Nel libro Il rischio del piacere viene sottolineata l’importanza della qualità della relazione di cura nel trattamento di pazienti tossicodipendenti o, più in generale, che soffrono di dipendenze patologiche.
Ne Il rischio del piacere l’autrice, Anna Paola Lacatena, sottolinea da subito l’intento di invogliare il lettore ad andare oltre i pregiudizi comuni per poter guardare la dipendenza da sostanze come la soluzione a una sofferenza insostenibile. Ma se in un primo momento il tentativo di alleviare l’angoscia viene assolto, in un momento successivo la soluzione diventa il problema: la persona cade in un baratro di sofferenza insopportabile da cui è difficile venirne fuori.
L’importanza di considerare la tossicodipendenza non più come una scelta di lusso ma come una vera e propria malattia, lo è ancora di più per gli esperti del campo in quanto il loro modo di pensare la tossicodipendenza ha importanti ripercussioni sul trattamento dei pazienti in cui ciò che rappresenta l’elemento significativo è proprio la qualità della relazione di cura: una relazione terapeutica difficile che deve fare i conti con la frustrazione, la rabbia, l’angoscia, la continua riflessione sui fallimenti.
Ma se è vero che il piacere è un sentimento o un’esperienza che induce l’uomo in uno stato di benessere, quando la sua ricerca diventa ossessiva l’uomo finisce per diventarne dipendente. Questo meccanismo viene spiegato mettendo in evidenza l’interazione tra gli aspetti psicologici, sociali e quelli farmacologici caratteristici di ciascuna sostanza: così le nuove droghe e quelle da sempre conosciute quali cannabis, alcol, cocaina, eroina, metadone vengono illustrate esplicitandone gli effetti sul circuito del piacere e dando voce ai pazienti in carico al Serd di Taranto, che con le loro parole consentono al lettore di avvicinarsi alla loro voce, le loro opinioni, i loro sentimenti, la loro esperienza.
Il rischio del piacere: una riflessione sulle New Addiction
Ma oltre all’uso di sostanze, l’autrice fa una riflessione anche sulle new addiction e sulla relazione tra sesso e droghe, rimandando l’evidenza che anche questi comportamenti riescono ad attivare sistemi di ricompensa simili a quelli attivati dalle sostanze di abuso e producono alcuni sintomi comportamentali che sembrano comparabili a quelli prodotti dai disturbi da uso di sostanze: nell’Internet Addiction Disorder e la dipendenza dai social si fa spazio una patologica insensibilità al piacere, un narcisismo digitale in cui l’individuo perde la capacità di un piacere concreto, articolato e differito; nel Chemsex, nel tentativo di liberare il desiderio sessuale dai legacci della morale, amplificandone performance e piacere, si corre il rischio di creare una maratona fisica in cui resistenza e pericolo assumono un ruolo centrale.
Così, se nella società occidentale, la patologia più corrente sembra essere un narcisismo di civiltà che si esprime in un’esistenza immatura, alla ricerca dell’immediato, in una società senza padre e, dunque, senza punti di riferimento. E nulla come il settore delle dipendenze patologiche è espressione del contesto in cui la problematica è calata: d’altronde, a provare piacere qualcuno deve avertelo insegnato, insegnandoti il valore di te.
In conclusione
Il rischio del piacere è un testo chiaro, ricco di riferimenti scientifici e basato sulle ultime Evidence Based. Un linguaggio specifico che con un senso di ironia pungente sottolinea criticità e lascia spazio a spunti di riflessione.