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La curiosità come fattore terapeutico negli approcci di terza generazione – Congresso SITCC 2018

Quando siamo curiosi siamo più consapevoli e recettivi e l’attenzione al momento presente è una componente essenziale dei cosiddetti approcci di terza generazione o mindfulness-based. Ma l’attenzione non basta, paradossalmente l’attenzione non accompagnata da apertura, curiosità e accettazione può generare malessere.

Di Alessia Minniti, Andrea Bassanini

Pubblicato il 03 Ott. 2018

Aggiornato il 27 Giu. 2019 12:03

La curiosità come fattore terapeutico negli approcci di terza generazione

 

Il benessere si genera anche attraverso la curiosità, questo è ciò che suggerisce un interessante filone di ricerca (Kashdan & Silvia, 2009). La curiosità è stata definita come uno dei meccanismi fondamentali del sistema della ricompensa e della motivazione intrinseca, che hanno profonde influenze sul benessere della persona. Le persone curiose si impegnano in attività sfidanti ed espandono così la loro conoscenza, le abilità, gli sforzi diretti a un obiettivo e il senso di sé. Inoltre, la curiosità aumenta la tolleranza allo stress determinato dall’auto-consapevolezza che risulta dal provare nuove cose e comportarsi con modalità che sono al di fuori della propria zona di comfort. La curiosità motiva le persone a esplorare il mondo e accettare le sfide ed è rilevante per ottenere una vita piena. Le persone più curiose hanno maggiori e più durature risorse psicologiche e sono più reattive agli eventi di vita che offrono maggiori opportunità di crescita e competenza. Quando siamo curiosi siamo pienamente consapevoli e recettivi a qualsiasi cosa incontriamo nel momento presente, e l’attenzione al momento presente sappiamo essere una componente essenziale dei cosiddetti approcci di terza generazione, o mindfulness-based. Ma l’attenzione non basta, paradossalmente l’attenzione non accompagnata da apertura, curiosità e accettazione può generare malessere. Lo ha dimostrato Kashdan (2011) in una ricerca i cui risultati suggerivano che persone con elevata consapevolezza ma scarsa curiosità reagivano a stimoli minacciosi con comportamenti difensivi e strategie di regolazione emotiva maladattive. Gli approcci mindfulness-based, infatti, sottolineano l’importanza dell’apertura e accettazione includendole in modelli bi- o tri-componenziali della mindfulness (Bishop et al., 2004; Shapiro et al., 2006). In questo intervento analizzeremo il costrutto di curiosità nella teoria e nella pratica degli approcci mindfulness-based con riferimenti alla letteratura scientifica e alla pratica clinica dei relatori.

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Andrea Bassanini
Andrea Bassanini

Psicologo - Spec. in Psicoterapia Cognitiva e Cognitivo-Comportamentale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bishop, S.R. (2004). Mindfulness: A Proposed Operational Definition. Clinical Psychology: Science and Practice, 11 (3): 230-241.
  • Kashdan, T.B., Silvia, P. (2009). Curiosity and interest: The benefits of thriving on novelty and challenge. In S.J. Lopez (Ed.), Handbook of Positive Psychology (2nd Ed.) (pp. 367-375). Oxford, UK: Oxford University Press.
  • Kashdan, T.B., Afram, A., Brown, K.W., Birnbeck, M., Drvoshanov, M. (2011). Curiosity enhances the role of mindfulness in reducing defensive responses to existential threat. Personality and Individual Differences, 50, 1227-1232.
  • Shapiro, S.L., Carlson, L.E., Astin, J.A., Freeedman, B. (2006). Mechanism of mindfulness. Journal of Clinical Psychology, 62: 373-386.
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