La ruminazione come forma di evitamento. Presupposto essenziale alla Rumination-Focused Cognitive-Behavioral Therapy (RFCBT) descritta nel volume di E.R. Watkins, La terapia cognitivo comportamentale focalizzata sulla ruminazione per la depressione. Ma cosa evitiamo?
La terapia cognitivo comportamentale focalizzata sulla ruminazione per la depressione: la ruminazione come processo disfunzionale
Dario, 28 anni, studia ingegneria. Ha dato tutti gli esami, è un ragazzo brillante. Sono due anni che non riesce a laurearsi perché la tesi è ancora soltanto nella sua testa. Procrastina e procrastina. Ha paura di crescere, di “fare il salto”. Teme di non farcela ad assumersi le responsabilità di una vita adulta. “E se poi non trovo lavoro? E se sarò soltanto un fallito con una laurea?”.
Micaela, 34 anni, in crisi con il marito da circa un anno. Non parlano. Nessuno dei due chiede cosa stia accadendo. Le sue giornate sono grigie perché pensa e ripensa a quanto si sente sola e non amata. “Se dovessi parlarne temo di scoprire che lui abbia un amante e non potrei sopportarlo, ne sarei devastata”.
O ruminiamo o agiamo. La ruminazione ostacola l’azione, ma limita i rischi. Il rischio di fallire, di sentirci umiliati, di sentirci persone che non vorremmo essere.
Un altro elemento essenziale per la Rumination-Focused Cognitive-Behavioral Therapy (RFCBT) è appunto considerare la ruminazione una modalità di pensiero astratto, in opposizione a forme concrete di problem solving. Il malessere deriva da pensieri ripetitivi che non hanno risposta. La terapia cambia le domande. Dal “perché non sono stato preso per quel lavoro? Sono un idiota” al “Come posso incrementare le mie possibilità di inserimento lavorativo? Dove posso fare domanda di lavoro? Questa volta non ce l’ho fatta ma non sarà sempre così”. Dal “perché mi ha lasciato? Nessuno mi amerà mai” al “cosa posso fare per stare meglio? Dove posso incontrare persone nuove? Questa relazione è andata male ma niente mi vieta di incontrare qualcuno più adatto a me”. Insomma il domandarsi “perché” rispecchia un tentativo di capire le situazioni e darne un senso, lavoro il più delle volte impossibile. Il “come” ci pone invece verso la risoluzione del problema.
Andare nel concreto, evitando l’astratto, la generalizzazione, è un punto importante che ormai diversi filoni terapeutici stanno affrontando. Nella mia formazione ritrovo questa modalità negli insegnamenti della Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI, Dimaggio et al., 2013). “Dove stava? Con chi? Ah quindi era sabato? Mi può descrivere il posto? E lei come si sentiva fisicamente? Ha notato a cosa stava pensando? E che emozioni provava?”. Domande di questo tipo mi riportano nella scena momento per momento e mi aiutano a ricostruire gli schemi interpersonali patologici. Spesso mi aiuto con le tecniche di imagery come suggerisce anche il testo di Watkins.
La terapia cognitivo comportamentale focalizzata sulla ruminazione per la depressione: i contributi di mindfulness e Compassion Focus Therapy
Nella RFCBT domande simili sono essenziali per l’Analisi Funzionale attraverso la quale si identificano contesti e situazioni in cui si attivano comportamenti più o meno desiderati. Questo lavoro permette di capire cosa innesca la ruminazione e cosa può aiutare a bloccarla in modo da creare nuove associazioni contesto-risposta. Il trattamento lavora alla ricerca di azioni alternative alla ruminazione che coinvolgono molto il paziente in modo da portare tutta la sua attenzione sull’attività che sta svolgendo. Un ritornare al momento presente in accordo con i principi della Mindfulness (Kabat-Zinn, 1990). Il paziente non riflette più in termini di valutazione su di sé, ma vive l’esperienza corporea e sensoriale nella quale è inserito. La terapia intende trasferire quell’essere assorti nei pensieri (ruminazione) nell’essere coinvolti in un’attività in linea con i propri desideri e/o valori.
Un altro elemento presente nella RFCBT è la compassione, caratterizzata da assenza di giudizio, e per questo in totale contrapposizione alla ruminazione. Svilupparla verso se stessi è spesso un’impresa ardua. A differenza della Compassion Focus Therapy (CFT, Gilbert, 2010), precisa l’autore, nella RFCBT ci si focalizza sulle esperienze passate di compassione. Da lì si parte con gli esercizi immaginativi e la messa in atto di comportamenti compassionevoli (rispondendo a domande del tipo: “se mi prendessi più cura di me, quali attività incrementerei?”; “se mi prendessi più cura di me, quali attività ridurrei?”).
A mio avviso il testo è interessante anche perché trasversale. La ruminazione è un processo molto simile al rimuginio ed entrambe le modalità sono frequenti in diversi disturbi, da quelli d’ansia a quelli di personalità.
La RFCBT ha uno stampo decisamente pratico, strutturato e il testo descrive nel dettaglio tutte le fasi del trattamento. I numerosi casi clinici e la trascrizione dei dialoghi sono utilissimi a comprendere i diversi passaggi; le dispense a fine libro sono materiale prezioso che il clinico può utilizzare nel suo lavoro.
Un testo insomma molto concreto in linea con il trattamento suggerito!