mentre la ruminazione è caratterizzata da una mancanza di tale controllo. Dunque, un individuo che metta in atto pratiche di consapevolezza ed eserciti quindi un controllo attentivo sulla propria esperienza, sarà propenso in misura minore ad ingaggiarsi in cicli di pensiero ruminativi.