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La terapia basata sull’esposizione in soggetti che soffrono di PTSD. Arrivano in aiuto le Neuroscienze

Un recente studio di neuroscienze dimostra l'efficacia della terapia basata sull'esposizione nel controllare la risposta alla paura nella cura del PTSD.

Di Gaia Butti

Pubblicato il 05 Apr. 2019

Aggiornato il 12 Nov. 2020 10:18

Alcuni ricercatori della Dell Medical School presso l’University of Texas at Austin  hanno sviluppato un nuovo trattamento per il Disturbo da Stress Post Traumatico (PTSD), il cui focus è quello di cambiare il modo con cui il cervello risponde alle situazioni spaventose.

 

Lo studio condotto dai ricerctori della Dell Medical School, e pubblicato sulla rivista Journal of Neuroscience, propone una nuova modalità di trattamento in grado di migliorare la terapia basata sull’esposizione, che, ad oggi, è considerata la terapia gold standard per la cura del PTSD e per la riduzione dell’ansia.

La terapia basata sull’esposizione, di norma, presuppone una graduale esposizione agli stimoli temuti. Nello specifico, questo nuovo trattamento aiuterebbe le persone ad affrontare gradualmente l’attivazione emotiva disregolata, legata a specifici ricordi ed emozioni. L’attività cerebrale dei partecipanti è stata misurata con la risonanza magnetica funzionale (fMRI), mentre le reazioni emotive sono state misurate in base alla conduttanza cutanea.

Lo studio e la metodologia di ricerca

Il campione comprendeva 46 soggetti adulti. Il team di ricercatori ha suddiviso i partecipanti in due gruppi, in maniera casuale: il primo gruppo riceveva una scossa elettrica sul polso e il suo spegnimento, mentre il secondo gruppo alternava la scossa elettrica sul polso e un suono neutrale.

Il primo giorno, ad entrambi i gruppi è stata somministrata un’immagine di un viso, che veniva associata ad una scossa elettrica sul polso. Dopo poco, al primo gruppo veniva somministrata nuovamente l’immagine ma senza la scossa elettrica, mentre al secondo gruppo veniva somministrata nuovamente l’immagine, associandola, questa volta, ad un suono neutrale a sorpresa. Entrambi i gruppi sono tornati il giorno dopo per misurare l’attività cerebrale e le reazioni emotive alle immagini condizionate dalla paura. I ricercatori hanno confrontato le diverse reazioni emotive dei partecipanti, sostituendo la spiacevole scossa elettrica sul polso con un suono neutrale a sorpresa.

Tramite le scansioni fMRI, i ricercatori hanno misurato l’attività cerebrale dei partecipanti in risposta alle immagini, condizionate dalla paura di poter ricevere la scossa. Inoltre, le risposte emotive dei soggetti, riguardanti la paura di poter ricevere la scossa elettrica, sono state misurate in base alla conduttanza cutanea. Rispetto alla semplice disattivazione degli shock elettrici, la sostituzione degli shock temuti con un suono neutrale è stata associata ad un’attività più intensa nella corteccia prefrontale ventromediale, area deputata nella regolazione delle emozioni. Inoltre, sostituire la scossa temuta con un suono neutrale ha ridotto le reazioni emotive dei partecipanti ai ricordi, che prima erano stati associati allo shock elettrico.

Conclusioni e prospettive future

Ciò che appare innovativo, nei risultati di questo studio, è il fatto che il cervello impari a controllare meglio la sua risposta alla paura, grazie a questo semplice intervento, senza ricorrere all’uso di farmaci, poiché associando al ricordo spiacevole un suono neutrale a sorpresa il cervello si abitua e impara a non considerare più lo stimolo come pauroso o terrifico.

In conclusione, sostituire gli eventi temuti attesi con eventi neutrali inattesi, come ad esempio un suono neutrale semplice, consente al cervello di imparare a regolare la paura in maniera più efficace.

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