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Quando la curiosità non uccide il gatto ma riduce l’incertezza

Un recente studio mostra come la curiosità è un fenomeno eterogeneo e che le persone curiose si distinguono nel modo in cui richiedono le informazioni.

Di Enrica Gaetano

Pubblicato il 02 Mag. 2019

Nonostante la curiosità costituisca un ottimo motore per la messa in atto di un comportamento, poco si sa a proposito di ciò che la determina e del suo rapporto con i processi cognitivi, decisionali e attentivi: cosa infatti ci porta ad essere desiderosi di conoscere qualcosa tralasciando altro?

 

Gli esseri umani così come gli animali, naturalmente e in modo attivo, esplorano l’ambiente e ne raccolgono le informazioni salienti con lo scopo non soltanto di raggiungere i propri obiettivi (seguendo regole e condotte sistematiche goal-directed) ma anche perché mossi e motivati intrinsecamente dalla curiosità, dal puro desiderio di conoscere, semplicemente per svelare e apprendere i meccanismi nascosti della realtà in cui vivono, senza che vi sia l’utilizzo di incentivi strumentali cioè di informazioni che possono essere sfruttate per massimizzare le ricompense (Gottlieb & Oudeyer, 2018).

Questo processo, per il quale la persona continua ad essere intrinsecamente motivata a imparare e a raccogliere informazioni non strumentali per raggiungere obiettivi autogenerati, attrattivi di per sé anche quando le ricompense sono rare, non conosciute o assenti, permette all’ “agente” di scoprire una serie di effetti che egli può produrre nell’ambiente fungendo da trampolino di lancio per ulteriori scoperte, costituendo il meccanismo del “del cosa nasce cosa” che è parte integrante dell’esplorazione motivata dalla curiosità (Kaplan & Oudeyer, 2007).

Nonostante la curiosità costituisca un ottimo motore per la messa in atto di un comportamento, tuttavia poco si sa a proposito di ciò che la determina e del suo rapporto con i processi cognitivi, decisionali e attentivi: cosa infatti ci porta ad essere desiderosi di conoscere qualcosa tralasciando altro?

Cosa guida la curiosità: uno studio sperimentale

Il recente studio di Kobayashi, Gottlieb, neuroricercatrice capo allo Zuckerman Institute della Columbia University e Woodford del dipartimento di economia della Columbia (2019), pubblicato su Nature Human Behaviour, mostra come la curiosità sia un fenomeno estremamente eterogeneo e che le persone curiose si distinguono tra di loro nella misura in cui richiedono le informazioni: alcuni per ridurre a priori l’incertezza, altri per conoscere a priori il valore di un premio individuale.

Combinando in modo interdisciplinare modelli economici e tecniche di brain-monitoring, lo studio suggerisce come all’origine della raccolta motivata da curiosità delle informazioni vi sia soprattutto il pregustare, l’anticipazione di un’eventuale ricompensa evitando al contempo conseguenze negative (Gottlieb, Woodford et al., 2019).

Nel dettaglio, per cercare di comprendere quale teoria, finora proposta per la curiosità umana, fosse in grado di descriverla nel modo migliore e comprendere quindi come un qualsiasi agente selezionasse le informazioni utili, tra l’enormità a disposizione nell’ambiente esterno e in continua competizione tra di loro, i ricercatori dello studio citato poc’anzi hanno ideato un compito sperimentale di tipo economico-decisionale in cui circa 260 soggetti si trovano ad operare una scelta tra due lotterie.

Le due lotterie, mostrate ai soggetti, differivano tra loro sia in termini di valore atteso (la somma che alla fine avrebbe guadagnato il soggetto) sia di incertezza circa l’eventuale guadagno (alcune lotterie erano ad alta, altre a bassa incertezza circa il guadagno finale): i soggetti sperimentali erano infatti all’oscuro del valore monetario preciso dei premi estratti tra le due lotterie. I partecipanti, che erano stati addestrati a selezionare una lotteria, erano unicamente al corrente del fatto che a seguito della loro scelta un computer avrebbe poi tratto in modo uniforme ma casuale un premio finale sommando i premi da ciascuna lotteria e l’avrebbe pagato loro. Gli sperimentatori hanno potuto così osservare come questi, sulla base delle informazioni a disposizione, andavano a selezionare quelle informazioni per loro utili al fine di risolvere l’incertezza circa il premio individuale della lotteria da loro scelta, senza però sapere quale sarebbe stato il valore preciso da aggiungere alla loro ricompensa proveniente dall’altra lotteria. Alla fine del trial, dunque ogni partecipante ha ricevuto una ricompensa determinata dalla sorte.

La manipolazione sperimentale del valore atteso e dell’incertezza circa il reward finale delle due lotterie ha consentito ai ricercatori di differenziare e isolare due potenziali motori per la scelta della persona: in primis il desiderio, la curiosità di ridurre l’incertezza circa il valore esatto del premio finale, e in secondo luogo il desiderio di conoscere solo il valore del loro premio individuale selezionando la lotteria con una ricompensa più alta prescindendo dal fine di ridurre la loro incertezza sul valore del guadagno totale delle due lotterie.

I risultati dello studio di Gottlieb, Woodford e colleghi (2019) hanno mostrato come le scelte delle persone e di conseguenza i loro comportamenti siano determinati sia dalla volontà di ridurre l’incertezza generando accurate predizioni circa l’outcome futuro sia dalla cosiddetta “utilità anticipatoria” osservata soprattutto in quei soggetti che privilegiavano le lotterie con alto reward ma maggiormente incerte, indipendentemente dalle loro previsioni sul guadagno che avrebbero potuto ricavare da esso (van Lieshout, Lange, Cools, 2019).

Questo studio corrobora una recente ricerca di Charpentier e colleghi (2018) che metteva in luce la tendenza dei partecipanti ad incuriosirsi per quelle informazioni più legate ad outcome futuri desiderabili, quali le ricompense, senza interessarsi e quindi a tralasciare quelle informazioni che avrebbero predetto una perdita, nel momento stesso in cui incominciavano a pregustare una vincita.

Conclusioni

Il punto di forza del presente studio risiede soprattutto nell’aver sottolineato, attraverso uno studio ben controllato e accurato dal punto di vista metodologico, la grande eterogeneità e variabilità individuale nel grado in cui le persone esibiscono specifici meccanismi di selezione delle informazioni rilevanti nell’ambito dei meccanismi determinanti la curiosità, dal momento che è apparso evidente come le persone tendano ad utilizzare una strategia piuttosto che un’altra o un mix delle due.

Tuttavia i ricercatori evidenziano come ancora non sia chiaro se la riduzione dell’incertezza costituisca attivamente il “motivatore” oltre che della curiosità anche della risoluzione di stati per noi avversivi: se così fosse infatti la nostra motivazione nel ridurre l’incertezza potrebbe essere una funzione, una credenza circa la probabilità che tale incertezza venga poi risolta (van Lieshout, Lange, Cools, 2019).

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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